Storie allegre/L'omino anticipato/VI

L'omino anticipato - VI. Il sigaro

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VI.


Il sigaro.


Volete saperne un’altra?

Pochi giorni dopo, sull’ora del desinare, il nostro amico entrò in casa del contadino e trovò tutta la famigliola a tavola: vale a dire, Gosto, il capoccia, la sua [p. 25 modifica]moglie Betta, e i due ragazzi Cecco e Formicola, quest’ultimo chiamato così perchè (come già sapete) era piccolino e minuto quanto un baco da seta.

Che cos’era andato a fare il signor Gigino?

Oh! non abbiate paura che il suo bravo perchè ce l’aveva! Altro se ce l’aveva!

Tonio e la Betta, tanto per far vedere il buon cuore, gli domandarono subito se voleva favorire, ossia se voleva prendere un morso di pane e di formaggio fresco.

Gigino ringraziò, e atteggiandosi a persona annojata, s’intrattenne a cinguettare del più e del meno. Appena però si accorse che il desinare stava per finire, tirò fuori di tasca un bel sigaro toscano, e spezzandolo nel mezzo col garbo di un vecchio fumatore, ne offerse la metà al capoccia Tonio.

― Mi dispiace ― disse il contadino tutto complimentoso ― mi dispiace di non poter fare onore alle sue grazie.

― Perchè?

― Perchè non fumo, e non ho mai fumato.

― Davvero?

― Il sigaro, con rispetto parlando, m’è parso sempre una gran porcheria. Lo dice anche il nostro medico....

― Bravo furbo! E tu sei tanto buono da dar retta al medico?

― Gli do retta sicuro! Cred’ella che il nostro medico sia uno zoccone? La se lo levi dal capo: è un omo che la sa lunga dimolto e ci vede bene, e quando i suoi malati muoiono, gli è proprio segno che non volevano più campare.

― E che cosa dice, il vostro medico, dei sigari? [p. 26 modifica]

― Dice che i sigari sono la peste del genere umano e la sorgente di tutti i malanni che vengono sulla lingua, in gola e in fondo allo stomaco.

― Grullerie. Ti pare che se i sigari facessero male davvero, il governo li lascerebbe vendere in tutte le botteghe?

― Scusi: e lei, che fuma?

― Altro se fumo! ―

Gigino, dicendo così, diceva al solito una grossa bugia, perchè fino a quel giorno non aveva fumato mai.

― E il sigaro non gli guasta l’appetito?

― Guastarmi l’appetito? a me? Per tua regola ho una salute di bronzo, e quando ho fumato un mazzo di sigari, sto meglio di prima. E tu, Cecco, sei fumatore?

― Vorrei vedere anche questa! - gridò la Betta inviperita, alzandosi in piedi e puntando le mani sulla tavola.

― Io ― rispose il ragazzo ridendo ― fumo qualche volta: ma fumo i sigari di cioccolata....

― Ti compatisco! ― disse Gigino. — Sei ancora troppo ragazzo per i nostri sigari.... Mi vuoi dare un fiammifero acceso?

― Volentieri. ―

Cecco accese un fiammifero di legno e lo presentò al padroncino; il quale, trovandosi ormai all’impegno, si armò di un coraggio da leoni, e ficcatosi mezzo sigaro fra le labbra, cominciò a fumarlo.

Tutti, com’è naturale, lo guardavano con maraviglia, come si guarderebbe una bestia rara: quand’ecco il bambinetto chiamato Formicola, che voltandosi alla mamma, disse con una vocina piagnucolosa:

― Mamma, lo fai smettere il sor Gigino? [p. 27 modifica]

― Che cosa ti fa il sor Gigino?

― Mi fa le boccacce!

E Formicola aveva ragione: perchè il nostro amico, fra una fumata e l’altra, faceva con la bocca certi versacci sguajati, da metter quasi paura.

Poi tutt’a un tratto diventò bianco come un panno lavato. Avrebbe voluto rizzarsi in piedi, ma le gambe gli si ripiegavano.

― Si sente male? ― gli domandò premurosamente la Betta.

Gigino si provò a rispondere qualche cosa: ma non ebbe fiato. Invece sbadigliò, e dopo uno sbadiglio lungo [p. 28 modifica]lungo, sputò tre o quattro volte e fece con la bocca un certo garbo.... mi sono spiegato?

Allora Tonio corse subito a prendere una catinella....

Fosse almeno arrivato a tempo!

Povero Gigino! Dopo un’ora di trambusto di stomaco, che somigliava alla morte, se ne tornò alla villa mezzo intontito: e salendo le scale, diceva fra sè e sẻ:

— Quanto avrei fatto meglio a fumare un sigaro di cioccolata!... —