Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/292
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Anno di | Cristo CCXCII. Indizione X. CAIO papa 10. DIOCLEZIANO imperadore 9. MASSIMIANO imperatore 7 |
ANNIBALIANO ed ASCLEPIODOTO.
Noi vedremo prefetto di Roma nell’anno 297 Afranio Annibaliano. Verisimilmente lo stesso fu che procedette console nell’anno presente. Claudio Marcello nel Catalogo del Bucherio2754 si truova prefetto di Roma al dì 3 di agosto di quest’anno. In esso appunto succedette una riguardevol novità nel romano imperio. Tra perchè da più parti era esso o minacciato dai Barbari, o lacerato dai ribelli, nè i due Augusti potevano accudire a tutto2755; e perchè Diocleziano, uomo di naturale pauroso, non amava molto di esporsi ai pericoli, prese egli col collega Massimiano la risoluzion di scegliere due valorosi generali d’armata, il braccio de’ quali alleviasse loro le fatiche. E per maggiormente tenerli uniti e subordinati al loro comando, giudicarono meglio di dare ad essi il nome di Cesari, equivalente a quel d’oggidì il re de’ Romani. Quanto all’anno di tale elezione, discordano forte Cassiodoro, Idacio, Eusebio e la Cronica Alessandrina. Le ragioni addotte dal Pagi2756 bastanti sono a persuaderci che ciò succedesse nell’anno presente, allorchè i due Augusti si trovavano in Nicomedia nel dì primo di marzo2757. Furono gli eletti Costanzo Cloro e Galerio Massimo, tutti e due adottati per figliuoli da essi imperadori, ed insieme obbligati a ripudiar le loro mogli, siccome era succeduto a Tiberio imperadore, affinchè sposassero le figliuole Eutropius, Aurel. Vict. Eusebius.] de’ medesimi Augusti. Costanzo prese per moglie Teodora figliastra di Massimiano, e Galerio Valeria figlia di Diocleziano. Ai novelli Cesari fu conceduta la tribunizia podestà, con cui andava congiunta una notabil autorità. Nè qui si fermò la lor fortuna. Per tutto il tempo addietro, avvegnachè vi fossero più imperadori e cesari, sempre l’imperio romano era stato unito. Fecesi ora una specie di divisione, che diede da mormorar non poco a tutti gl’intendenti ed amatori della maestà romana, prevedendo che in tal forma verrebbe ad indebolirsi l’imperio, e a cadere col tempo in rovina: quando, all’incontro, i due Augusti si figuravano che attendendo cadaun d’essi imperadori e cesari alla difesa della propria porzione, e con prontezza ad aiutare gli altri che abbisognassero di soccorso, più saldezza ne acquisterebbe l’imperio. Nè certo questo era smembramento dell’imperio stesso, ma un comparto amichevole fra quei quattro principi; imperciocchè durava la concordia del governo fra loro; le leggi fatte dagli Augusti seguitavano a correre per tutte le provincie; e l’uno di questi principi, secondo le occorrenze, passava nelle provincie dell’altro. Secondo le antiche notizie2758, a Costanzo Cesare furono assegnate le provincie tutte di là dall’Alpi, cioè le Gallie, le Spagne, la gran Bretagna e la Mauritania Tingitana, siccome provincia dipendente dalla Spagna. A Massimiano Erculio Augusto fu data l’Italia e il resto dell’Africa colle isole spettanti alle medesime. A Galerio Cesare la Tracia e l’Illirico colla Macedania, Pannonia e Grecia. Diocleziano Augusto ritenne per sè la Soria e tutte l’altre provincie d’Oriente, cominciando dallo stretto di Bisanzio, e riserbossi anche l’Egitto, ricuperato dalle mani di Achilleo. Ne già si tardò a sentir le cattive conseguenze di questa moltiplicazion di principi e divisione di Stati, Buon testimonio è Lattanzio2759, con dire, che volendo cadaun di que’ regnanti tener corte non inferiore a quella degli altri, ed esercito che non la cedesse a que’ dei colleghi, si accrebbero a disimisura le imposte e gabelle per soddisfare alle spese, e con tali aggravii, che in moltissimi luoghi erano lasciate incolte le campagne, giacchè, pagati i pubblici pesi, non restava da vivere ai coltivatori e padroni delle medesime. Ed allora fu, per attestato di Aurelio Vittore2760, che l’Italia, non ad altro obbligata fin qui che a provvedere viveri alla corte e alle milizie di suo seguito, cominciò, al pari delle provincie oltramontane, a pagar tributo, lieve bensì sul principio, ma che andò poscia a poco a poco crescendo sino all’eccesso, e produsse in fine la total sua rovina. Quanto ai suddetti due Cesari, derivavano amendue dall’Illirico, onde erano anche usciti Diocleziano e Massimiano. Costanzo, soprannominato Cloro dagli storici2761, forse pel color pallido del volto, o verde del vestito, ebbe per padre Eutropio, il quale dicono che fosse uno dei meglio stanti del suo paese, e che per moglie avesse Claudia figliuola di Crispo, cioè di un fratello di Claudio il Gotico imperadore. Certamente gli antichi storici il fanno discendente dalla casa di quell’Augusto per via di donne; e forse per questo ne’ suoi posteri si trova rinnovata la famiglia Claudia. Che nondimeno la nobiltà e le facoltà di sua casa non fossero molte, si può dedurre dall’aver egli studiato poco le lettere, e cominciata la sua fortuna dal più basso della milizia, e dal sopportar le fatiche proprie da’ soldati gregarii nelle armate di Aureliano e di Probo. Aurelio Vittore2762 sembra quasi indicare che egli fosse nato poveramente