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326 pensieri (995-996-997)

E questo accadde alla lingua Celtica, forse perch’ella scarseggiava sommamente di scritture, sebbene abbondasse di componimenti, che per lo piú passavano solo di bocca in bocca. Non cosí una lingua abbondante di scritti. Testimonio ne sia la sascrita,  (996) la quale essendo ricca di scritture d’ogni genere e di molto pregio secondo il gusto orientale e della nazione, vive ancora, comunque corrotta, dopo lunghissima serie di secoli, in vastissimi tratti dell’India, malgrado le tante e diversissime vicende di quelle contrade, in sí lungo spazio di tempo. E sebbene anche i latini ebbero una letteratura, e grande, e che sommamente contribuí a formare la loro lingua, tuttavia si vede ch’essa letteratura, venuta, per cosí dire, a lotta colla greca, in questo particolare dové cedere, giacché non solamente non poté snidare la lingua e letteratura greca da nessun paese ch’ella avesse occupato, ma neanche introdursi, né essa né la sua lingua, in veruno di questi tanti paesi (29 aprile. 1821). Vedi p. 999, capoverso 1.


*   Alla p. 995. Infatti i greci, anche nel tempo della barbarie, conservarono sempre la memoria, l’uso, la cognizione delle loro ricchezze letterarie e la venerazione e la stima de’ loro sommi antichi scrittori. E questo a differenza de’ latini, dove ne’ secoli barbari, non si sapeva piú, possiamo dir, nulla, di Virgilio, di Cicerone ec. L’erudizione e la filologia non si spensero mai nella Grecia, mentre erano ignotissime in Italia; anzi nella Grecia, essendo subentrate alle altre buone e grandi discipline, durarono tanto che la loro letteratura, sebbene spenta già molto innanzi quanto al fare, non si spense mai quanto alla memoria, alla cognizione e  (997) allo studio, fino alla caduta totale dell’impero greco. Ciò si vede primieramente da’ loro scrittori de’ bassi tempi, in molti de’ quali anzi in quasi tutti (mentre in Italia il latino scritto non