Trattato completo di agricoltura/Volume II/Ortaggi coltivati in grande/3

Della Verta

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della verza.

§ 858. La verza (brassica oleracea), detta anche cavolo cappuccio, conta molte varietà coltivate, distinte per la qualità e disposizione delle loro foglie. Alcune hanno le foglie allungate e sparse intorno allo stelo, e ramificano mettendo rami subalterni dall’ascella delle prime foglie; queste producono generalmente gran quantità di foglie e servono come foraggio verde pel bestiame; altre all’incontro tengono le foglie riunite e sovrapposte le une alle altre, formando una specie di capo o palla, ed aumentano di volume crescendo internamente: in queste varietà le foglie interne riescono bianche [p. 119 modifica]e tenere per la privazione della luce, e servono di commestibile all’uomo. Le varietà a foglie allargate diconsi più specialmente cavoli verze, e quelle a foglie riunite cavoli cappucci. Il cappuccio ha sotto varietà tardive e primaticcie, fra le quali ultime coltivasi singolarmente il cavolo cabuso, a foglie liscie, a stelo assai alto, col capo assai resistente e tondeggiante; le varietà tardive hanno foglie crespe, ed il capo alquanto appianato dall’alto al basso, e le foglie sono meno aderenti le une alle altre.

§ 859. Le verze da foraggio (brassica oleracea viridis), si coltivano in grande nella Germania, nell’Inghilterra, nell’Olanda e nel Nord della Francia, poichè in que’ climi prosperano assai bene, desiderando esse l’umidità ed una temperatura non troppo elevata.

Il terreno migliore per questa coltivazione è il terreno vegetale-argilloso-calcare, fresco e profondo, concimato abbondantemente, non tanto perchè questa pianta esiga molto concime, ma piuttosto per rinvigorire sempre più la di lui vegetazione erbacea ed avere abbondanti e larghe foglie. Questa pianta anzi assorbe molto dall’atmosfera e lascia un terreno ben provvisto pei cereali, netto dalle erbe cattive e specialmente dalle gramigne, le quali devono rimanere soffocate sotto la sua ombra.

Le verze si seminano in vivajo, situato in luogo soleggiato, onde averle più presto che sia possibile, e si ripiantano nel campo appena che abbiano quattro foglie, e che più non si tema il gelo. La distanza cui vogliono essere piantate nel campo sarà di 0m,70 fino ad 1m,00, secondo che la loro qualità più o meno allargantesi per volume o per ramificazioni.

Le cure di coltivazione sono le medesime che si usano alle altre piante sarchiate, cioè due zappature ed una buona rincalzatura. L’irrigazione, quando è possibile, sarà sempre di gran profitto nei climi caldi, e quando la stagione ed il terreno siano asciutti.

Il raccolto si fa appena che le foglie inferiori cominciano ad ingiallire e mostrare di staccarsi. Ma dove si possa è meglio conservare le verze nei campo per usarne poco per volta, o per lo meno ritirarle in luogo separato, interrate le une presso le altre, senza però addossarle di troppo onde non soffrano.

Il prodotto d’un ettaro coltivato con tali verze sarebbe da [p. 120 modifica]400 a 700 quintali di foglie verdi, secondo il clima, il concime e le cure che si ebbero. Le foglie contengono il 92 per cento di acqua, ed otto per % di materie secche, le quali allo stato umido contengono 0,28 per % di azoto. Cento di foglie allo stato normale corrispondono 0,28 di fieno. Queste foglie però devono usarsi piuttosto pel mantenimento delle bestie da latte che per quelle da lavoro, poichè nelle prime aumenta il prodotto del latte, mentre per le seconde non fornisce quel complesso di elementi necessario a riparare il dispendio della carne e della forza muscolare.

§ 860. Fra le piante di questa famiglia, coltivate per foraggio verde, havvi il cavolo navone ed il rutabaga, appartenenti alla specie brassica napus ossia al colzat con radice voluminosa. Tanto il navone quanto il rutabaga tengono un posto di mezzo fra la rapa e la verza, avendo essi larghe foglie come il cavolo, e radice sviluppatissima più ancora della rapa; sarebbero cavoli rape a grandi dimensioni. Al navone, per vegetare vigorosamente, basta una temperatura di +9, ed al rutabaga una temperatura molto minore, tale che desso continua a vivere anche nel verno, appena che non geli.

La spiegata convenienza dei rutabaga sul navone, fece andare quest’ultimo in dimenticanza, per il che io mi fermerò sulla coltivazione del primo, la quale poi non differisce da quella del navone.

La radice del rutabaga, dedotta l’acqua, contiene 0,17 per % di azoto allo stato normale, per il che riesce alquanto migliore di quella della rapa e di poco inferiore a quella della barbabietola. Le foglie contengono 0,28 di azoto per % allo stato normale, parimenti dedotta l’acqua, e stanno col peso della radice come 68 a 100.

Il terreno pel rutabaga è il fresco piuttosto argilloso, e non necessita di molta calce come il colzat od il ravizzone. Riesce discretamente anche nei terreni a sotto suolo tenace e dissodati di recente.

Il rutabaga va seminato in vivajo e poi ripiantato quando abbia circa quattro foglie, appena che sia passato il timore di forti geli. Il terreno si prepara con un lavoro avanti l’inverno, e con un secondo, previamente ben concimato, prima del trapiantamento. Le linee si tengono distanti 0m,60 fra l’una e l’altra, e le piante sulle linee 0m,40 in modo che in un ettaro se ne contano 41,666. Le altre cure sono le stesse [p. 121 modifica]che si usano alle piante sarchiate. Nei climi caldi ed asciutti sarà utile l’irrigazione durante l’aridità estiva.

Il raccolto del rutabaga, che può variare tra i 600 e gli 800 quintali, si può fare tanto successivamente, cominciando dall’autunno sino alla primavera seguente, come si può fare in una sol volta, interrandoli in seguito. Si potrebbe anche seminare in vivajo nell’agosto e trapiantarlo in settembre o nell’ottobre, dopo il miglio o dopo altro cereale, e raccoglierlo nel maggio seguente, permettendo in seguito la coltivazione del melgone agostano o della barbabietola. Questa coltivazione dovrebbe essere utilissima ai piccoli poderi che mancano di foraggi.

In quanto al valore nutritivo, 100 di radice equivalgono a 15 di fieno, e 100 di foglie a 23 di fieno, senza tener calcolo della facoltà ingrassante che tanto le radici quanto le foglie della rutabaga hanno di molto superiore al fieno.

§ 861. I cavoli cappucci (brassica oleracea cepitata) che servono come ortaggio, si distinguono in tardivi, detti verze, ed in primaticci detti cabusi. I tardivi, che già accennammo a foglie crespe si seminano nel maggio in vivajo, e si ripiantano dalla fine di giugno alla fine di luglio in terreno ben lavorato e concimato alla distanza di 0m,50 per ogni lato; si raccolgono dall’ottobre in avanti. Seminate in apposite cassette nel mese di gennajo o di febbrajo si trapiantano in marzo od al principio d’aprile, per essere raccolte dalla fine di maggio alla metà di giugno. I cavoli primaticci o cabusi si seminano pure in cassette al coperto, e si trapiantano in aprile, per incominciare a farne uso in giugno.

La coltura di questi cavoli d’orto è affatto simile a quella dei cavoli da campo.