Orlando furioso (sec. la stampa 1532)/Canto 41

Canto 41

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Canto 40 Canto 42

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CANTO XLI



[1]

L
’Odor che ſparfo in ben notrita e bella

     O chioma, o barba, o delicata veſta
     Di giouene leggiadro, o di dòzella
     Ch’Amor ſouète lachrymando deſta:
     Se ſpira, e fa ſentir di ſé nouella
     E dopo molti giorni anchora reſta,
     Moſtra con chiaro & euidente effetto
     Come a principio buono era e perfetto.

[2]
I.’ almo liquor che a i meditori ſuoi
     Fece Icaro guſtar con ſuo gran danno,
     E che ſi dice che giā Celte e Boi
     Fé paſſar l’alpe e non ſentir l’affanno,
     Moſtra che dolce era a principio, poi
     Che ſi ſerua achor dolce al ſin de l’anno,
     L’arbor ch’ai tempo rio, ſoglia non perde
     Moſtra ch’a Primauera era achor verde.

[3]
l’inclyta ſlirpe che per tanti luſtri
     Moſtro di corteſia ſempre gran lume,
     E par ch’ogn’hor piū ne riſpléda e luſtri.
     Fa che con chiaro inditio ſi preſume
     Che chi progenero gli Eſtenfi illuſtri
     Douea d’ogni laudabile coſtume
     Che fublimar al ciel glihuomini ſuole
     Splèder non men che ſra le ſtelle il Sole.

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[4]
Ruggier eoe in ciaſcun ſuo degno geſto
     D’alto valor di corteſia ſolea
     Dimoſtrar chiaro ſegno e manifeſto
     E Tempre piú magnanimo apparea:
     Coſi verſo Dodon lo moſtro in queſto
     Col qual (come di fopra io vi dicea)
     Diſſimulato hauea quanto era ſorte
     Per pietá che gli hauea di porlo a morte.

[5]
Hauea Dudon ben conoſciuto certo
     Ch’ucciderlo Ruggier non l’ha voluto:
     Perc’hor s’ ha ritrouato allo ſcoperto
     Hor ſtanco ſi che piú non ha potuto,
     Poi che chiaro comprende e vede apto
     Che gli ha riſpetto: e che va ritenuto:
     Quado di ſorza e di vigor vai meno
     Di corteſia non vuol cedergli al meno.

[6]
Perdio (dice) Signor pace facciamo
     Ch’ eſſer non può piú la vittoria mia:
     Eſſer n5 può piú mia, ch giá mi chiamo
     Vinto e prigion de la tua corteſia,
     Ruggier riſpofe, & io la pace bramo
     Non men di te: ma che con patto ſia
     Che queſti fette Re e’ hai qui legati
     Laſci ch’in liberta mi ſieno dati.

[7]
E gli moſtro quei fette Re ch’io diſſi
     Che ſtauano legati a capo chino:
     E gli ſoggiunſe che non gli impediſſi
     Pigliar con eſſi in Africa il camino,
     E coſi ſuro in liberta remiſſi
     Quei Re: che gliel cóceſſe il Paladino:
     E gli coceſſe anchor, ch’un legno tolſe
     Quel ch’a lui pue: e verſo Africa ſciolſe

[8]
Il legno ſciolſe e ſé ſcioglier la vela
     E ſé die al vento perfido in poſſanza:
     Che da principio la gonſiata tela
     Drizzo a camino, edie al nocchier baldazar
     Il lito ſugge, e in tal modo ſi cela
     Che par che ne ſia il mar rimaſo ſanza,
     Nel’oſcurar del giorno fece il vento
     Chiara la ſua perfidia e’l tradimento.

[9]
Mutoſſi da la poppa ne le ſponde
     Indi alla prora: e qui non rimaſe ancho:
     Ruota la naue & i nocchier coſonde
     C’hor di dietro hor dinanzi hor loro e al ſisco
     Surgono altiere e minaccioſe l’ode
     Mugliádo fopra il marva il gregge biaco
     Di tante morti in dubbio e in pena ſtano
     Quanto ſon l’aque ch’a ferir li vanno,

[10]
Hor da ſronte hor da tergo il vento ſpira
     E queſto inanzi, e quello a dietro caccia,
     Vn’ altro da trauerſo il legno aggira
     E ciaſcun pur nauſragio gli minaccia,
     Quel che ſiede al gouerno alto ſoſpira
     Pallido e ſbigottito ne la faccia:
     E grida in vano, e in van co mano accéna
     Hor di voltare, hor di calar l’antenna.

[11]
Ma poco il cenno, e’l gridar poco vale
     Tolto e’l veder da la piouoſa notte,
     La voce ſenza vdirſi in aria ſale:
     In aria che feria con maggior botte
     De nauiganti il grido vniuerſale
     E’l ſremito de l’onde inſieme rotte,
     E in prora e i poppa e i amedue le bade
     Non ſi può coſa vdir che ſi commande.

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[12]
Da la rabbia del vento che ſi fende
     Ne le ritorte, eſcono horribil ſuoni,
     Di ſpeſſi lampi 1' aria ſi raccende
     Rifuona’l ciel di ſpauentofi tuoni,
     Ve chi corre al timon, chi i remi prende
     Van per vſo a gliuffici a che ſon buoni
     Chi s’affatica a ſciorre, e chi a legare
     Vota altri l’acqua e torna il mar nel mare

[13]
Ecco ſtridendo l’horribil procella
     Che’l repentin furor di Borea ſpinge,
     La vela contra l’arbore ſlagella:
     Il mar ſi leua e quaſi il cielo attinge:
     Frangonſi i remi, e di fortuna fella
     Tanto la rabbia impetuoſa ſtringe,
     Che la prora ſi volta: e verſo l’onda
     Fa rimaner la diſarmata ſponda.

