Anima sola/XIV
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Sento di avere l’anima nordica. Tutto mi attrae verso i paesi dove la natura è tranquilla, dove sorgono le piccole città solcate da dolci acque, in mezzo al verde di boschi silenziosi e dove piove spesso.
Mi domina la visione delle vecchie case annerite, dove i muri son così grossi e dove vi sono tante ombre negli angoli.
La sola vista di un oggetto che richiami il focolare mi dà brividi intensi di piacere, di quel piacere voluttuario e fantastico che altri prova davanti alla marina azzurra, sotto il cielo azzurro — ma non solamente quello — il mio piacere è più intimo, più acuto, più oscuro, più profondo, e se non avessi paura dei vostri sarcasmi direi che mi piace il freddo perchè amo il ealdo.
Vaporare al sole davanti a una luce che m’accieca e ad un paesaggio che mi distrae non è un piacere paragonabile a quello di contemplare la pioggia o la neve da una camera ben chiusa e ben calda. La gioia del pensiero diminuisce all’aperto, i rumori ne scemano l’intensità; non amo la natura in parata come non amo le città imbandierate.
Il sole, convenitene, è un po’ volgaruccio. Egli ci veste e ci nutre, va benissimo; io gli sono per questo molto riconoscente, ma preferisco mangiare senza vedere il mio cuoco e quando mi vesto la presenza del sarto mi importuna. Io non dico di aver ragione, dico che sento così.