Alcune lettere familiari/Al medesimo XII

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al medesimo.


Le lettere di V. S. tutte mi sono venute in mano, e purché si diano a marinai savonesi, quasi non possono perdersi. Piacemi che il conte l'esti sia per venirsene, col quale io mi raffronterei volentieri, e per quanto discorro, meglio mi verrà fatto di passaggio in Savona; perchè se egli non tocca qui, come vedrollo in Genova ove egli non é da credere che si fermi? Ed alloggiando in Bisagno, pure mi abbandona la speranza; però goderò nella occasione che mi si presenterà migliore. Vengo [p. 393 modifica]al Parnaso, lo mi sono spaccialo dalle ciancie mie; ho fatto un fascietto di versi, i quali voglio salvare dal foco, e stamperollo se mi si darà tempo; se non mi si darà, correranno quei versi lor ventura. In lunga età ho composto moltissime cose, parte per mia vaghezza, parte per tentare la liberalità dei principi, parte per prova di studio, parte per musica e per compiacimento. Di quegli una verità si può allarmare, cioè, che tutti sono vili cose e da non stimarsi. E così credo, ma perchè non posso tormi il titolo di poeta da dosso, sono volentieri obbligatomi a testimoniare in parte qual sia il mio giudizio intorno a' miei componimenti, e perciò di mia volontà stamperansi alcune cose. Veramente gl'ingegni da me trattati sono fieri e grandi, ma se sono entrati nella scuola degli antichi o no, io non voglio nè affermare nè negare: darà sentenza chi verrà. Ben dico a V. S. che fare scrivendo maravigliare il mondo è foltissima impresa, ed io per verità ne dispero la mia possanza. Ma che? Abbiamo con onesta dolcezza speso ii tempo, e dimostrato desiderio di lasciar memoria appresso gli uomini, che noi fummo tra gli uomini; e ciò dee bastare alle cure mortali: l'avanzo deesi a maggiori e migliori pensamenti. Piacemi di cotesto giovane modancao, e più mi piace se egli non condanna la mia fantasia intorno all'imitazione degli antichi, de' quali chi non conosce il valore o è angelo o bestia: io così fermamente credo. Ho voglia e quasi bisogno per farmi vivo di venire ad assalirvi; ma avendo con V. S. stanza acconcia per lo verno, forse indugerò alquanto per venire più scarico. Intanto mi raccomando agli amici. Saluto il sig. Sanseverino ed il padre Fossa ed in somma tutti. Alle mie signore faccio riverenza. Del rimanente io veggo tuttavia il nostro ciclo ingombrato di mali vapori. Dio grandissimo provegga, di cui la misericordia risplende allora vie più, quando egli non si sdegna di gastigarne. E Dio sia con tutti.

Savona.