Leggenda seconda – 5. Viaggio d'un verme

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VIAGGIO D'UN VERME






Passâr tre giorni; sotto il monumento

Dorme Re Orso come un buon cristiano;
Non s’ode a notte voce nè lamento,

Nè verso strano.








5E’ vi ricorda ancora, e’ vi ricorda
D’un banchetto regal, d’un gaio incendio
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Tutto d’or, tutto sole? e’ vi ricorda

Come in mezzo a quell’orgia scatenata
Orso uccidesse un verme? - È da quel giorno
Un secolo trascorso e ancor vive
Quel verme ucciso: Vermis non morietur.
Il verme non morrà; morrà il leone,
Morrà l’uom, morrà l’aquila, ma il verme
Vivrà in eterno. Dal reciso capo
Vegeterà più gonfio il circolare
Lombrìco freddo; ei raffigura il tempo,
Si logora e rinasce. Il verme d’Orso
Si trascinò colla sua tronca testa
Fino al suo covo, e là visse cent’anni
Sotto la terra; ma ne l’ora istessa

Che Orso fu morto, cominciò un vïaggio.





Il refolo buffa - in rabida zuffa - col mare lontan,
E l’irta tempesta - inzacchera e pesta - lo squallido pian.
Sull’umile biche - le brune formiche - errando sen van
E in trepida foga - più d’una s’affoga - nel giallo pantan.

E sera e mattina
Un verme cammina.
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Sul grifo ha tre branche - e al ventre tre zanche - col viscido umor
Del corpo velluto - ei sparge uno sputo - di rabbia e livor.
Si gonfia e rappiglia - s’allunga e assottiglia - quel vil vïator,
Si snoda e s’annoda - dal capo alla coda - con lento vigor.

Per monti e pïaggia
Un verme vïaggia.









Passâr tre anni. Sotto il monumento

Dorme Re Orso come un buon cristiano;
Non s’ode a notte voce nè lamento,

Nè verso strano.









E il verme segue il suo cammin. Tre anni

Stette a percorrer l’isola di Creta
Senza riposo; all’angolo postremo

Di quella terra è giunto, a quel ch’è detto
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Capo Sidèro. Sta davanti il mare;

Immensità. Pel figliuol del loto

È morte il mar; pur convien ch’ei vïaggi.









Ci son due canonaci - sul basso del lido.

50Traversa un naviglio - e gridan: « Nocchier!
« Nocchier! se la barca
« Non è troppo carca
« Portateci in mare ».
E il buon navichier - risponde a quel grido:
« Potete abbordare,
« La barca vi pòrta,
« Il vento è fedele,
« Montate pur su.
« Ho gonfie le vele
« E poco m’importa
« D’un peso in più »

Poi chiede: «in qual isola - convien che s’approdi?»
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— « A Rodi » rispondono - e in rapido vol

La barca vïaggia.
Appare una spiaggia
Schiarata dal sol.

— « Siam giunti, o canonaci - nel porto di Rodi,
« Lo schifo è amarrato.
« Saltate pur giù ».
Saltâr; ma il prelato - dall’ampia epiderme
Frugò nella tunica - per dare al nocchier.
Terror! dalla tasca
Un verme gli casca
Orribile e ner!!
«È il diavolo! è il diavolo - (ei gridan) quel verme!»

E fuggono e invocano i Santi e Gesù.








E il verme viaggia. Avea ripreso lena
Nella scarsella di quel buon prelato,
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Che sapea di salsiccia, e al tiepidore

Di que’ beati fianchi un dolce sonno
Gli sopravvenne. Appisolò per tutto
Il traghetto di Rodi, e al salto brusco
Si risvegliò del prete. Or sulla duna
Sta esplorando il destin. Iddio protegge
I vermi della terra. Ecco, sul lido
In groppa al verde carolar de’ fiotti
Approda un gatto morto; è la carogna
Un paradiso al verme. Il verme corre,
E l’ansia cupa delle floscie anella
Raddoppia, e l’onda del suo dorso, e sale
Sulla carogna. Un soffio di levante
Spinge il gatto nel mezzo alla marina
Come nave in abbrivio, e il bruco rode

Su quel carcame ch’è merenda e barca.








Spira Volturno

Pel ciel dïurno,
Di Patmo l’isola

Ecco che appar.
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E sotto il buon vento

Un bel bastimento
Galleggia sul mar.
- A bordo chi c’è?
- A bordo c’è un re.



100Spira Gerbino
(Soffio marino):
Di Samo l’isola
Ecco che appar.



E sotto il buon vento
Un bel bastimento
Galleggia sul mar.
- A bordo chi c’è?
- A bordo c’è un re.



Spira Scirocco,
Là da Marocco,

E il lido d’Asia

Ecco che appar.
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E sotto il buon vento

Un bel bastimento
Si vede approdar.
- A bordo chi c’è?
- A bordo c’è un re.


Ma il bel palischermo
È un micio affogato,
E il re ch’è sbarcato

E’ un povero vermo.






Passâr trent’anni. Sotto il monumento

Dorme Re Orso come un buon cristiano.
Non s’ode a notte voce nè lamento,

Nè verso strano.






E quel verme cammina. - E passa Smirne,
E passa Alèp. Fatata è la sua via;
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Ha lentezze da polipo e rattezze

Da rondinella. - Per tre giorni ei solca
Le pareti d’un ponte e va coll’aria
In grembo d’una foglia, attraversando
Monti, golfi, lagune in un baleno.
L’anno di grazia 1120,
Nel dì che Re Luigi avea segnata
La pace con Normanno, il vïaggiante
Lombrico era a Parigi, e le calcagna
Stavan sovr’esso d’un’intera plebe
Congäudente. Ma un Nume protegge
Il verme della terra, e dal suo capo
Storna il tallon dell’uomo; il tetro bruco
Così fu salvo e continuò il suo vïaggio.