[14]
Tutta ſotto acqua va la deſtra banda
     E ſta per riuerſar difopra il fondo,
     Ognun gridando a Dio ſi raccomanda
     Che piú che certi ſon gire al profondo,
     D’ uno in vn’ altro mal Fortuna mada
     Il primo ſcorre: e vien dietro il fecondo
     Il legno vinto in piú parti ſi laſſa
     E dentro l’inimica onda vi paſſa,

[15]
Muoue crudele e ſpauentofo .ili alto
     Da tutti i lati il tempeſtofo verno,
     Veggon tal volta il mar venir tant’ alto
     Che par ch’arriui infin’ al ciel ſuperno,
     Talhor fan fopra l’onde in ſu tal ſalto
     Ch’ a mirar giú par lor veder lo’nferno,
     O nulla o poca ſpeme e che conſorte
     E ſta preſente ineuitabil morte.

[16]
Tutta la notte per diuerſo mare
     Scorſero errando oue cacciolli il vento,
     Il fiero vento che douea ceſſare
     Naſcèdo il giorno, e ripiglio auguméto,
     Ecco dinanzi vn nudo ſcoglio appare
     Voglio ſchiuarlo e no v’hano argumèto
     Li porta lor malgrado a qlla via
     Il crudo vento e la tempeſta ria.

[17]
Tre volte e quattro il pallido nocchiero
     Mette vigor perche’l timon ſia volto,
     E troui piú ſicuro altro ſentiero:
     Ma ql ſi rompe: e poi dal mar glie tolto:
     Ha ſi la vela piena il vento fiero
     Che non ſi può calar poco ne molto,
     Ne tempo han di riparo o di conſiglio
     Che troppo appſſo e ql mortai periglio.

[18]
Poi che ſenza rimedio ſi comprende
     La irreparabil rotta de la naue,
     Ciaſcuno al ſuo priuato vtile attende
     Ciaſcun ſaluar la vita ſua cura haue,
     Chi può piú preſto al palischermo ſcede
     Ma quello e fatto ſubito ſi graue
     Per tanta gente che fopra v’ abbonda
     Che poco auanza a gir ſotto la ſponda.

[19]
Ruggier ch vide il Comite e’l Padrone
     E glialtri abbandonar con fretta il legno
     Come fenz’ arme ſi trouo in giubbone
     Campar ſu quel battei fece diſegno,
     Ma lo trouo ſi carco di perſone
     E tante vener poi: che l’acque il ſegno
     Paffaro in guiſa, che per troppo pondo
     Co tutto il carco adoil legnetto al fondo

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[20]
Del mare al fondo, e ſeco traſſe quanti
     Laſciaro a ſua ſperaza il maggior legno,
     Allhor s’ udi con doloroſi pianti
     Chiamar ſoccorſo dal celeſte regno,
     Ma qlle voci andaro poco inanti
     Che vene il mar pien d’ ira e di diſdegno
     E ſubito occupo tutta la via
     Onde il lamento e il flebil grido vſcia.

[21]
Altri la giú ſenza apparir piú reſta,
     Altri riſorge e fopra l’onde f balza,
     Chi vien nuotado e moſtra ſuor la teſta,
     Chi moſtrau braccio, e chivna gaba ſcalza
     Ruggier ch’I minacciar de la tépeſta
     Temer nò vuol, dal fondo al ſórno s’ alza
     E vede il nudo ſcoglio non lontano
     Ch’ egli e i 9pagni hauean fuggito í vao.

[22]
Spera per ſorza di piedi e di braccia
     Nuotando di ſalir fu’l lito aſciutto:
     Soffiando viene, e lungi da la faccia
     l’onda reſpinge e V importuno flutto,
     Il vento in tanto e la tempeſta caccia
     Il legno voto e abbandonato in tutto
     Da quelli che per lor peffima ſorte
     11 diſio di campar traſſe alla morte.

[23]
O fallace de glihuomini credenza
     Campo la naue che douea perire:
     Quando il padrone e i galleotti, ſenza
     Gouerno alcun l’hauean laſciata gire,
     Panie che ſi mutaſſe di ſentenza
     Il vèto: poi che ognihuom vide ſuggire,
     Fece che’l legno a miglior via ſi torſe
     Ne tocco terra: e in ſicura onda corſe.

[24]
E doue col Nocchier tenne via incerta
     Poi ch nò l’hebbe ado I Africa al dritto:
     E venne a capitar preſſo a Biſerta
     Tre miglia o due: dal lato verſo Egytto,
     E ne l’arena Iterile e deſerta
     Reſto, mancado il vento e l’acqua: ſitto:
     Hor quiui foprauenne a ſpaffo andando
     Come di fopra io vi narraua, Orlando.

[25]
E diſioſo di ſaper ſé ſuſſe
     La naue ſola, e ſuſſe o vota o carca,
     Con Brandimarte a quella ſi conduſſe
     E col Cognato in ſu vna lieue barca:
     Poi che ſotto couerta s’ introduſſe
     Tutta la ritrouo d’ huomini ſcarca:
     Vi trouo ſol Frontino il buon deſtriero
     l’armatura e la ſpada di Ruggiero.

[26]
Di cui ſu per campar tanto la fretta
     Ch’a tor la ſpada non hebbe pur tempo,
     Conobbe quella il Paladin, che detta
     Fu Baliſarda, e che giá ſua ſu vn tempo,
     So che tutta l’hiſtoria hauete letta
     Come la tolſe a Falerina, al tempo
     Che le diſtruffe ancho il giardin ſi bello
     E come a lui poi la rubo Brunello.

