Aridosia/Atto quinto/Scena ottava

Atto quinto
Scena ottava

../Scena settima IncludiIntestazione 28 aprile 2008 75% Teatro

Atto quinto - Scena settima

Aridosio, Marcantonio, Erminio

Aridosio
Chi è?
Marcantonio
Apri Aridosio.
Aridosio
Che mi vieni a portar qualche cattiva novella?
Marcantonio
Non più cattive nuove, Aridosio, sta di buona voglia, che i tuoi due mila ducati son trovati.
Aridosio
Di’ tu che i miei denari son trovati?
Marcantonio
Questo dico.
Aridosio
Pur che io non sia uccellato come dianzi.
Marcantonio
E’ son qui presso, e di qui a poco gli avrai nelle mani.
Aridosio
Io non lo credo s’io non li vedo e non li tocco.
Marcantonio
Inunanzi che tu gli abbia, ci hai da prometter due cose: l’una di dar Cassandra tua figliuola a Cesare di Poggio, e l’altra di lasciar torre una moglie a Tiberio con sei mila ducati di dote.
Aridosio
Io non bado, non penso a nulla se non a’ miei denari; infin che io non gli veggio almanco, non so quello che vi diciate. Io vi dico bene, che se voi mi fate riavere i miei denari farò poi ciò che voi vorrete.
Marcantonio
E così prometti?
Aridosio
Così prometto.
Marcantonio
Se tu ne manchi poi, te li torrem per forza; tò, ecco i tuoi denari.
Aridosio
Oh Dio, e’ son pur dessi. ;Marcantonio: mio, quanto ben ti voglio; io non ti potrò mai ristorare, se ben vivessi mill’anni.
Marcantonio
Tu mi ristorerai d’avanzo, se tu farai queste due cose.
Aridosio
Tu mi hai reso la vita, l’onore, la roba e l’essere; che insieme con questa aveva perduto.
Marcantonio
Però mi dei tu far queste grazie.
Aridosio
E chi gli avea rubati?
Marcantonio
Lo intenderai poi: rispondi a questo.
Aridosio
Io voglio prima annoverargli e poi ti risponderò.
Marcantonio
Che bisogna adesso annoverargli?
Aridosio
E se ce ne mancasse?
Marcantonio
Non ve ne manca certo: e se ve ne mancherà, ti prometto di rifarteli del mio.
Aridosio
Fammi un poco di scritto e son contento.
Marcantonio
Quest’è pur cosa da starne alla fede.
Aridosio
Orsù, io me ne sto alla tua promessa; che di’ tu di sei mila ducati?
Erminio
Guarda s’egli ha tenuto a mente questo.
Marcantonio
Dico che noi vogliamo la prima cosa che tu dia Cassandra tua figliuola per moglie a Cesare di Poggio.
Aridosio
Son contento.
Marcantonio
Di poi, che tu lasci torre a Tiberio una moglie, che gli dà sei mila scudi di dote.
Aridosio
Di questo io ho da pregar voi; come, sei mila ducati? e chi sarà più ricco di lui?
Marcantonio
Egli è da Tortona; che non dica poi io nol sapeva.
Aridosio
Sia da casa del diavolo; sei mila ducati, eh?
Marcantonio
E Tiberio è contento di darti della sua dote mille scudi, i quali tu dia per dote a Cesare, acciocchè non ti abbia a cavare denari di mano.
Aridosio
Questi mi paiono ben troppi, a dirti il vero.
Marcantonio
Ti paion troppi, e oggi n’hai guadagnati otto mila.
Aridosio
Come otto mila?
Marcantonio
Due mila ne hai trovati tu e seimila Tiberio.
Aridosio
Orsù, fa tu, Marcantonio.
Marcantonio
Voglio che glieli dia ad ogni modo.
Aridosio
Noi faremo adunque due paia di nozze ad un tratto.
Marcantonio
Noi ne faremo pur fin in tre, che in questa sera ho dato moglie ad Erminio.
Aridosio
E chi?
Marcantonio
Te lo dirò per la via.
Aridosio
Buon pro ti faccia, Erminio.
Erminio
E a voi, che avete guadagnato oggi tanti ducati.
Marcantonio
Andiamo adesso dentro a concludere affatto questi parentadi, e a darne notizia ai nostri parenti che son tutti in casa mia.
Erminio
Fate che si mandi per Cassandra.
Aridosio
Ella ci sarà domattina a buon’ora, e farolla venire a casa tua, dove si potran fare tutte tre le paia delle nozze, perchè la mia è tanto disagiata stanza, che non vi si potrebbe nè ballare, nè far cosa buona.
Marcantonio
Io t’ho inteso, farem quello che tu vorrai; andiam pur là adesso.
Aridosio
Andiamo.
Erminio
Voi udite, stasera non si hanno a far le nozze; chè manca Cassandra e Fiammetta mia, sì che pigliatevi per un gherone, e domandassera venite che si farà allegra festa.