Andrea Doria/L'Uomo/3

L'Uomo
Capitolo 3

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Principe del grande Cinquecento, Uomo espresso da quel periodo italico che non ebbe ugua1i, egli si sentì in ogni istante cittadino e capo, signore e guidatore di uomini e di vicende, ed anche protettore dell’arte e degli artisti.

Grande signore in tutte le sue manifestazioni, egli fece del suo palazzo dinanzi al mare, - costruito tra il 1521 e il 1529 - una meraviglia di bellezze. L’arte, la natura, la ricchezza, vi avevano profuso a piene mani incanti non mai veduti: visioni naturali di ineguagliabile fascino, statue, quadri, affreschi, lavoro di pittori e di scultori famosi. Un suo biografo annota: «dei ricchissimi apparati del suo palazzo, che fu albergo de’ Principi grandi, della bellezza delle stanze, della dignità delle pitture e degli ori, e della vaghezza dei giardini, fatti per forza nella durezza degli scogli, è meglio tacere, poiché compiutamente non se ne può ragionare».

Più volte l’Imperatore Carlo V vi fu, ospite del Principe: la prima volta nel, 1533, ebbe a , dichiarare di non essere mai stato alloggiato meglio in altra parte, e un’altra volta, nel 1536, il soggiorno si protrasse per molti giorni, nella delizia del primo autunno genovese: e tanta fu la magnificenza dell’ospitalità - che non riguardava solo la persona dell’Imperatore, ma tutto il suo seguito - che Carlo V stesso rivolse preghiera al Principe di essere meno largo e meno grandioso nelle spese enormi che sosteneva per ospitarlo. Al che pare che il Doria rispondesse: «Sacra Maestà, i genovesi hanno fama di mercanti, ma quando sono nel gioco, sanno giocare».

Pur essendo modestissimo nella sua vita privata, sobria e parca da vero genovese, egli amava spendere le sue ricchezze per l’arte e per gli artisti, onde rendere più bello il suo palazzo, più luminosa di bellezza la chiesa della sua famiglia.

Gli artisti più noti erano stati da lui chiamati, e largamente sovvenzionati. Abbiamo già ricordato Fra Giovanni Angelo da Montorsoli, cui pochi anni prima di morire, il Principe affidò la costruzione del coro di San Matteo e della cappella sotterranea col suo sepolcro, nonché la trasformazione della costruzione interna della chiesa stessa. Del Montorsoli sono, in San Matteo, la statua della Pietà, il Redentore, fiancheggiato da due Angeli, marmi, urne e decorazioni minori; pure per San Matteo egli fece i Trofei, che in epoca successiva vennero traslocati nel palazzo del Principe, e, quivi, il bellissimo Tritone.

Con Fra Giovanni Angelo, ebbe le maggiori simpatie di Andrea Doria l’altro fiorentino Pierino Buonaccorsi, più noto col nome di Pierin del Vaga, che suscitò l’ammirazione dei contemporanei e dei posteri, con i lavori compiuti nel Palazzo, fra i quali ricordiamo la Fonte, magnifico complesso che figurava nel giardino, gli affreschi dei personaggi antichi, la Disfatta dei Giganti, e tante altre interessanti ed ispirate opere d’arte. E’ veramente triste pensare che tante bellezze siano state forse irrimediabilmente danneggiate dalla follia dei bombardamenti aerei anglo americani nella guerra mondiale.

Non è vano qui ricordare che dalla scuola di Pierin del Vaga uscirono all’arte i Calvi, i Semino, ed anche Luca Cambiaso.

Oltre i due più conosciuti non è possibile citare tutti gli artisti che il Principe aiutò, facendoli lavorare per la realizzazione del suo palazzo: ma è facile. affermare che, forse per la prima volta, Genova appariva quale un favorevole asilo per gli artisti di tutte le arti, e anche, poiché è il vero, quale un vivaio di nuove energie e di nuovi valori artistici.

Attratti dalla signorilità del Doria, anche i letterati trovarono la via di Genova, e cantarono le glorie delle armate vincitrici. Ci basterà ricordare la devozione di Luigi Alamanni, che più volte volle essere Ambasciatore di Firenze presso Andrea Doria - che molto lo stimava - e che gli fu anche compagno in un viaggio in Spagna, dove l’Alamanni si recava a curare gli interessi della sua città presso l’Imperatore.