[27]
E come ſotto il monte di Carena
     Brunel ne ſé a Ruggier libero dono,
     Di che taglio ella foſſe, e di che ſchena
     N’hauea giá fatto eſperimento buono,
     Io dico Orlando, e perho n’ hebbe piena
     Letitia, e ringratione il ſommo Throno:
     E ſi credette (e ſpeffo il diſſe dopo)
     Che Dio gliele mandaſſe a ſi grádevopo

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[28]
A ſi grande vopo come era douendo
     Condurli col Signor di Sericana:
     Ch’ oltre che di valor foſſe tremendo
     Sapea c’hauea Baiardo e Durindana,
     l’altra armatura non la conoſcendo
     Non apprezzo per coſa ſi foprana,
     Come chi ne ſé proua apprezzo quella:
     Per buona ſi, ma per piú ricca e bella.

[29]
E perche gli facean poco meſtiero
     L’arme, ch’era inuiolabile e affatato,
     Contento ſu che l’haueſſe Oliuiero
     Il brando no, che ſel poſe egli a lato,
     A Brandimarte conſegno il deſtriero:
     Coſi diuiſo & vgualmente dato
     Volſe che foſſe a ciaſchadun cOpagno
     Ch’infieme ſi trouar di ql guadagno.

[30]
Pel di de la battaglia ogni guerriero
     Studia hauer ricco e nuouo habito i doſſo,
     Orlando riccamar fa nel quartiero
     l’alto Babel dal ſulmine percoſſo,
     Vn can d’argento hauer vuole Oliuiero
     Ch giaccia, e che la laſſa habbia fu’l doſſo,
     Co vn motto ch dica, ſin che vegna,
     E vuol d’oro la veſta: e di ſé degna.

[31]
Fece diſegno Brandimarte il giorno
     De la battaglia, per amor del padre
     E per ſuo honor: di non andare adorno
     Se non di fopraueſte oſcure & adre,
     Fiordiligi le ſé, con ſregio intorno
     Quanto piú ſeppe far belle e leggiadre:
     Di ricche gemme il ſregio era conteſto
     D’ u ſchietto drappo e tutto nero il reſto.

[32]
Fece la Donna di ſua man le fopra-
     Veſti, a cui l’arme conuerrian piú ſine,
     De quai l’ofbergo il cauallier ſi cuopra
     E la groppa al cauallo e’l petto e’l crine:
     Ma da quel di che comincio queſt’opra
     Continuando a quel che le die ſine,
     E dopo anchora, mai ſegno di riſo
     Far non potè, ne d’allegrezza in viſo.

[33]
Sempre ha timor nel cor: ſemp tormento
     Che Brandimarte ſuo non le ſia tolto,
     Giá l’ha veduto in cento lochi e cento
     In gran battaglie e periglioſe auuolto,
     Ne mai, come hora, ſimile ſpauèto
     Le agghiaccio il ſague, e ipallidille ilvolto
     E queſta nouita d’ hauer timore
     Le fa tremar di doppia tema il core.

[34]
Poi ch ſon d’arme e d’ogni arneſe i púto
     Alzano al vento i cauallier le vele,
     Adolfo e Sanſonetto con l’affunto
     Riman del grande eſercito fedele,
     Fiordiligi col cor di timor punto
     Empiendo il ciel di voti e di querele
     Quanto con viſta ſeguitar le puote
     Segue le vele in alto mar remote.

[35]
Aſtolfo a gran fatica e Sanſonetto
     Potè leuarla da mirar ne l’onda
     E íitrarla al palagio, oue fu’l letto
     La laſciaro affannata e tremebonda,
     Portane in tanto il bel numero eletto
     De i tre buon cauallier l’aura feconda
     Ando il legno a trouar l’iſola al dritto
     Oue far ſi douea tanto conflitto.

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[36]
Sceſo nel lito il cauallier d’Anglante,
     Il cognato Oliuiero e Brandimarte,
     Col padiglione il lato di Leuante
     Primi occupar, ne ſorſè il ſer fenz’ arte:
     Giunſe quel di medeſimo Agramante
     E s’ accampo da la contraria parte,
     Ma perche molto era inchinata l’hora
     Differir la battaglia ne 1* aurora.

[37]
Di qua, e di la: fin’ alla nuoua luce
     Stano alla guardia i ſeruitori armati,
     La ſera Brandimarte ſi conduce
     La doue i Saracin ſono alloggiati,
     E parla con licentia del ſuo Duce
     Al Re African, ch’amici erano ſtati
     E Brandimarte giá con la bandiera
     Del Re Agramate in Fracia paſſato era.

[38]
Dopo i ſaluti e’l giuger mano a mano,
     Molte ragion ſi come amico, diſſe
     Il fedel caualliero al Re Pagano,
     Perche a queſta battaglia non veniſſe:
     E di riporgli ogni cittade in mano
     Ch ſia tra’l Nilo e’l ſegno ch’Hercol ſiſſe
     Con volontá d’Orlando gli oſſeria
     Se creder volea al figlio di Maria.

[39]
Perche ſemp v’ ho amato & amo molto
     Queſto conſiglio (gli dicea) vi dono,
     E quando giá Signor per me l’ho tolto
     Creder potete ch’io l’eſtimo buono,
     Chriſto conobbi Dio, Mahumette ſtolto
     E bramo voi por ne la via in ch’io ſono:
     Ne la via di ſalute Signor bramo,
     Che ſiate meco e tutti glialtri ch’amo.

[40]
Qui confiſte il ben voſtro: ne conſiglio
     Altro potete prender che vi vaglia,
     E men di tutti glialtri, ſé col figlio
     Di Milon vi mettete alla battaglia,
     Che’l guadagno del vincere, al periglio
     De la perdita grande, non ſi agguaglia,
     Vincendo voi poco acquiſtar potete:
     Ma non perder giá poco ſé perdete.

