Ésca porgea di propria mano un giorno
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Oh nel bel sen con quanta gloria assiso | Non pari a quel, che del mio Sole intorno | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Poesie varie (Marino)/I sonetti amorosi
xxiv
nella fuga d’un uccello
Ésca porgea di propria mano un giorno
a vezzoso usignuol Lilla cortese,
quando per l’uscio aperto il volo ei prese,
ed a l’aria natia fece ritorno.
Con amaro sospir, che l’aure intorno
tutte d’amore e di pietate accese,
tardi e ’ndarno la destra al vento stese,
scolorando le rose al viso adorno.
— Ove, a rischio di morte, in man nemica
ne vai — dicea con lagrimose note, —
e fuggi chi t’apprezza e ti nutrica? —
L’augello udilla, e ’n spaziose rote
l’ali rivolse a la prigione antica:
tanto di bella donna il pianto pote.