Adone/Nota al testo/11. Altre lezioni di V da respingere
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11. - Altre lezioni di V da respingere
Altre lezioni divergenti olire il riscontro di P con V, ma queste da respingere compattamente. Si tratta infatti o di lezioni faciliori o di varianti adiafore. Si elencano di seguito, e brevemente si discutono, le prime; delle altre si fornirá il semplice elenco. IV 66 , 3
IV 160, 1
VI 146, 7
VI 201, 1
XIII 220, 3
XX 293, 7
dirupati macigni e rocce alpine
V : « e rocche alpine *
[cfr. Dicerie Sacre, p. 373, 21-22: «se le rocce alpine con repentino rimbombo scoppiano ... »] fa Vascolta per tutto ...
V : « fa la scorta »
[l’antico deverbale, che V’ non intende e rifiuta, è testimoniato in .Ariosto, O.F. XXXII 91] tuttutti a salutarlo ivi son pronti
V : « tutti »
[V per ignoranza d’una forma arcaica (cfr. p. es. Boccaccio, Teseida III 7, 2) non esita a imporre al verso una dura diatele, unica piú che rara nella sciolta versificazione mariniana (l’accurata edizione Amsterdam 1651, basandosi su V ma reputando ipometro il verso, provvedeva ad orecchio: « E tutti ... *). Cfr. sotto, XX 293, 7].
Indi da me scacciato, e facciatinto V: « e ’n faccia tinto »
[Getto e Ferrerò: Anzi mariniano; Baldelli: insieme con bracciacollo (IX 8) probabile « composto sul tipo di quelli cari alla poesia ditirambica*; Colombo: «sicuramente errore di stampa dell’edizione parigina *. Par giusto che prevalga il criterio della 1. difficilior]
Come veggiam la cresta e la bargiglia
V : « la barbiglia *
[cfr. l’epistola Al Padre Xaso, ed. Guglielminetti delle Lettere: «come le bargiglie e le creste de’ gallinazzi * (p. 520)] tuttutto il superbissimo Alicorno V: « E tutto »
[È un caso analogo a VI 146, 7 ma con pesanti conseguenze sintattiche; aH’originale
Porpora con argento in un congiunta d’un sovrariccio d’or broccata a fiori
tuttutto il superbissimo Alicorno tien dal capo al tallon bardato intorno.
V sostituisce l’insostenibile
Porpora con argento [ecc.].
E tutto il superbissimo Alicorno tien dal capo al tallon bardato intorno, isolando (col punto fermo posto alla fine del v. 6 in luogo della originaria virgola) il soggetto dal complemento oggetto e dal predicato verbale. Singolarmente troviamo la lezione
50 di V accolta dal Balsamo-Crivelli che pur dichiara di avere esemplato la sua edizione su P. Rifacendosi a V, Francesco D’Ambra, curatore d’una edizione fiorentina ottocentesca di scarso pregio (Salani 1886), cercava di emendare inventando un « Sul tutto il superbissimo Alicorno » che ha ancora meno senso].
Segue ora l’elenco delle oscillazioni formali di cui V reca testimonianza e che ugualmente si respingono (la forma in parentesi è quella di V).
Alpi (Alpe) [IX 79, 2]; a suon (al suon) [XX 339, 1]; baiausti (balaustri) [XVI 55, 7]; contro (contra) [XV 132, 4];
corcarsi (colearsi) [I 170, 1] (IV 157, 2 «corcarsi» P e V);
devesse (dovesse) [XVII 21, 3] (costante la coniugazione del verbo nella
forma ‘ devere ’) ;
devoti (divoti) [XVII io, 4];
diece (dieci) [XIII 114, 5] («con die ce groppi e diece » / «con dieci groppi e diece ») ;
difendete (defendete) [III 82, 8] («deh difendete» / «deh defendete»,
col piú tranquillo sprezzo dell’eufonia)
difensor (defensor) [XIV 91, 3];
dignitá (degnitá) [Vili 37, 6];
dilicato (delicato) [VII 166, 3; XVI 3, 5];
fulgore (folgóre) [XI 32, 3];
fusse (fosse) [Vili 132, 8; XVIII 30, 3];
incorrottibil (incorruttibil) [VI 15, 4; XI 25, 8];
incostanza (inconstanza) [V . 4 / 1 .];
instante (istante) [XVI 68, 3; XX 166, 8];
involontario (involuntario) [IV 284, 2];
irriprensibili (irreprensibili) [Vili 3, 8];
meraviglie (maraviglie) [III 136, 4];
Prencipessa (Principessa) [XX All .}; propri (propi) [XIII 71, 6]; reverente (riverente) [XX 341, 8]; reverenza (riverenza) [XVI 213, 5]; reveriva (riveriva) [XIX 245, 8]; stimul (stimol) [XVI 245, 6]; strazio (straccio) [XV 23, 3]; stromenti (strumenti) [XVII 6, 3]; usbergi (usberghi) [XVI 52, 5]. Degni di nota anche casi come:
e ‘ ncontr’al giovane (e contr’al) [V 94, 4]; un istromento (uno stromento) [Vili 34, 3]; poscia ch’ogni (poscia che ogni) [VII 11, 5]; quand’anco (quando anco) [VI 3, 3]; que’ liberi (quei liberi) [XVII 77, 1]
e certi interventi contraddittori in materia di unione o separazione delle parole :
a visitarlo venne (a visitar lo venne) [XVI 264, 8]; ad abbracciar la corse (ad abbracciarla corse) [XIV 70, 5).
Contraddittorio anche il caso di « vengo », « venga » che diventano in V, per due volte, « vegno * (XIV 364, 4) e « vegna » (XX 23, 7) (e confronta XX 56, 5 «raggiunge» / « raggiugne »), quando uno «spigne » e un « piagne » originarli si vedono sostituiti dalle forme alternative «spinge» (XVIII 92, 2) e «piange» (XVIII 223, 5).
Si tenga anche presente:
cheggio (chieggio) [XIII 262, 8; XIV 187, 2-3; XV 18, 6]; veggion (veggon) [XX 251, 4].
« Duo », quasi costante nel Marino al maschile, diviene in un caso « duoi » (X 78, 3), in un altro «due» (Vili 119, 5), che normalmente è forma femminile ( dnae ) con queste sole eccezioni :
gli altri due [ladri] (XIV 157, 6 in rima); i due [Aci e Galatea] (XIX 137, 2 in rima); due [dragoni] (Dedica a Maria de’ Medici); due [pensieri] (XII All.).
Merita ancora d’essere segnalato il caso di « áprigli [gli occhi] », che in V si legge «aprili » (III 88, 3), avvertendo che l’uso mariniano, benché nella fattispecie oscillante, non manca di numerosi esempi a favore di P (XIV 30, 4; XVIII 130, 6, 167, 7, 207, 6 ecc.).
Di appena maggiore rilievo, i casi di XIII 106, 6 e XIX 214, 3, dei quali riesce obiettivamente difficile intendere le ragioni peculiari :
quella che tanto io goder bramo (che tanto goder bramo) ; pertinacia crudel sola s’accusi ( solo s’accusi).