Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/154

Anno 154

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Anno di Cristo CLIV. Indizione VII.
ANICETO papa 5.
ANTONINO PIO imperad. 17.
Consoli

LUCIO ELIO AURELIO COMMODO e TITO SESTIO LATERANO.

Il secondo console, cioè Laterano, è chiamato da Capitolino1162 Sestilio Laterano, e in un’iscrizione greca presso il Grutero, Tito Sestio Laterano. Perchè il cardinal Noris1163 trovò Lucio Sestio Sestino Laterano console trecento sessantasei anni prima dell’Era cristiana, conchiuse egli, che Sestio e non Sestilio fosse il nome ancora di questo console. Ma non toglie ogni dubbio cotale osservazione; e potrebbe anche nascere sospetto, se il marmo greco del Grutero fosse assai esattamente copiato. A buon conto il Panvinio1164 ne cita un altro latino, in cui leggiamo Sestilio Laterano, ed Aquilio Orfito Consoli: il che s’accorda col testo di Capitolino. Vien qui portata dal Relando1165 un’iscrizione del Gudio, dove questo console si vede appellato Sestio Sestilio Laterano. Ma non si può far fondamento sopra i marmi del Gudio. Il prenome di Sesto combatte coll’iscrizion gruteriana. Quivi si trovano Cassari, artefici di nome sospetto, e Scambillari, che certo dovrebb’essere Scabilluri. Forse perchè il Gudio, uomo dottissimo, s’avvide che non erano sicuri tutti i marmi ch’egli aveva raccolti, non li volle mai pubblicare in sua vita. S’è poi trovato chi meno scrupoloso di lui gli ha dati dopo la sua morte alle stampe. Il console primo ordinario di1166 quest’anno è Lucio Elio Aurelio Commodo, quel medesimo che fu adottato da Antonino Pio1167, nè avea altro onorifico titolo, che quello di figliuolo dell’imperadore. L’aveva il padre promosso alla questura nel precedente anno, nella qual carica diede al popolo, ma con denaro paterno, il divertimento di uno spettacolo di gladiatori, ed ebbe l’onore di sedere in mezzo all’imperadore e a Marco Aurelio Cesare suo fratello. Aveva egli passati i verdi suoi anni nello studio delle lettere, non avendo tralasciato il buon Antonino di procurargli tutti i mezzi convenevoli per una buona educazione, affinchè divenisse un valentuomo. Gli assegnò egli per aio Nicomede, e per maestri nella grammatica latina Scauro, figliuolo di quello Scauro ch’era stato grammatico di Adriano; nella grammatica greca Telefo, Efestione ed Arprocazione; nella retorica greca Apollonio Caninio Celere ed Erode Attico, da noi veduto console; nella retorica latina Cornelio Frontone, anch’esso uomo consolare: e nella filosofia stoica Apollonio, della cui albagia si parlò di sopra, e Sesto anch’esso celebre filosofo di que’ tempi. Tuttochè Lucio Commodo non avesse gran testa per profittar nelle lettere, egli portò un singolar amore a tutti questi suoi maestri, ed essi non meno amarono lui. Imparò a far versi e a compor delle orazioni; e riuscì miglior oratore che poeta, o, per dir meglio, fu più cattivo poeta che retorico. Dilettavasi egli, più che delle [p. 517 modifica]lettere, del lusso, delle delizie, di aver buona conversazione di gente allegra, di andare a caccia, di far altri esercizii cavallereschi, e sopra tutto di assistere ai giuochi circensi ed ai combattimenti de’ gladiatori. Tale era Lucio Commodo, che vedremo fra pochi anni imperadore, ed appellato Lucio Vero. Si raccoglie poi dalle medaglie1168, che in quest’anno l’Augusto Antonino fu liberale per la settima volta verso il popolo romano con qualche conciario, o sia donativo a lui fatto. Questo era l’uso degl’imperadori, per tenerlo contento, e fargli dimenticare di avere una volta avuto tanta parte nel governo e nella padronanza.