Alcune lettere familiari/Al medesimo X

A Pier Giuseppe Giustiniani

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al medesimo.


Che fai tu? Dirollo schiettamente: io mi sono posto in seggio di giustizia, e fammi venire innanzi i miei componimenti, e contro loro formo querele, e secondo le loro risposte, o sode o vane, io do sentenza. Alcuni nè mando alle forche, alcuni libero per grazia, alcuni mando in bando: simile sentenza ho usata sopra le Canzonette che vengono a V. S. Per altro la loro vanità non mi dispiace, se saranno trattate come da cantarsi; ma i miei anni non soffrono ch'io le tenga appresso, e considerando che riguardano gli anni giovanili, e che vogliono la gentil compagnia della musica, io loro do confine nelle mani di V. S., mettendole innanzi se, pensando a tutto, potasse senza vergogna e senza peccalo raccomandarle ad un giovinetto signore e vago di musica e pieno di gentilezza ed amico di onore. Si fatto è senza dubbio il signor Agostino Pinello. Se a V. S. non dispiace la salute di cotali ciancie, elle averanno ottenuto per un supplizio mortale una gloriosa salute. Siamo in novelle di spavento: che domine fia con questo Marte? bene a ragione Omero fa che Giove gli lava la testa siccome ad un briccone. Sentesi movimento di Francesi contro Milano: cosa gravissima. Perciocch'ella è di gran momento potrebbe svegliare il cuore alla pace di coloro, i quali posti sono nel mondo da Dio grandissimo per beare le genti, ed essi le conturbano intieramente. Sia loro perdonato, ed a noi. Del rimanente io non sono molto gagliardo, nè anco ho male ninno: m'incresce; ma i libri i mi tanno giocondissima compagnia. Quando ai tempi freschi io potrò camminare, ricrearommi a' miei Padri di san Giacopo; di presente il pensiero e la memoria mi fanno felice portandomi a Fassolo, ove dimorano tante cose a me carissime. E qui facendo fine, le ricordo alcuna volta scrivere. Al signor Sanseverino e al Grimaldi bacio le mani, ed a tutti faccio riverenza.

Di Savona, li 20 Agosto 1635.