Prose (Foscolo)/III - Scritti vari dal 1799 al 1802/I. Discorso su l'Italia

I. Discorso su l'Italia

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I

DISCORSO SU L’ITALIA

[9 ottobre 1799]

AL GENERALE CHAMPIONNET1

Generale! So quanto pericoloso e difficile sia il consigliar chi comanda. Ma, reputandovi ottimo cittadino, vi scrivo per quanto io so, le veritá che mi sembrano utili alla vostra e alla mia patria. Reputandovi gran capitano, e quindi piú magnanimo nell’avversa che nella seconda fortuna, vi presento quei mezzi che, per la loro altezza, sono degni del vostro senno e del vostro coraggio. Salute.

18 vendemmiatore, anno viii.

Nicolò Ugo Foscolo.

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Generale! La Francia non può sperare salute senza l’Italia; e voi quindi siete nella necessitá di vincere o di perire. Abbandonando le Alpi agli austriaci, la loro vicinanza sommoverebbe in Francia i partiti. Il vostro esercito vi comanderebbe forse di combattere per la pace, che prometterebbe il ritorno di un re; una vittoria produrrebbe l’effetto contrario, perché le passioni de’ popoli si cangiano a norma della fortuna. Ma per vincere avete bisogno degl’italiani, e per aver pronto, fermo, leale il loro aiuto, conviene dichiarare la indipendenza d’Italia. Finora i francesi furono conquistatori e gl’italiani conquistati: i nomi nulla rilevano: quanto gli uni opprimeano, tanto gli altri abborrivano. E drittamente allora operavano i dittatori francesi, perché niuna nazione ha conquistate le province per innalzarle rivali della propria potenza. Ma adesso voi, o generale, dovete adattare la politica ai tempi: una potente repubblica come l’Italia risparmierebbe i tumulti alla Francia e le guerre all’Europa. Diversamente, per provvedere al futuro, vi esporreste a pericolo certo e imminente.

Sommi per altro ed estremi mezzi richiedonsi; ma vi saranno lievi, se vi prevarrete dell’altissima massima di Solone: «Il fondatore di una repubblica dev’essere un despota». E primamente, accusate quei generali che voi credete rei di tradimento, o incitate con esortazioni e con premi ogni cittadino ad accusarli. Tacerá allora la calunnia, e si scuoprirá apertamente la veritá. Il gastigo dei rei animerá i valorosi e atterrirá gl’infingardi. La giustificazione degl’innocenti ricondurrá la confidenza nel soldato, che combatte mal volentieri quando sospetta traditori i suoi capi. Mandate a’ tribunali tutti gli agenti indiziati di ruberia, e dividete le spoglie a’ soldati piú valorosi. Perseguitate severamente gli emigrati, e assoldate tutti i coscritti che elusero la legge, impiegandosi meno utilmente, e perfidamente fors’anche, fra i mercadanti e i saccomanni dell’armata. Queste cose, credo, esigono i vostri commilitoni. [p. 207 modifica]

E rispetto agl’italiani, accogliete i repubblicani liguri che dimandano le armi. Il loro governo pare intanto che prometta di molto con editti e con ciance, ma nulla faccia o pochissimo. Ove ciò sia, cangiatelo: tanti altri generali hanno violato arbitrariamente i diritti d’Italia per denudarla ed opprimerla; e voi pure potete, anzi dovete arbitrare per salvarla. Anzi dichiarando, com’è pure di assoluta necessitá, la indipendenza d’Italia, convertite la Liguria in un dipartimento italiano. Gli stessi repubblicani saranno gli esecutori del vostro progetto, e, fra questi, coloro che per l’invasione nemica hanno dovuto abbandonare le loro case. Ma voi avrete anche i voti e il braccio di tutto il popolo, se, confiscando le fortune de’ ricchi emigrati, prometterete di dividerle a quei che piú bravi si mostreranno nella prima battaglia. Create de’ pochi ottimi legislatori un comitato di pubblica difesa, un altro di finanze e uno di polizia, e risguardateli come i primi membri della Convenzione nazionale italiana.

Non si può incoraggire un partito senza opprimerne un altro. Istituite un tribunale di alta giustizia, che vegli sui governanti vigliacchi, gli agenti concussionari e gli uomini avversi alla Rivoluzione. Generale! i pochi potenti di tutte le cittá, che, cangiando sistema di governo, ci sono naturalmente nemici, anziché irritarli, o si devono (secondando il loro interesse e la loro ambizione) intricare nelle rivoluzioni o, non intricati, si ammazzano.

E, poiché avete bisogno degli uomini, giova secondare le loro opinioni, massime quando sono universali e antichissime. Fate rispettare la religione, e avvilite i ministri pagandoli. Costoro, come tutti i mortali, preferiscono il culto dell’interesse a tutte le altre divinitá. Predicheranno la Rivoluzione quei medesimi che predicavano la crociata. Quando le opinioni de’ popoli non si possono pienamente distruggere, conviene profittarne. Spetta poi al tempo di roderle, e al disprezzo di farle obliare. La natura umana anela alle cose proibite e abbandona le disprezzate.

Cosí la Liguria diverrá un campo, e il popolo tutto un esercito. Vedendosi involto per interesse e per fanatismo nella Rivoluzione, sará astretto a difenderla per la propria salvezza. Quanto piú [p. 208 modifica] riacquisterete l’Italia, tanto piú crescerá l’armata italiana. La forza siegue la forza. È piú difficile, diceva Fabio Massimo, adunare nelle avverse guerre la prima coorte che tutto un esercito. Purché gl’italiani abbiano assaporato la vittoria esentano il sacro carattere della indipendenza, basteranno a difendere le loro frontiere da tutte le minacce del Nord. Assai sangue francese si è sparso in Italia, e la vostra nazione ha diritto di esigere che sia vendicato dagl’italiani.

Di mano in mano che libererete i paesi, dichiarateli dipartimenti della repubblica italiana. Troverete dappertutto de’ nobili emigrati, da poter loro confiscare i beni; dappertutto de’ rei, per potere col loro sangue rinfiammare l’animositá del vostro partito; dappertutto de’ preti, per guadagnarli con l’oro.

Allora usciranno gl’italiani di grande carattere, che si sono nelle passate rivoluzioni o ritirati o pochissimo manifestati o alfatto nascosti, sdegnando di sommettersi alla tirannide de’ proconsoli francesi e alla servile insolenza de’ corrotti italiani, loro ministri. Formerete di questi la Convenzione nazionale italiana, la quale, veracemente rappresentante di un popolo libero, saprá creare una costituzione che eguagli, per quanto è possibile, le fortune, ristabilisca i costumi e converta tutti i cittadini in soldati. Cosí la libertá sará incominciata dal popolo, protetta dalla forza nazionale e stabilita dalla somma speranza e dal sommo terrore, le due sole e immense sorgenti di tutte le umane passioni, che il fondatore di repubblica deve muovere sovranamente. Voi cosí, anziché contradire, preverrete i divisamenti del vostro governo. Ma, se pure i vostri nemici profitteranno della ingratitudine, di cui nelle repubbliche sono pagati tutti gli uomini grandi, la storia risponderá per voi: — Il popolo francese condanna Championnet per avere sconfitto un nemico onnipotente, pacificata la Francia e liberata l’Italia.

  1. Questo discorso fu da principio diretto al generale Moreau. Le circostanze sono in parte cangiate. Ma le veritá che contiene saranno utili sempre, perché immutabili ed eterne [F.].