Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/492

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[p. 22 modifica] curarsi delle cose poste fuori della nostra sfera e a noi straniere e lasciar le vicine e importanti per noi; ma anche la cecità, la miseria, l’inutilità, la dannosità del sapere umano: quando tutte le cose che noi dovevamo sapere, ed ancora che possiamo sapere, sono veramente ἔμπροσθεν ἡμῶν καὶ παρὰ πόδας, e finalmente la sommità, l’ultimo grado del sapere, consiste in conoscere che tutto quello che noi cercavamo era davanti a noi, ci stava tra’ piedi, [p. 23 modifica]l’avressimo saputo, e lo sapevamo già, senza studio: anzi lo studio solo e il voler sapere ci ha impedito di saperlo e di vederlo; il cercarlo ci ha impedito di trovarlo. E guardando in alto per informarci delle cose nostre, che ci stavano tra’ piedi visibilissime, chiarissime, e ordinatissime, non le abbiamo vedute e non le vediamo; e siamo per conseguenza caduti e cadiamo in tante fosse, primieramente di errori, secondariamente, che peggio è, di mali e infelicità. Quanto non si è studiato, che cosa non si è consultata, quali confronti non si son fatti, quali rapporti non osservati, quali secreti, quali misteri