Ar zor dottor Maggiorani

Giuseppe Gioachino Belli

1836 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Ar zor dottor Maggiorani Intestazione 9 novembre 2022 75% Da definire

Ar zor abbate Montanella Er deserto
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

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AR ZOR DOTTOR MAGGIORANI.1

     Sapenno ch’io so llègge,2 er mi’ padrone
M’ha mmesso in mano sto cartolaretto,3
M’ha arigalato un grosso,4 eppoi m’ha ddetto
Che vve venissi a llègge sto sermone.5

     Ma llui ha ppreso un c.... pe’ un fischietto,
Perch’io, sor Carlo mio, nun zo’6 un cojjone.
Io j’ho ddato un’occhiata in ner portone,7
E ho ffatto8 tra de mé: cquesto è un zonetto.

     Nun c’è cche ddì, cquest’è un zonetto lóngo,
E nno un zermone,9 perchè in cima a quello
Ce vò10 er testo latino cór ditongo.

     Bbasta inzomma, o ssonetto o rritornello,
Io, sor dottore mio, me caccio er fóngo11
E, ssia quer che sse12 sia, ve lo spiattello.

24 marzo 1836

Note

  1. [Carlo Maggiorani, nato in Campagnano di Roma nel 180), fu professore di medicina nell’Università Romana e grande amico del Belli. Nel 1863Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte le sue opinioni liberali gli valsero l’onore d’esser cacciato dall’Università; e, per non andare in prigione, si vide anche costretto a emigrare da Roma; dove però ebbe la consolazione di poter morire, tra il compianto di tutti i buoni, senatore del Regno d’Italia, Di questo sonetto esistono due copie: una con note, destinata alla raccolta, ma senza data; l’altra unita al sermone di cui si parla nella nota 5, e al quale il sonetto servi di prologo. Da questa seconda copia si rileva che sonetto e sermone furono scritti il 24 marzo 1836; e letti "in casa Maggiorani, innanzi a scelta comitiva, la sera del 10 ottobre., Il sermone si trova nel 4º volume dell’edizione Salviucci, ma con parecchie alterazioni, fattevi dallo stesso autore e da altri, come: l’ausonica Arcadia, invece di l’insipida Arcadia; Ti giuro per l’onore onde mi glorio, invece di Ti giuro pel pontefice Gregorio; E ne scaccino insiem ladri e soldati, invece di E ne scaccino insiem ladroni e frati; ecc.]
  2. Sapendo che io so leggere.
  3. Allude al sermone intitolato La casa nuova, scritto in occasione che il Maggiorani mutò abitazione.
  4. [Quadernetto.]
  5. [V. la nota 3 del sonetto: La lista, 12 dic. 34.]
  6. Non sono.
  7. [Nel portone di casa, intende dire.]
  8. Ho detto.
  9. Sermone non è altro pel nostro popolo fuorché il panegirico pel Gesù Bambino in Natale. Tutti poi i componimenti poetici sono sonetti.
  10. Ci vuole.
  11. Mi cavo il cappello.
  12. Si.