[41]
Quado vecidiate Orlando: e noi venuti
     Qui per morire o vincere con lui,
     Io non veggo per qſto che i perduti
     Dominii a racquiſtar s’ habbiá per vui,
     Ne douete ſperar che ſi ſi muti
     Lo ſtato de le coſe, morti nui,
     C’huomini a Carlo machino da porre
     Quiui a guardar fin’ all’eſtrema torre.

[42]
Coſi parlaua Brandimarte, & era
     Per ſuggiugere achor molte altre coſe,
     Ma ſu con voce irata e faccia altiera
     Dal Pagano interrotto, che riſpofe
     Temeritá per certo e pazzia vera
     E la tua, e di qualunque, che ſi poſe
     A conſigliar mai coſa o buona o ria
     Oue chiamato a conſigliar non ſia.

[43]
E che’l conſiglio che mi dai proceda
     Da bé ch m’hai voluto: e vuómi achora
     Io no ſo (a dire il ver) come io tei creda
     Quado qui con Orlando ti veggo hora,
     Crederò ben tu che ti vedi in preda
     Di quel Dragon che l’anime deuora:
     Che brami teco nel dolore eterno,
     Tutto’l mondo poter trarre all’inferno

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[44]
Ch’ io vica o pda, o debba nel mio regno
     Tornare atiquo, o Tempre ſtarne í bado,
     In mente ſua n’ha Dio fatto diſegno
     Ilqual ne io, ne tu, ne vede Orlando,
     Sia ql che vuol, no potrá ad atto Idegno
     Di Re, inchinarmi mai timor neſando,
     S’ io ſoſſi certo di morir: vo morto
     Prima reſtar ch’ai ſangue mio far torto.

[45]
Hor ti puoi ritornar, che ſc migliore
     Non fei dimani in qſto capo armato
     Che tu mi ſia parato hoggi oratore
     Mal troueraſſi Orlando accópagnato,
     Queſte vltime parole vſciron ſuore
     Del petto acceſo d’Agramante irato,
     Ritorno l’uno e l’altro, e ripofoffe
     Fin che del mare il giorno vſcito foſſe.

[46]
Nel biacheggiar de la nuoua alba armati
     E in vn mometo fur tutti a cauallo,
     Pochi ſermon ſi ſon tra loro vſati,
     Non vi ſu indugio non vi ſu interuallo:
     Che i ferri de le lancie hanno abbaſſati:
     Ma mi parria Signor far troppo fallo
     Se per voler di coſtor dir, laſciaffi
     Tato Ruggier nel mar che v’afTogaffi.

[47]
Il Giouinetto con piedi e con braccia
     Percotendo venia l’bombii’ onde:
     Il vento e la tempeſta gli minaccia
     Ma piú la conſcientia lo cófonde:
     Teme che Chriſto hora vedetta faccia
     Che poi che battezar ne l’acque monde
     Quando hebbe tempo ſi poco gli calſe,
     Hor ſi battezi in queſte amare e falſe.

[48]
Gli ritornano a mente le promeſſe
     Che tante volte alla ſua donna fece,
     Quel che giurato hauea quado ſi meſſe
     Contra Rinaldo, e nulla ſatisfece,
     A Dio ch’iui punir non lo voleſſe
     Pentito diſſe quattro volte e diece,
     E fece voto di core e di fede
     D’ eſſer chriſtia ſé ponea i terra il piede.

[49]
E mai piú non pigliar ſpada ne lancia
     Contra a i Fedeli in aiuto de Mori,
     Ma che ritorneria ſubito in Francia
     E a Carlo renderia debiti honori,
     Ne Bradamante piú terrebbe a ciancia
     E verria a ſine honeſto de i fuo’ amori
     Miracol ſu che ſenti al ſin del voto
     Creſcerfi ſorza e ageuolarfí il nuoto.

[50]
Creſce la ſorza, e l’animo indeſeſſo
     Ruggier percuote l’onde e le reſpinge,
     L’onde che ſeguon l’una all’altra preſſo
     Di che vna il leua, vn’ altra lo foſpinge,
     Coſi montando e diſcendendo ſpeffo
     Con gra trauaglio: al ſin l’arena attinge,
     E da la parte onde s’ inchina il colle
     Piú verſo il mar, eſce bagnato e molle.

[51]
Fur tutti gli altri che nel mar ſi diero
     Vinti da l’onde, e al ſin reſtar ne l’acque:
     Nel ſolitario ſcoglio vſci Ruggiero
     Come all’alta bontá diuina piacque,
     Poi che ſu fopra il monte inculto e fiero
     Sicur dal mar: nuouo timor gli nacque
     D’ hauere eſilio in ſi ſtrette confine
     E di morirai di diſagio al ſine.

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[52]
Ma pur col core indomito e conſtante
     Di patir quanto e in ciel di lui pſcritto,
     Pei duri fatti l’intrepide piante
     Moſſe poggiado in ver la cima al dritto,
     Non era cento paſſi andato inante
     Che vide d’ anni e d’ aſtinentie afflitto
     Huom e’ hauea d’ Eremita habito e ſegno
     Di molta riuerentia e d’ honor degno.

[53]
Che come gli ſu preſſo, Saulo Saulo
     (Grido) perche perſegui la mia fede?
     Come allhor il Signor diſſe a fan Paulo
     Che’l colpo ſalutifero gli diede,
     Paſſar crederti il mar ne pagar naulo
     E defraudare altrui de la mercede,
     Vedi che Dio e’ ha lunga man ti giunge
     Quando tu gli penfaſti eſſer piú lunge.

