Adiecta (1905)/II/XXIX
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MAMMONA
Imagine deforme
nel fosco ciel che tuona
3l’Assirio Iddio Mammona
erge in un nimbo enorme
il capo di sparviero
6sordidamente nero.
Scuote il flagello d’oro,
forza, strumento e segno
9del suo ribaldo regno
ed il flagel sonoro
nella implacabil mano
12gronda di sangue umano.
Dal pugno che la serra
una catena pende
15che si disnoda e scende
come una serpe a terra,
quasi nasconder tenti
18i biechi avvolgimenti.
E tu, secol civile,
che l’onta tua non vedi,
21tu ti trascini ai piedi
di questa imagin vile
e strisci e baci e preghi
24e la pietà rinneghi!
Or va! Poi che tu mostri
del cor la lue profonda,
27va! Nella polve immonda
bene al tuo Dio ti prostri.
È il Dio dell’oro e ormai
30più degno Iddio non hai.
Ma bada! Una saetta
squarcia la densa notte.
33Mandan le nubi rotte
un urlo di vendetta....
Bada! Vedrai tra poco
36piovere sangue e foco
e l’hai voluto! Ultrice
l’ora t’incalza e stringe,
39la terra ti respinge,
il ciel ti maledice
e al colpo che t’uccide
42il tuo Mammona ride!