in villa, dicendo che tanto egli come Galerio aveano poca civiltà, ma che, avvezzi alle miserie della campagna e della milizia, riuscirono poi utili alla repubblica. L’anonimo del Valesio2763 scrive che Costanzo fu il primo soldato nelle guardie del corpo dell’imperadore, poscia pel suo valore tribuno, o sia colonnello di una legione, e giunse ad esser governator della Dalmazia, con essersi segnalato in varie occasioni di guerra. In tal credito certamente egli salì, che fu giudicato degno di esser creato Cesare in quest’anno dai due Augusti. Nelle iscrizioni e medaglie si vede egli chiamato Flavio Valerio Costanzo. Perchè Valerio, s’intende, essendo egli stato adottato dall’uno degl’imperadori, amendue portanti il nome d’essa famiglia. Perchè Flavio, non si sa, credendosi un’adulazione quella di Trebellio Pollione, che il fa discendere da Flavio Vespasiano. Delle ottime qualità di questo principe parleremo altrove; principe, la cui maggior gloria fu l’essere stato padre di Costantino il Grande, a lui nato circa l’anno di Cristo 274, mentre egli militava nell’Elvezia. Per quel che riguarda Galerio, l’altro dei nuovi Cesari, anch’egli era nato bassamente in villa presso Serdica, o sia Sardica, capitale della nuova Dacia2764. Romula sua madre, nemica de’ cristiani in quel paese, perchè non voleano intervenire ai suoi empi sacrifizii e conviti, gli inspirò fin da picciolo un odio grande contro la religione di Cristo. Che i suoi genitori fossero contadini, lo dicono i vecchi storici, e si argomenta dal soprannome di Armentario, che gli vien dato dagli antichi scrittori. Anche egli col mestiere dell’armi si acquistò tal fama, che dai due Augusti fu creduto meritevole di essere promosso alla dignità di Cesare. Noi il vediam nominato nelle medaglie Caio Galerio Valerio Massimiano. Se Victor, in Epitome. Eutrop., in Breviar.] dice il vero Eutropio2765, meritavano lode i di lui costumi; ma Lattanzio2766, all’incontro, ci assicura che nel portamento e nelle azioni di costui compariva quell’aria di selvatichezza ch’egli portò dalla nascita, ma ch’egli vi aggiunse anche col tempo un’insopportabil fierezza e crudeltà, per cui scompariva quel poco di buono che in lui si trovava2767. Sprezzava egli le lettere e chi le coltivava, non amando se non le persone militari, le quali ancora, benchè ignoranti, erano da lui promosse ai magistrati civili con discapito grande della giustizia. L’ambizione sua vedremo che portò Diocleziano a deporre il baston del comando; così l’avidità del danaro, per cui impose esorbitanti aggravii, trasse i popoli ad una miserabil rovina. A lui specialmente vien attribuita la crudel persecuzione mossa contro ai cristiani, che accenneremo a suo tempo. Quel che fu mirabile2768, per varii anni si osservò una rara unione fra questi quattro principi, gareggiando tutti nel promuovere gl’interessi della repubblica. Diocleziano veniva considerato quel padre di tutti, e i suoi ordini e voleri fedelmente erano eseguiti dagli altri; ed arte non mancava allo stesso Diocleziano per tener contenti i subordinati colleghi, con dissimular i loro trascorsi, e soprattutto procurando di dar nella lesta ai seminatori di zizzanie e di false relazioni, perchè certo dal suo canto egli non ometteva diligenza alcuna per conservar la buona intelligenza ed armonia con chi si mostrava dipendente da lui. Dicemmo già che un Giuliano avea usurpato l’imperio nell’Africa. Credesi che in quest’anno Massimiano Erculio passasse in quelle parti, come poste sotto il comando suo nel comparto dell’imperio, ed obbligasse quel tiranno a trapassarsi il petto col ferro e a gittarsi nel fuoco. Abbiamo da Eumene, o sia Eumenio2769, che Costanzo, dappoichè fu dichiarato Cesare, con tal fretta passò nelle Gallie a lui destinate per comandarvi, che non v’era per anche giunto l’avviso di avervi egli a venire, anzi nè pure la notizia della sublime dignità a lui conferita. La nuova a lui portata che le genti di Carausio tiranno della Bretagna, venute con molte vele per mare, aveano occupato Gesoriaco (oggidì Bologna di Picardia) fu a Costanzo un acuto sprone per volar colà ed imprenderne l’assedio. Affinchè non potesse approdarvi soccorso alcuno per mare, nè fuggir di là quella man di corsari, fece egli con alte travi, conficcate intorno al porto, piantare una forte palizzata. Fu obbligata quella guarnigione alla resa, e Costanzo l’arrolò fra le sue truppe. Il che fatto, quasichè fin allora il mare avesse rispettata la palizzata suddetta, a forza d’onde la smantellò. Diedesi poi Costanzo a far preparamenti di navi per liberar la Bretagna dalle mani di esso Carausio, il quale godea bensì la pace in quell’isola, ma non lasciava di star ben armato e in guardia per difendersi, qualora si vedesse assalito. A quest’anno, o pure al seguente, scrive Eusebio2770 che i popoli Carpi e Basterni furono condotti ad abitar nelle provincie romane: segno che nel loro paese con vittoriosi passi erano entrati i Romani, se pur coloro non furono dalla forza di altri Barbari cacciati dal loro paese. La nazion loro vien creduta germanica, ma abitante alla Vistola, in quella che oggi si chiama Polonia. Probabilmente questa guerra appartiene all’anno 294, siccome diremo.