[54]
E ſeguito il ſantiſſimo Eremita
     Ilqual la notte inanzi hauuto hauea
     In viſion da Dio, che con ſua aita
     Allo ſcoglio Ruggier giunger douea:
     E di lui tutta la pattata vita
     E la ſutura, e anchor la morte rea,
     Figli e nipoti: & ogni difeendente
     Gli hauea Dio riuelato interamente.

[55]
Seguito l’Eremita riprendendo
     Prima Ruggiero, e al ſin poi cOfortollo,
     Lo riprendea ch’era ito differendo
     Sotto il ſoaue giogo a porre il collo,
     E quel che douea far libero eſſendo,
     Mentre Chriſto pgando a ſé chiamollo,
     Fatto hauea poi con poca gratia, quádo
     Venir con sferza il vide minacciando.

[56]
Poi confortollo, che non niega il cielo
     Tardi o p tépo Chriſto a chi gliel chiede
     E di quelli operarii del Vangelo
     Narro, ch tutti hebbono vgual mercede:
     Con charitade e con deuoto zelo
     Lo venne ammaeſtrando ne la fede,
     Verſo la cella ſua con lento patto
     Ch’era cauata a mezo il duro fatto.

[57]
Di fopra ſiede alla deuota cella
     Vna piccola chieſa che riſponde
     All’Oriente: assai commoda e bella:
     Di ſotto vn boſco ſcende fin’ all’onde,
     Di lauri e di ginepri e di mortella,
     E di palme ſruttiſere e feconde
     Che riga ſempre vna liquida ſonte
     Che mormorando cade giú dal monte,

[58]
Eran de glianni hormai preſſo a quarata
     Che ſu lo ſcoglio il ſraticel ſi meſſe,
     Ch’a menar vita ſolitaria e ſanta
     Luogo oportuno il Saluator gli eleſſe:
     Di ſrutte colte hor d’ úa hor d’ altra piata
     E d’acqua pura la ſua vita rette,
     Che valida e robuſta e ſenza affanno
     Era venuta all’ottantefimo anno.

[59]
Détro la cella il vecchio acceſe il fuoco
     E la menſa ingombro di varii ſrutti,
     Oue ſi ricreo Ruggiero vn poco
     Poſcia ch’i pani ei capelli hebbe aſciutti
     Imparo poi piú adagio in queſto loco
     De noſtra fede i gra myſterii tutti
     Et alla pura ſonte hebbe batteſmo
     Il di ſeguente dal Vecchio medeſmo.

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[60]
Secodo il luogo, assai contento ſtaua
     Quiui Ruggier, che’l buó ſeruo di Dio,
     Fra pochi giorni intention gli daua
     Di rimandarlo oue piú hauea diſio,
     Di molte coſe in tanto ragionaua
     Con lui ſouente, hor’al regno di Dio
     Hor’ a gli proprii caſi appertinenti,
     Hor del ſuo ſangue alle ſuture genti.

[61]
Hauea il Signor che’l tutto itède e vede
     Riuelato al ſantiſſimo Eremita
     Che Ruggier da ql di e’ hebbe la fede
     Douea fette anni, e no piú ſtare in vita,
     Che per la morte che ſua Dona diede
     A Pinabel: ch’aitai ſia attribuita
     Saria, e per quella achor di Bertolagi
     Morto da i Magazefi empi e maluagi,

[62]
E ch ql tradimèto andrá ſi occulto
     Che nò ſé n’udirá di ſuor nouella,
     Perche nel proprio loco ſia ſepulto
     Oue ancho vcciſo da la gente fella,
     Per queſto tardi vendicato & vlto
     Fia da la Moglie e da la ſua Sorella,
     E che col ventre pien per lunga via
     Da la Moglie fedel cercato ſia.

[63]
Fra l’Adice e la Brenta a pie de colli
     Ch’ai Troiao Anthenor piacqueno tato
     Con le ſulphuree vene e riui molli
     Con lieti ſolcili e prati ameni a canto,
     Che con l’alta Ida volentier mutolli
     Col ſoſpirato Aſcanio e caro Xanto
     A parturir verrá ne le foreſte
     Che ſon poco lotane al Phrigio Ateſte.

[64]
E ch’in bellezza & in valor creſciuto
     Il parto ſuo: che pur Ruggier ſia detto,
     E del ſangue Troian riconoſciuto
     Da quei Troiani, í lor Signor ſia elletto,
     E poi da Carlo a cui fará in aiuto
     Incontra i Lògobardi giouinetto:
     Dominio giuſto haura del bel paeſe
     E titolo honorato di Marcheſe.

[65]
E perche dira Carlo in latino, eſte
     Signori qui, quando faragli il dono,
     Nel ſecolo ſutur nominato Eſte
     Sara il bel luogo con augurio buono,
     E coſi laſciera il nome d’ Ateſte
     De le due prime note il vecchio ſuono,
     Hauea Dio anchora al ſeruo ſuo pdetta
     Di Ruggier la ſutura aſpra vendetta.

[66]
Ch’ in viſione alla fedel Còſorte
     Apparirá dinanzi al giorno vn poco,
     E le dira chi l’haura meſſo a morte
     E doue giacerá, moſtrera il loco,
     Onde ella poi con la Cognata ſorte
     Diſtruggera Pontieri a ferro e a fuoco
     Ne fará a Maganzeſi minor danni
     Il figlio ſuo Ruggiero ou’ habbia gliani.

[67]
D’Azzi, d’Alberti, d’Obici diſcorſo
     Fatto gli haueua, e di lor ſtirpe bella
     Infino a Nicolo, Leonello, Borſo:
     Hercole, Alfofo, Hippolyto, e [(Tabella,
     Ma il ſanto Vecchio ch’alla lingua ha il morſo
     NO di cjjto egli fa perho fauella,
     Narra a Ruggier quel che narrar guiéfi
     E quel ch’in ſé de ritener ritienfi.

