Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/179

Anno 179

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Anno di Cristo CLXXIX. Indizione II.
ELEUTERIO papa 9.
MARCO AURELIO imperad. 19.
Consoli

LUCIO AURELIO COMMODO AUGUSTO per la seconda volta e PUBLIO MARZIO VERO.

Due iscrizioni sono presso il Grutero1375, spettanti all’anno presente. Nell’una il secondo console è chiamato Tito Annio Vero per la seconda volta; nell’altra Aurelio Vero per la seconda volta. Perciò [p. 585 modifica]il cardinal Noris1376, il Pagi1377, il Relando1378 ed altri gli han dato il nome di Tito Annio Aurelio Vero. Ma da che il sig. Bimard1379, barone della Bastia, ed uno dell’Accademia reale di Parigi, ha prodotto un marmo esistente in Aosta, che si legge nel primo tomo delle mie iscrizioni, e posto IMP. COMMODO II. P. MARTIO VERO II. COS., credo io che si abbia a preferir questo nome, ricavato da un’iscrizione d’indubitata legittimità, alle due del Grutero che son dubbiose e non concordi tra loro. Anzi apocrife le giudica esso Bimard, perchè la famiglia Annia solamente si unì coll’Aurelia in quella degli Antonini; nè alcuno vi era allora che portasse tal nome. All’incontro Publio Marzio Vero celebre fu in questi tempi, come si ha da Capitolino1380 e da Dione1381; e noi l’abbiamo veduto di sopra il primo mobile di Marco Aurelio Augusto nella ribellione di Cassio. Bolliva intanto la guerra barbarica al Danubio, avvalorata dalla presenza dei due imperadori Marco Aurelio e Commodo. La resistenza dei Barbari era grande1382, quando Marco Aurelio ordinò1383 a Paterno di andare ad assalirli con tutto il nerbo delle milizie romane. Di Tarrutenio Paterno, prefetto del pretorio sotto Commodo, parlano Lampridio1384 e Dione. Durò l’atroce battaglia, per attestato d’esso Dione, un’intera giornata, e finì colla totale sconfitta delle nazioni nemiche. Per questa insigne vittoria fu proclamato Marco Aurelio Imperadore per la decima volta, e Commodo per la quarta1385. Trovasi questa lor denominazione nelle medaglie coniate nell’anno presente, nel quale, secondo la testimonianza d’Eusebio1386, la città di Smirna restò smantellata da un furioso tremuoto. Dione sembra mettere questa disavventura all’anno precedente. Ne parla ancora Aristide1387 in una delle sue orazioni, con farci intendere la mirabil carità usata verso quell’illustre città da tutte l’altre della Grecia e dell’Asia, perchè ognuna fece a gara per dare ricetto a quei che erano rimasti in vita. Certamente i Cristiani molto dilatati in quelle contrade, siccome allevati nella scuola della carità, saranno stati i primi e i più abbondanti in recar loro soccorso, ed avran servito di esempio anche ai Gentili. Ne scrisse il suddetto Aristide1388 ai due Augusti una compassionevol lettera, che tuttavia esiste, pregandoli di risarcire l’infelice città, siccome aveano fatto per tante altre di Italia in somiglianti sciagure. Non potè ritener le lagrime il buon imperador Marco Aurelio in leggendo la catastrofe di così rinomata città1389; e senza aspettare che arrivassero i di lei deputati a pregarlo d’aiuto, con viscere paterne ne scrisse al popolo rimasto in Smirna una lettera consolatoria; mandò gran somma di danaro, acciocchè rifabbricassero le case; gli esentò per dieci anni dai tributi; raccomandò con sue lettere al senato romano di dar loro altri soccorsi, onde potesse risorgere l’abbattuta città.