Amor, poi che del mio mal non vi dòle
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Questo testo fa parte della raccolta I. Rustico Filippi
XLIII
Invoca la morte, che lo liberi dai suoi affanni.
Amor, poi che del mio mal non vi dòle,
piú siete inver’di me fèro, che fèra;
Amor, guardate inver’le mie parole:
4s’aggio fallato, piacciavi ch’io péra.
E, s’io non ho mancato, come sòie,
lo mio cor ritornate a quella spera,
ch’è tanto, quanto guarda o gira il sole;
8piú doglioso di me merzé non chera.
Oi Morte, chi t’appella «dura Morte»,
non sente ciò, ched io patisco e sento:
11ché, se mi vuoli aucider, mi conforte.
Ché la mia vita passa ogni tormento;
oi Morte, perché l’arma non ne porte,
14e falle far dal secol partimento?