Laude (1910)/Laude/Lauda LXXXIX

LXXXIX. Arbore de l’amore diuino

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LXXXIX. Arbore de l’amore diuino
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Arbore de l’amore diuino.          .lxxxix.


     VN arbore è da Dio plantato,       lo qual amor è nominato.
O tu, homo, che c’èi salito,       dimme en que forma èi tu gito,
     perché l uiagio me sia aprito,       ché sto en terra otenebrato.
Se l te dico, poco uento       mo m’encasca, sì sto lento!4
     ancora non agio uencto,       nante so molto tempestato.
Già non è tua questa storia,       nante è a Dio tutta gloria;
     non me trouo en mia memoria       che tu per arte l’aggi acquistato.
Se l me dice, mo po auenire       che mo me fai de loto uscire,8
     se per te uengo a Dio seruire,       a Dio m’auerai guadagnato.
A laude de Dio lo te dico       et per hauermete ad amico;
     empaurato dal nemico       fui a questo arbore menato.
Con la mente ci aguardai,       et de salir m’enfiammai,12
     fui da pede & io l mirai,       ch’era tanto smesurato.

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Li rami erano en tanta altura,       non ne posso dir mesura;
     lo pedale en dirittura       era tutto desnodato.
Da nulla parte non uedea       co salire ce potea,16
     se non da un ramo che pendea       ch’era a terra repiegato.
Questo era un rametello       ch’era molto pouerello,
     humilitate era segello       de questo ramo desprezato.
Aduia’ me per salire,       fóme dicto: non uenire,20
     se non te brighi de partire       da omne mortal peccato.
Venneme contritione,       lauaime con confessione,
     et feci satisfactione,       co da Dio me fo donato.
Al salire retornando,       et nel mio cor gia pensando24
     et gia molto dubitando       del salir afatigato.
Pregai Dio deuotamente       ch’al salir me fos iuuente,
     cha, senza lui, non è niente       de tutto quel ch’auea pensato.
Da ciel me uenne una uuce       et disse: ségnate con cruce,28
     et piglia el ramo de la luce       lo qual a Dio è molto a grato.
Con la croce me signai       et lo ramo sì pigliai,
     tutto lo core ci afictai       sì ch’en alto fui leuato.
Poi, leuato en tanta altura,       trouai amor de dirictura,32
     lo qual me tolse onne paura       onde el mio cor era tentato.
Encontenente ch’io fui gionto,       non me lassò figer ponto
     de far sopra me un gionto       en un ramo sopra me plantato.
Poi ch’en quel ramo fui salito,       che da man ritta era insito,36
     de suspiri fui ferito,       luce de lo sponso dato.
Da l’altra parte uolse l uiso       et ne l’altro ramo fui affiso,
     et l’amor me fece riso,       però che m’auea sì mutato.
Et io, sopra me guardanno,       doi rami ce uidde entanno,40
     l’uno ha nome perseueranno,       l’altro amor continuato.
Salendo su cresi posare,       l’amor non me lassò finare,
     de sopra me féme guardare       en un ramo sopra me fermato.
Salendo su sì resedea,       le poma scripte ce pendea,44
     le lacrime ch’amor facea,       ché lo sponso gli era sì celato.
Da l’altra parte uolse l core,       uidde el ramo de l’ardore,
     passando l’à sentito amore       che m’auea sì rescaldato.
Stando loco non finaua,       l’amor molto m’encalzaua48
     de menarme là ue staua       en un ramo sopra me exaltato.
Poi ch’en quel ramo me alzasse,       scripto era ch’io me odiasse,
     perché tutto amor portasse       a quel Signor che m’à creato.
Al ramo da l’altra parte       trasseme amor per arte52
     a lo contemplar che sparte       lo cor d’omne amaricato.
A lo ramo de più alteza       sì fui tracto con lebeza,
     ó languisce en alegreza       sentendo d’amor con odorato.

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Da l’altra parte pusi mente,       uidi ramo ante me piacente,56
     passando l’ardor pongnente       ferendo al cor l’à stemperato.
Stemperato de tal foco,       lo mio cor non hauea loco,
     fui furato a poco a poco       en el ramo sopra me fidato.
Tanto d’amor fui ferito,       ch’en quel ramo fui rapito60
     ó lo mio sponso fo apparito       et con lui fui abracciato.
En me medesmo uenni mino,       menato en quel ramo diuino,
     tanto uiddi cosa en pino,       che lo cor ce fo anegato.
A le laude del Signore       dicto t’aggio el suo tenore;64
     se uol salire, or pone l core       a tutto quel ch’agio parlato.
En el arbor de contemplare       chi uol salir, non dé posare,
     pensier, parole & facti fare       et ita sempre exercitare.
Agionto en alcuni libri
Non è dato a creatura       salir ultra sta misura,68
     la trinità sola è for misura,       lo sommo inaccessibil chiamato.
Tredece ramora con li fructi,       de septe gradora producti,
     se gli potrai salir tutti,       serai en perfecto stato.