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[66]
In queſto tepo Orlando e Brandimarte
     E’l Marcheſe Oliuier col ferro baffo,
     Vanno a trouare il Saracino Marte
     (Che coſi nominar ſi può Gradaſſo,)
     E glialtri duo che da contraria parte
     Ha moſſo i buO deſtrier piú ch di paſſo,
     Io dico il Re Agramate e’l Re Sobrino
     Rimbóba al corſo il Iito e’l mar vicino.

[69]
Quado allo ſcótro vengono a trouarſi
     E in trOchi vola al ciel rotta ogni lancia,
     Del gran rumor ſu viſto il mar gonſiarli
     Del gran rumor che s’ udi ſino in Frácia,
     Venne Orlado e Gradaſſo a riſcótrarfi
     E potea ſtare vgual queſta bilancia
     Se non era il vantaggio di Baiardo,
     Che ſé parer Gradaſſo piú gagliardo

[70]
Percoſſe egli il deſtrier di minor ſorza
     Ch’ Orlado hauea, d’ un vrto coſi ſtrano,
     Che lo fece piegare a poggia e ad orza
     E poi cader, quato era lungo, al piano,
     Orlando di leuarlo ſi risforza
     Tre volte e qttro, e co ſproni, e co mano,
     E quado al ſin noi può leuar, ne ſcende
     Lo ſcudo imbraccia e Baliſarda prende.

[71]
Scòtroſſi col Re d’ Africa Oliuiero
     E fur di quello incotro a paro a paro:
     Brandimarte reſtar ſenza deſtriero
     Fece Sobrin, ma non ſi ſeppe chiaro
     Se v’ hebbe il deſtrier colpa o il caualliero
     Ch’ auezzo era cader Sobrin di raro
     O del deſtriero o ſuo pur foſſe il fallo
     Sobrin ſi ritrouo giú del cauallo.

[72]
Hor Brandimarte che vide per terra
     Il Re Sobrin, non l’aſſali altrimente
     Ma contra il Re Gradaſſo ſi diſſerra
     C hauea abbattuto Orlando parimente,
     Tra il Marcheſe e Agramate ado la guerra
     Come ſu cominciata primamente,
     Poi che ſi roppon l’haſte ne gli feudi
     S’ eran tornati incontra a ſtocchi ignudi.

[73]
Orlando che Gradaſſo in atto vede
     Che par ch’a lui tornar poco gli caglia,
     Ne tornar Brádimarte gli concede
     Tanto lo ſtringe, e tanto lo trauaglia,
     Si volge intorno, e Umilmente a piede
     Vede Sobrin, che ſta ſenza battaglia,
     Ver lui s’ auenta, e al muouer de le piate
     Fa il ciel tremar del ſuo fiero ſembiante.

[74]
Sobrin che di tato huom vede l’affalto
     Stretto ne l’arme s’apparecchia tutto
     Come nocchiero a cui vegna a grá ſalto
     Muggendo incotra il minaccioſo flutto,
     Drizza la prora, e quado il mar tant’ alto
     Vede ſalire: eſſer vorria all’afeiutto:
     Sobrin lo ſcudo oppone alla ruina
     Che da la ſpada vien di Fallerina.

[75]
Di tal ſinezza e quella Baliſarda
     Che l’arme le puon far poco riparo,
     In man poi di perſona ſi gagliarda
     In man d’ Orlado vnico al mòdo o raro,
     Taglia lo ſcudo: e nulla la ritarda
     Perche cerchiato ſia tutto d’acciaro:
     Taglia lo ſcudo e ſino al fondo fende
     E ſotto a quello in ſu la ſpalla ſcende.

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[76]
Scende alla ſpalla, e perche la ritroui
     Di doppia lama e di maglia coperta:
     Nò vuol perho che molto ella le gioui
     Che di gran piaga nò la laſci aperta,
     Mena Sobrin, ma indarno e che ſi proui
     Ferire Orlando, a cui per gratia certa
     Diede il Motor del cielo e de le ſtelle
     Che mai ſorar nò ſé gli può la pelle.

[77]
Radoppia il colpo il valoroſo Cote
     E penſa da le ſpalle il capo torgli,
     Sobrin che fa il valor di Chiaramòte
     E che poco gli vai lo ſcudo opporgli
     S’ arretra: ma no tato che la ſrOte
     NO veniſſe ancho Baliſarda a corgli,
     Di piatto ſu, ma il colpo tanto fello
     Ch’amacco l’elmo e glitrono il ceruello.

[78]
Cadde Sobrin del fiero colpo in terra
     Onde a gran pezzo poi nò e riſorto,
     Crede ſinita hauer cO lui la guerra
     Il Paladino, e che ſi giaccia morto,
     E verſo il Re Gradaſſo ſi diſſerra
     Che Iirandimarte no meni a mal porto:
     Che’l Paga d’arme e di ſpada l’auanza
     E di deſtriero: e ſorſè di poſſanza.

[79]
L’ardito Brandimarte in ſu Fròtino
     Quel buò deſtrier ch di Ruggier ſu diazi
     Si porta coſi ben col Saracino
     Che no par giá che quel troppo l’auazi,
     E s’egli haueſſe oſbergo coſi ſino
     Come il Pagan, gli ſtaria meglio inanzi,
     Ma gli 9uiè (che mal ſi ſente armato)
     Speſſo dar luogo hor d’úo hor d’altro Iato

[80]
Altro deſtrier nò e che meglio intenda
     Di quel Fròtino, il caualliero a cenno:
     Par che douunque Durindana ſceda
     Hor qnci hor qndi habbia a ſchiuarla séno
     Agramate e Oliuier battaglia horrèda
     Altroue fanno, e giudicar ſi dèno
     Per duo guerrier di pari in arme accorti
     E pochi differenti in eſſer ſorti.

