Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/171
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Anno di | Cristo CLXXI. Indizione IX. ELEUTERIO papa 1. MARCO AURELIO imperad. 11. |
LUCIO SEPTIMIO SEVERO per la seconda volta e LUCIO AUFIDIO ERENNIANO.
Sino a questi tempi tenne Sotero il pontificato romano, e nel presente anno sostenne col martirio la verità della Religion Cristiana. Contuttochè Marco Aurelio imperadore tanti lumi avesse dalla filosofia, pure, siccome già dissi, non giunse mai a discernere la vanità de’ suoi idoli e la falsità della credenza dei Pagani. Anzi, come zelante dell’onore de’ suoi dii, permise che si perseguitassero i Cristiani, di maniera che Eusebio1281 ed altri antichi scrittori mettono sotto di lui la quarta persecuzione del Cristianesimo, per cui nella Gallia e nell’Asia moltissimi eroi della Fede di Cristo riceverono la corona del martirio. Celebri sopra gli altri furono i santi martiri Policarpio e Giustino. Anche in Roma toccò questo glorioso fine a santo Sotero papa. Non accadeva disgrazia al romano imperio, in cui i falsi sacerdoti del gentilesimo non inveissero contra de’ Cristiani, attribuendo l’ira dei loro sognati dii allo sprezzo che ne mostravano gli adoratori di un solo Dio. La fierissima peste accaduta in questi tempi dovette maggiormente inasprir la loro rabbia contro i seguaci di Cristo. A Sotero succedette nella cattedra romana Eleuterio. E tuttochè i santi Melitone vescovo di Sardi ed Apollinare vescovo di Jerapoli circa questi tempi esibissero le apologie del Cristianesimo a Marco Aurelio Augusto, nè egli aprì mai gli occhi, nè si rallentò il rigore contro ai Cristiani. Era già marciato in persona esso imperadore verso la Pannonia inondata dai popoli barbari. Siccome questa fu una delle più pericolose e memorande guerre che si avessero i Romani, così sarebbe da desiderare che la storia ce ne avesse conservate le memorie. Ma noi non ne abbiamo che un solo scuro abbozzo, e senza distinzione di tempi. Probabil è, che solamente nell’anno presente Marco Aurelio desse principio alle militari sue imprese; ma cosa egli operasse nol sappiamo. Le medaglie1282 non parlano di alcuna sua vittoria, e ci mostrano solamente un ponte, sul quale egli passa con alquanti soldati. Abbiamo bensì, che in Roma si celebrarono i decennali del di lui imperio, cioè che si fecero feste, sagrifizii e giuochi pel decennio compiuto del suo savio governo, con far dei pubblici voti, acciocchè salvo egli giungesse al secondo decennio. Fioriva in questi tempi in Roma il celebre medico Galeno o sia Gallieno, come vien chiamato da altri, nativo di Pergamo in Asia1283. Di colà Marco Aurelio l’avea fatto venire ad Aquileja, nell’anno 169, e poi condottolo a Roma. Sommamente desiderando di averlo a’ suoi fianchi in questa spedizione, gliene scrisse. Ma avendolo istantemente pregato Galeno di lasciarlo a Roma, perchè non gli dovea piacere la vita militare, accompagnata da parecchi incomodi e pericoli, se ne contentò il buono imperadore, ma con obbligarlo ad assistere alla sanità di Commodo Cesare suo figliuolo, il qual fu veramente malato durante la lontananza del padre. Noi sappiamo che fra gli uffiziali, i quali si distinsero nella suddetta spedizione contra de’ Marcomanni e degli altri Barbari, si contarono Claudio Pompejano, genero dell’imperadore, ed Avidio Cassio, che poi si ribellò, ed Elvio Pertinace che fu col tempo imperadore. Avea quest’ultimo calcati vari posti militari, e si trovava di quartiere nella Dacia; ma per alcune relazioni de’ suoi malevoli Marco Aurelio il levò di là. Pompejano, che ne conosceva il valore e il merito, il volle per suo ajutante, ed egli salì con tal congiuntura in sì fatta riputazione, che meritò di essere creato senatore. Anzi chiaritosi l’imperadore che i sospetti della di lui onoratezza erano proceduti da mere calunnie, maggiormente dipoi l’amò, e il promosse ai primi onori. Attesta Dione1284, che in qualche battaglia i Marcomanni furono superiori ai Romani, e che in una d’esse perdè la vita Marco Vindice prefetto del pretorio, a cui l’Augusto Marco Aurelio fece alzare tre statue in Roma. Un altro de’ suoi prefetti del pretorio fu Rufo Basseo, poveramente nato, e che nè pure avea studiato lettere. La sua fortuna, il suo valore, la sua bontà compensarono i difetti della nascita, e l’alzarono in fine a grado così sublime.