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tutto l’opposto, e questa considerazione può servire a definire la differenza che passa tra l’antica e la moderna sapienza.


*   Omero e Dante per l’età loro seppero moltissime cose e piú di quelle che sappiano la massima parte degli uomini colti d’oggidí, non solo in proporzione dei tempi, ma anche assolutamente. Bisogna distinguere la cognizione materiale dalla filosofica, la cognizione fisica dalla matematica, la cognizione degli effetti dalla cognizione delle cause. Quella è necessaria alla fecondità e varietà dell’immaginativa, alla proprietà, verità, evidenza ed efficacia dell’imitazione. Questa non può fare che non pregiudichi al poeta. Allora giova sommamente al poeta l’erudizione, quando l’ignoranza delle cause concede al poeta, non solamente rispetto agli altri, ma anche a se stesso, l’attribuire gli effetti che vede o conosce alle cagioni che si figura la sua fantasia (5 settembre 1820).

*   C’est que cela me donnera un battement de coeur, répondit - elle naïvement; et je suis si heureuse quand le coeur me bat! dice lady Morgan (France, l, 3, 1818, t. 1, p. 218) di una dama francese (232) e civetta. Queste naïvetés negli scrittori francesi, come per esempio nel Tempio di Gnido, contrastano in maniera col carattere del loro stile, della loro lingua quale è ridotta presentemente (giacché nel francese antico avrebbero fatto diversissima figura), e anche col carattere nazionale, che sono piuttosto affettazioni che naturalezze, e non fanno verun buono effetto, ma semplicemente risaltano, come una singolarità ricercata, nello stesso modo che per esempio nello stile greco risalterebbero le eleganze e il manierato del francese e contrasterebbero col rimanente.


*   L’origine del sentimento profondo dell’infelicità, ossia lo sviluppo di quella che si chiama sensibilità,