[81]
Hauea laſciato (come io diſſi) Orlando
     Sobrino in terra, e 9tra il Re Gradaſſo
     Soccorrer Brandimarte diſiando
     Come ſi trouo a pie, venia a gran paſſo,
     Era vicin per aſſalirlo, quando
     Vide in mezo del capo andare a ſpaffo
     Il buò cauallo onde Sobrin ſu ſpinto,
     E per hauerlo preſto ſi ſu accinto.

[81]
Hebbe il deſtrier che no trouo còteſa:
     E leuo vn ſalto & entro ne la fella:
     Ne l’una man la ſpada tien foſpefa
     Mette l’altra alla briglia ricca e bella:
     Gradaſſo vede Orlando, e no gli peſa
     Ch’a lui ne viene: e per nome l’appella:
     Ad eſſo, e a Bradimarte: e all’altro ſpera
     Far parer notte, e che nò ſia anchor ſera.

[83]
Voltaſi al Cote e Brandimarte laſſa
     E d’una punta lo troua al camaglio:
     Fuor che la carne ognialtra coſa paſſa
     Per ſorar quella e vano ogni trauaglio,
     Orlando a vn tepo Baliſarda abbaſſa
     No vale incanto ou’ella mette il taglio
     L’elmo: lo ſcudo: l’oſbergo: e l’arnefe
     Venne fendedo in giú ciò ch’ella preſe.

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[84]
E nel volto, e nel petto, e ne la coſcia
     Laſcio ferito il Re di Sericana
     Di cui non ſu mai tratto ſangue, poſcia
     C hebbeqll’arme, hor gli par coſa ſtrana
     Ch qlla ſpada (e n’ ha diſpetto e agoſcia)
     Le tagli hor ſi, ne pur’ e Durindana,
     E ſé piú lungo il colpo era, o piú appſſo,
     L’hauria dal capo inſino al ventre feſſo.

[85]
Non biſogna piú hauer ne l’arme fede
     Come hauea diazi, che la proua e fatta,
     Con piú riguardo e piú ragion procede
     Che non ſolea, meglio al parar ſi adatta,
     Brandimarte ch’Orlando entrato vede
     Che gli ha di ma quella battaglia tratta,
     Si pone in mezo all’una e all’altra pugna
     Perche in aiuto oue e biſogno giugna,

[86]
Eſſendo la battaglia in tale iſtato
     Sobrin ch’era giaciuto in terra molto,
     Si leuo, poi ch’in ſé ſu ritornato
     E molto gli dolea la ſpalla e’l volto,
     Alzo la viſta e miro in ogni lato
     Poi doue vide il ſuo Signor riuolto
     Per dargli aiuto i lunghi paſſi torſe:
     Tacito ſi, ch’alcun non ſé n’ accorſe.

[87]
Vien dietro ad Oliuier ch tenea gliocchi
     Al Re Agramante, e poco altro attèdea
     E gli feri ne i deretan ginocchi
     Il deſtrier di peoſſa in modo rea:
     Che ſenza idugio e ſorza che trabocchi
     Cade Oliuier, ne’l piede hauer potea,
     Il manco pie ch’ai non penſato caſo
     Sotto il cauallo in ſtaffa era rimaſo.

[88]
Sobrin radoppia il colpo, e di riuerſo
     Gli mena: e fegli crede il capo torre,
     Ma lo vieta Tacciar lucido e terſo
     Ch tèpro giá Vulca, porto giá Hettorre,
     Vede il periglio Brandimarte, e verſo
     Il Re Sobrino a tutta briglia corre:
     E lo fere in fu’l capo e gli da d’ urto
     Ma il fiero vecchio e toſto in pie riſurto.

[89]
E torna ad Oliuier per dargli ſpaccio
     Si ch’eſpedito all’altra vita vada,
     O no laſciare al men ch’eſca d’ impaccio
     Ma che ſi ſtia fotto’l Cauallo a bada,
     Oliuier e’ ha difopra il miglior braccio
     Si che ſi può difender con la ſpada,
     Di qua, di la, tanto percuote e punge
     Che quata e lunga fa Sobrin ſtar lunge.

[90]
Spera s’ alquanto il tien da ſé riſpinto
     In poco ſpatio vſcir di quella pena,
     Tutto di ſangue il vede molle e tinto
     E che ne verſa tanto in ſu l’arena
     Che gli par e’ habbia toſto a reſtar vito:
     Debole e ſi che ſi foſtiene a pena,
     Fa per leuarſi Oliuier molte proue
     Ne da doſſo il deſtrier perho ſi muoue.

[91]
Trouato ha Bradimarte ilRe Agramate
     E cominciato a tempeſtargli Uomo,
     Hor co FrOti gli e al ſisco, hor gli e dauate
     Con ql Frótin che gira come vn Torno,
     Buon cauallo ha il ſigliuol di Monodate
     No l’ha peggio? il Re di Mezo giorno:
     Ha Brigliador che gli dono Ruggiero
     Poi che lo tolſe a Mandricardo altiero.

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[92]
Vantaggio ha bene assai de l’armatura
     A tutta proua l’ha buona e perfetta,
     Brandimarte la ſua tolſe aventura
     Qual potè hauere a tal biſogno in fretta,
     Ma ſua animoſita ſi l’aſſicura
     Ch’in miglior toſto di cangiarla aſpetta:
     Come che’l Re African d’aſpra pcoſſa
     La ſpalla deſtra gli hauea fatta roſſa.

