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*   Ἔλεγε δὲ (Socrate) καὶ ἓν μόνον ἀγαθὸν εἶναι, τὴν ἐπιστήμην καὶ ἓν μόνον κακὸν, τὴν ἀμαθίαν, dice il Laerzio in Socrate l. 2. segm. 31. Oggidí possiamo dire [p. 329 modifica]tutto l’opposto, e questa considerazione può servire a definire la differenza che passa tra l’antica e la moderna sapienza.


*   Omero e Dante per l’età loro seppero moltissime cose e piú di quelle che sappiano la massima parte degli uomini colti d’oggidí, non solo in proporzione dei tempi, ma anche assolutamente. Bisogna distinguere la cognizione materiale dalla filosofica, la cognizione fisica dalla matematica, la cognizione degli effetti dalla cognizione delle cause. Quella è necessaria alla fecondità e varietà dell’immaginativa, alla proprietà, verità, evidenza ed efficacia dell’imitazione. Questa non può fare che non pregiudichi al poeta. Allora giova sommamente al poeta l’erudizione, quando l’ignoranza delle cause concede al poeta, non solamente rispetto agli altri, ma anche a se stesso, l’attribuire gli effetti che vede o conosce alle cagioni che si figura la sua fantasia (5 settembre 1820).

*   C’est que cela me donnera un battement de coeur, répondit - elle naïvement; et je suis si heureuse quand le coeur me bat! dice lady Morgan (France, l, 3, 1818, t. 1, p. 218) di una dama francese