Antologia provenzale/Introduzione

Introduzione

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Autori vari - Antologia provenzale (1911)
Traduzione dall'occitano di Emanuele Portal (1911)
Introduzione
Antologia provenzale Provenza

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INTRODUZIONE


Complemento al mio Manuale (Letteratura provenzale, Ulrico Hoepli, Milano 1907) è la presente Antologia, nella quale ho riunito i versi dei poeti più noti della bella contrada, che va da Nizza a Bordeaux, da Avignone a Périgueux, dall’Isère a Tolosa1, per dimostrare quanto sia fiorente questa letteratura, che conta poco più di mezzo secolo di vita, ed occupa un posto assai eminente fra le consorelle neo-latine.

La versione che li accompagna è scevra di qualsiasi pretesa letteraria; è, più che altro, una guida per chi non voglia adoperare il Vocabolario, il quale, data la molteplicità dei sotto-dialetti, sarebbe riuscito poco utile. D’altra parte la lingua provenzale, per noi Italiani, è sì agevole, che basta soltanto un lieve aiuto per renderne intelligibile il testo.

Non tutti i componimenti riprodotti sono di uguale valore; ma hanno ognuno una nota originale ed una speciale caratteristica, derivata dal fatto che siamo di fronte ad una letteratura nuova, che con ogni sforzo ha cercato di imporsi coi suoi grandi ed anche coi giovani, i quali hanno pure contribuito ad innalzare un edificio, che non teme le ingiurie del tempo e su cui splende la fatidica stella dai sette raggi, l’emblema del Félibrige. [p. vi modifica]

La suddivisione filologica adottata in questa Antologia si riferisce alle varie regioni letterarie, delineate dal Mistral nel suo monumentale Tresor dóu Felibrige.

Se però agevole è stato il compito di riunire in unica partizione tutte le poesie scritte nei sotto-dialetti della Provenza, non così può dirsi per le altre, perchè il confine linguistico non è sempre ben determinato. E per citare un esempio, nell’Aquitania potrebbero anche includersi i sotto-dialetti dell’Agenais, del Quercy, del Périgord, mentre i primi due si avvicinano invece alla Linguadoca, l’ultimo al Limosino. Il Rouergue raggiunge l’Alvernia al Nord: ma letterariamente va incluso nella Linguadoca.

Ad evitare equivoci ho inclusi i sotto-dialetti nelle regioni di cui fanno sostanzialmente parte, senza preoccupazione di confini linguistici.

Non ho voluto omettere un saggio di dialetti catalani, sebbene la Catalogna meriti una Antologia a parte.

Non di tutti i sotto-dialetti ho potuto dare esempio: di alcuni mancano le manifestazioni letterarie, ovvero sono inedite. Di altri, ho scelto i più importanti e caratteristici, con particolare estensione per quello del Rodano, ch’è il sotto-dialetto tipico e adoperato dal grande Mistral.

Del resto, a non volere del tutto ammettere la teoria dell’illustre Gaston Paris che: «les parlers populaires de toute la France se perdent les uns dans les autres par des nuances insensibles», brillantemente confutata dal mio onorevole collega, il Barone de Tourtoulon2, è certo che se non v’è fusione graduale nei vari idiomi li[p. vii modifica]mitrofi, esistono somiglianze sostanziali, tranne nei casi più sopra accennati di incertezza nel confine linguistico.

Sul titolo dato a quest’Antologia potrebbe osservarsi che la Provenza è soltanto una parte della Francia meridionale e che le altre regioni vengono trascurate a vantaggio della privilegiata. Ma, e nel medio-evo, quando fiorivano i trovatori, non si chiamavano tutti provenzali? E ve n’erano del Limosino, della Linguadoca ed anche d’Italia.

Qualcuno suggerirebbe l’appellativo di occitanica; sarebbe certo un vocabolo di più ampia signilicazione, perchè si riferirebbe a tutta la lingua d’oc; ma riuscirebbe troppo arcaico; altri la chiamerebbe felibrina, ma sarebbe una parola troppo speciale, non da tutti ben compresa. Dato poi che la fioritura letteraria moderna germogliò in Provenza, quasi per diritto quella regione doveva esser preferita nel dare il nome alla letteratura.

Ma, dopo tutto, il nome non ha importanza sostanziale, ed a tal proposito credo utile citare le parole d’un illustre poeta e letterato. D. Victor Balaguer, riportate nell’Armana prouvençau del 1881:

«Che la chiamino romana, come fanno i dotti e come la chiamarono gli antichi trovatori; provenzale, come usano nelle Accademie e come Dante la nomava; catalana, come lo pretendono senza troppa giustizia i figli del Llobregat, romanizzata, come qualcuno anche lo pretese, ed infine occitanica, come vorrebbe la critica moderna, che importa il nome? Datemi lo spirito, la vigoria, la freschezza, la gaiezza e l’originalità di quella letteratura risorta, e chiamatela poi come volete!». [p. viii modifica]

Debbo rivolgere speciali ringraziamenti per l’aiuto datomi nella compilazione di questa Antologia: per la Provenza all’egregio poeta Paul Roman, a Jean Rénadiéu, redattore capo della rivista Vivo Prouvènço! ed a Paul Ruat, editore e critico. Per la Linguadoca e l’Aquitania, ai due bardi nazionali: Prosper Estieu e Antonin Perbosc, due autentici discendenti dei trovatori; pel Limosino, alla gentile poetessa Mad.lle Marguerite Genés, e pel Rossillon al poeta catalano Joseph Pons.



Note

  1. Sono 226 poeti e 274 poesie.
  2. Des dialectes, de leur classification, ecc. Paris. Maisonneuve, 1899.