A Bbucalone

Giuseppe Gioachino Belli

1831 Indice:Sonetti romaneschi I.djvu sonetti caudati letteratura A Bbucalone Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Venti dì ttrent'otto mijja, è un cojjon chi sse ne pijja Muzzio Sscevola all'ara
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

[p. 157 modifica]po.]      8 [Propizio intervallo di tempo. Da scanzà, scansare. E propriamente si dice di un breve intervallo tra il cessare e il ricominciar della pioggia. Largo o slargo nell’Umbria.]      9 [Primo d'agosto, capo d’inverno. Proverbio.]      10 Testardo.      11 [Svariarmi], divertirmi.      12 [Veramente, la famosa indulgenza del perdono di Assisi non si prende nè alla Basilica di San Francesco, né il giorno di questo santo; ma nella cappella della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli, dai secondi vesperi del 1° agosto a quelli del 2.]


A BBUCALONE

     Ah? pijji mojje? ebbè mmó cche cce sei
Abbada a li capelli, Bbucalone.
Sibbè co’ ccerte razze de drondrone,1
L’abbi o nun l’abbi è sempre tre e ttre a sei.

     Te li tajji? Ma ppoi lassa fà a llei
Pe’ mmostrà tutta l’arma de Prutone.2
Li fai cresce? aricordete Sanzone
Pettinato pe’ mman de filistei.

     Che jje ggiovonno le su’ bbelle porpe,3
E cquella ganassòla4 de somaro,
E cquelle code de trecento vorpe?

     Che jje giovò de rompe uno scatorcio,5
E d’avé cojjonato er portinaro?
Pe’ ffà la morte de che mmore er zorcio.6


Otricoli, 10 ottobre 1831 - De Pepp’er tosto

Note

  1. Meretrici.
  2. Le corna.
  3. Polpe: la sua vigoria.
  4. Mascella.
  5. Catorcio.
  6. Proverbio.