Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/995

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[p. 325 modifica] oggi si ammirano. Questa lingua e letteratura cedette alla romana (vedi p. 1012, capoverso 1), la greca non mai; neppur quando Roma e l’Italia spiantata dalle sue sedi si trasportò nella stessa Grecia. Perocché, sebbene allora la lingua greca fu corrotta finalmente di latinismi ed altre barbarie (scolastiche ec.), imbarbarí è vero, ma non si cangiò; e in ultimo, piuttosto i latini vincitori e signori si ridussero a parlare quotidianamente e scrivere il greco e divenir greci, di quello che la Grecia, vinta e suddita, a divenir latina e parlare o scrivere altra lingua che la sua. Ed ora la lingua latina non si parla in veruna parte del mondo; la greca, sebbene svisata, pur vive ancora in quell’antica e prima sua patria. Tanta è l’influenza di una letteratura estesissima in ispazio di tempo, e in quantità di cultori e di monumenti, sebbene ella già fosse cadente a’ tempi romani, e a’ tempi di Costantino, possiamo dire, spenta. Ma i greci se ne ricordavano sempre, e non da altri imparavano a scrivere che da’ loro sommi e numerosissimi scrittori passati, siccome non da altri a parlare che dalle loro madri (vedi p. 996, capoverso 1). Certo è che la letteratura influisce sommamente sulla lingua (vedi p. 766 segg). Una lingua senza letteratura, o poca, non difficilmente si spegne o si travisa in maniera non riconoscibile, non potendo ella esser formata, né per conseguenza troppo radicata e confermata, siccome immatura e imperfetta. [p. 326 modifica]E questo accadde alla lingua Celtica, forse perch’ella scarseggiava sommamente di scritture, sebbene abbondasse di componimenti, che per lo piú passavano solo di bocca in bocca. Non cosí una lingua abbondante di scritti. Testimonio ne sia la sascrita,