[93]
E ſerbi da Gradaſſo ancho nel ſianco
     Piaga da non pigliar perho da giuoco,
     Tanto l’attefe al varco il guerrier ſraco
     Che di cacciar la ſpada trouo loco,
     Spezzo lo ſcudo e feri il braccio manco,
     E poi ne la man deſtra il tocco vn poco,
     Ma qſto vn ſcherzo ſi può dire e u ſpaffo
     Verſo ql che fa Orlado e’l Re Gradaſſo

[94]
Gradaſſo ha mezo Orlando diſarmato
     l’elmo gli ha in cima e da dui lati rotto:
     E fattogli cader lo ſcudo al prato
     Oſbergo e maglia apertagli diſotto,
     Non l’ha ferito giá: ch’era affatato:
     Ma il Paladino ha lui peggio còdotto,
     In faccia, ne la gola, in mezo il petto
     L’ha ferito, oltre a ql ch giá v’ho detto.

[95]
Gradaſſo diſperato che ſi vede
     Del jiprio ſangue tutto molle e brutto:
     E ch’Orlando del ſuo dal capo al piede
     Sta dopo tanti colpi anchora aſciutto,
     Leua il brado a due mani, e ben ſi crede:
     Partirgli il capo, il petto, il vètre, e’l tutto
     E a punto come vuol, fopra la ſronte
     Percuote a meza ſpada il fiero Conte.

[96]
E s’era altro ch’Orlando l’hauria fatto
     l’hauria ſparato ſin fopra la fella,
     Ma come colto l’haueſſe di piatto
     La ſpada ritorno lucida e bella,
     De la percoſſa Orlando ſtupefatto
     Vide mirando in terra alcuna ſtella,
     Laſcio la briglia, e’l brado hauria laſciato
     Ma di catena al braccio era legato,

[97]
Del ſuon del colpo ſu tanto ſmarrito
     Il corridor ch’Orlando hauea fu’l dorſo
     Che diſcorrendo il polueroſo lito
     MoſtrSdo giá quato era buono al corſo:
     De la percoſſa il Conte tramortito
     Non ha valor di ritenergli il morſo
     Segue Gradaſſo e l’hauria toſto giunto
     Poco piú che Baiardo haueſſe punto.

[98]
Ma nel voltar d gliocchi il Re Agramate
     Vide condotto all’ultimo periglio:
     Che ne l’elmo il ſigliuol di Monodante
     Col braccio manco gli ha dato di piglio,
     E glie l’ha diſlaciato giá d’auante
     E tenta col pugnai nuouo conſiglio:
     Ne gli può far quel Re difeſa molta
     Perche di ma gli ha achor la ſpada tolta

[99]
Volta Gradaſſo e piú non ſegue Orlado
     Ma doue vede il Re Agramate accorre,
     l’incauto Brandimarte, non penſando
     Ch’ Orlando coſtui laſci da ſé torre,
     NO gli ha ne gliocchi nel pèſiero, iſtado
     Il coltel ne la gola al Pagan porre,
     Giunge Gradaſſo, e a tutto ſuo potere
     Co la ſpada a due man l’elmo gli fere.

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[100]
Padre del ciel da ſra gli eletti tuoi
     Spiriti, luogo al Martyr tuo fedele,
     Che giunto al ſin de tempeſtofi ſuoi
     Viaggi, in porto hormai lega le vele,
     Ah Durindana, dunque eſſer tu puoi
     Al tuo Signore Orlado ſi crudele?
     Ch la piū grata copagnia e piū ſida
     Ch’egli habbia al modo: inazi tu gli vccida

[101]
Di ferro vn cerchio groſſo era duo dita
     Intorno all’elmo: e ſu tagliato e rotto
     Dal grauiſſimo colpo, e ſu partita
     La cuffia de l’acciar ch’era di ſotto,
     Brandimarte co faccia ſbigottita
     Giū del deſtrier ſi riuerſcio di botto
     E ſuor del capo ſé co larga vena
     Correr di ſangue vn fiume in ſu l’arena.

[102]
Il Còte ſi riſente e gliocchi gira
     Et ha il ſuo Brādimarte in terra ſcorto
     E fopra in atto il Serican gli mira
     Che bé conoſcer può ch glie l’ha morto
     NO ſo ſé in lui potè piū il duolo o l’ira
     Ma da piangere il tempo hauea ſi corto,
     Ch reſto il duolo, e l’ira vſci piū í fretta:
     Ma tèpo e homai ch ſine al cato io metta.


CANTO XLII



[1]

Q
Val duro ſreno o ql ferrigno nodo

     Qual (s’eſſer può) catena di Diamante?
     Fara che l’ira ſerui ordine e modo
     Che no traſcorra oltre al preferitto inante?
     Quando perſona che co ſaldo chiodo
     T’habbia giā ſiſſa Amor nel cor coſtate,
     Tu vegga o per violentia o per inganno
     Patire o dishonore o mortai danno?

[2]
E s’a crudel s’ad inhumano effetto
     Quell’impeto talhor l’animo ſuia:
     Merita eſcuſa, perche allhor del petto
     NO ha ragione imperio ne balia,
     Achille poi che ſotto il falſo elmetto
     Vide Patroclo inſanguinar la via
     D’uccider chi l’ucciſe no ſu ſatio
     Se noi trahea: ſé no ne facea ſtratio.

[3]
Inuitto Alſonſo ſimile ira acceſe
     La voſtra gente, il di che vi percoſſe
     La ſrOte il graue ſaſſo, e ſi v’oſſèſe
     Ch’ognun penſo che l’alma gita foſſe:
     l’acceſe in tal furor: che nò difeſe
     Voſtri inimici, argini, o mura, o foſſe
     Che no ſoſſino inſieme tutti morti
     Senza laſciar chi la nouella porti.