Alessandro Manzoni (De Sanctis)/Appendice/I. Del romanzo storico e dei «Promessi Sposi»/Lezione III
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I. Del romanzo storico e dei «Promessi Sposi»
Lezione III
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Lezione III
Ai poeti mediocri tutto questo mondo si presenta in astratto, e invano si battono la fronte, non possono giunger mai ad infondervi la vita, cioè a dire a formarlo. Vedrete sempre in loro l’astratto che permane sotto il concreto. È il critico che dee separare i diversi elementi per analizzarli; ma il poeta dee avere tutto il suo mondo innanzi, idea e forma cosí compenetrate, come l’anima ed il corpo. Il creare non è solo l’inventare, ma è posto in questa simultaneitá dell’idea e della forma, dov’è il segreto della vita; come interviene nella creazione divina, nella quale il fiat lux comprende indivise la concezione e l’esecuzione. Questa facoltá di rappresentarsi l’idea giá incorporata, giá fatta fantasma, dicesi visione poetica; ed è la parte geniale e spontanea del poeta. Togliete questo e la poesia sará un semplice meccanismo, una costruzione artificiale, non un organismo vivente. Ora questa facoltá mette un abisso tra Manzoni e tutti i suoi imitatori; ed il suo romanzo sarebbe un lavoro perfetto, se la preoccupazione storica non turbasse alquanto l’armonia del suo mondo poetico. È obbligo del critico non di comprendere il segreto della vita poetica, che ciò è tolto a lui ed allo stesso poeta, ma di verificare la presenza di questa vita. A quel modo che fa il medico che vi può determinare lo stato della salute, così il critico vi può dire che il mondo poetico del Manzoni è sano, quello del Guerrazzi è dissuonante e malato, e quello del Rosini è cadaverico.
Propostosi il Manzoni uno scopo storico, ha intrecciato alcuni avvenimenti e personaggi storici con la sua azione: la carestia, la rivolta, la peste, Federico Borromeo, ecc. Questi elementi storici messi in relazione con le avventure di Renzo e Lucia perdono la loro generalità storica e diventano parte integrante del romanzo. Volendo il Manzoni conservar loro il valore storico, ha aggiunto dei capitoli, nei quali ne parla in generale, e che si possono considerare come un commento storico messo fuori del romanzo e che potrebbe benissimo stare come appendice o come note dichiarative.
Ma vi è una parte storica la quale penetra nell’intimo del romanzo. Dapprima vi è la parte visibile ed esterna, come il mangiare, il vestire, i costumi, le istituzioni, ecc. Chi potrebbe ora credere che quell’azione stia lì per farci sapere che in quel tempo si mangiava la polenta o si portava un cappello a piume? Questi particolari stanno lì come presso tutti i poeti e costituiscono non lo scopo del lavoro, ma l’ultimo fondo nel quale si realizza. Gl’imitatori del Manzoni sono stati più logici perché meno poeti, ed hanno sprecato molte pagine intorno a questi particolari così poco importanti. Il Manzoni, tratto dal suo istinto poetico, non ne ha toccato se non quanto si conviene a dare gli ultimi contorni al suo mondo poetico. E vi è un’altra parte storica, intima ed invisibile: le idee, i caratteri, le passioni di un dato tempo.
Ora osserverò prima, che il mondo manzoniano non emerge necessariamente da quel tempo, anzi è in opposizione con quello. E in verità, questo mondo si può concepire come avente un valore sociale solo nei primi tempi di fervore religioso, nei tempi dei martiri e dei santi. Qual rapporto ha mai questo mondo così calmo, così temperato, animato dall’amore, col secolo abbietto e feroce nel quale egli lo ha calato? Lucia, Cristoforo, Borromeo non sono figure sociali che rappresentino il loro tempo, ma tipi individui ed eccezionali, che rappresentano solo se stessi; e per mettere in armonia questi due elementi il Manzoni ha trasfigurato quel tempo, e ne ha tolte o raddolcite le dissonanze.
Il genio del Manzoni ha dunque saputo riparare ai difetti della sua critica; e noi vedremo com’egli abbia saputo conseguire primo in Italia quella piena realtà, quella misura dell’ideale, che è il suggello della letteratura moderna europea, e che rende il suo romanzo così popolare in Europa.