La madre (Deledda)/Capitolo 15

Capitolo 15

../Capitolo 14 ../Capitolo 16 IncludiIntestazione 10 dicembre 2014 100% Da definire

Capitolo 14 Capitolo 16

[p. 78 modifica]



Qualcuno infatti picchiò all’uscio.

Egli trisalì come svegliato di soprassalto, e si gettò subito giù dal letto con l’impressione di uno che deve partire e teme di far tardi. Appena alzato però si mise a sedere affranto; sentiva tutte le membra rotte; gli pareva lo avessero bastonato durante il sonno. Piegato, col mento sul petto, mosse lievemente la testa accennando di sì, di sì. Sì, la madre non s’era dimenticata di chiamarlo presto, com’egli le aveva raccomandato il giorno avanti. Sì, la madre procedeva per la sua via dritta: non ricordava nulla delle cose della notte scorsa e lo chiamava come se tutto fosse eguale alle altre mattine. [p. 79 modifica]

Era eguale, sì. Ed egli tornò a sollevarsi e cominciò a vestirsi: e a poco a poco si irrigidiva, si drizzava, entro la sua veste dura di guerriero.

Spalancò la finestra, sbattendo le palpebre contro la luce viva del cielo argenteo. I rovi del ciglione tremolavano tutti pieni di scintille e di canti di uccelli; il vento era cessato, e nell’aria pura vibravano i rintocchi della campana.

Quei rintocchi lo chiamavano: egli non vedeva più nulla delle cose esterne, sebbene cercasse di sfuggire alle sue cose interne; l’odore della sua camera gli dava un turbamento fisico; i ricordi lo pungevano tutto. Quei rintocchi lo chiamavano, ma egli non si decideva a lasciare la sua camera, e vi si aggirava quasi rabbiosamente: si avvicinò e tosto si allontanò dallo specchio: aveva un bel fuggire; l’immagine della donna gli stava dentro come la sua nello specchio; egli poteva! rompersi in mille pezzi; ogni pezzo l’avrebbe conservata intera.

Il secondo tocco della Messa insisteva, [p. 80 modifica]sollecitandolo; egli andava qua e là cercando qualche cosa che non trovava. Finalmente sedette davanti il tavolino e cominciò a scrivere.

Dapprima copiò i versetti della porta stretta «entrate per la porta stretta; ecc....» poi li cancellò e sul rovescio del foglietto scrisse:

«La prego di non aspettarmi più. Noi ci siamo avvolti scambievolmente in una rete d’inganni: bisogna tagliare subito per liberarsi, per non cadere a fondo. Io non verrò più: mi dimentichi, non mi scriva, non cerchi di vedermi più».

Scese e chiamò la madre nel corridoio d’ingresso: le porse la lettera, senza guardarla.

— Portatela subito, — disse con voce rauca, — procurate di consegnarla a lei, e venite via subito.

Si sentì portar via dalle mani la lettera e corse fuori, di nuovo momentaneamente sollevato.

La campana suonava già il terzo tocco, sopra il paesetto silenzioso, sopra le valli [p. 81 modifica]ancora grigie del grigio argenteo dell’alba.

Figure di vecchi paesani, col bastone di radica appeso al polso con una correggia, e di donne dalla testa quadrata grossa sul corpo piccolo, venivano su dalla strada in pendìo e pareva salissero dalla profondità della valle.

Quando tutti furono dentro la chiesetta, e i vecchi presero posto sotto la balaustrata dell’altare, un odore di selvatico si sparse intorno.

Antioco, però, il sagrista adolescente, che assisteva la messa, agitava il turibolo mandando il fumo verso i vecchi per allontanarne la puzza. A poco a poco una nuvola d’incenso divise l’altare dal resto della chiesetta, e il sagrista bruno nel suo camice bianco, e il prete pallido nei suoi paramenti di broccato rossastro vi si mossero in mezzo come in una nebbia perlata.

A tutti e due piaceva molto il fumo e l’odore dell’incenso, e ne facevano un grande uso. Volgendosi verso la navata, [p. 82 modifica]il prete chiudeva gli occhi come non vedesse bene attraverso quella nebbia: indi aggrottava la fronte. Pareva scontento dello scarso numero dei fedeli, e che ne aspettasse altri. Qualche ritardatario infatti arrivava: arrivò in ultimo anche la madre, ed egli si fece pallido fin sulle labbra.

La lettera era dunque consegnata, il sacrifizio compiuto: un sudore di morte gli inumidiva le tempia; e quando consacrò l’ostia gemette tra sè:

— Dio mio, vi offro la mia carne, vi offro il mio sangue.

E gli parve di veder la donna, anche lei col foglietto in mano come un’ostia consacrata: leggeva e cadeva a terra tramortita.

Finita la messa s’inginocchiò stanco, recitando con voce monotona una preghiera in latino; i fedeli rispondevano, ed egli provava un’impressione di sogno, un desiderio di buttarsi giù bocconi ai piedi dell’altare e dormire come un pastore sulla nuda roccia.

Vedeva tra il fumo dell’incenso, dietro il vetro della nicchia, la piccola Madonna [p. 83 modifica]che il popolo credeva miracolosa, nera e fine come un cammeo entro un medaglione: e la guardava, con l’impressione di rivederla solo allora, dopo lungo tempo, dopo una lunga assenza. Dove era stato, in tutto quel tempo? Non ricordava bene, aveva la mente confusa: ma d’un tratto sì scosse, s’alzò, si volse, e, cosa del resto non nuova ma non troppo frequente, si mise a parlare ai fedeli. Parlava in dialetto, con voce aspra, come sgridasse i vecchi paesani che sporgevano il viso barbuto fra gl’intercolunni della balaustrata per ascoltare meglio, e le donne che stavano accovacciate per terra tra curiose e paurose. Il sagrista, col libro sul braccio, lo guardava coi lunghi occhi bistrati, poi guardava i fedeli e scuoteva la testa come per minacciarli scherzosamente.

— Sì, — diceva il prete, — il vostro numero è sempre più scarso: se io mi volgo ho quasi vergogna a guardare: mi sembra d’essere un pastore che ha perduto le sue pecore. Solo la domenica la chiesa è un poco più piena; ma si direbbe [p. 84 modifica]che venite più per scrupolo che per credenza; per abitudine e non per bisogno; come vi mutate d’abito, come vi riposate. Ebbene, è tempo di svegliarsi: è tempo di svegliarsi tutti. Non dico che vengano qui, tutte le mattine, le madri di famiglia, e gli uomini che avanti l’alba devono andare al lavoro; ma le giovani donne, i vecchi, i fanciulli, tutti quelli che io adesso uscendo di chiesa vedrò sulle soglie delle loro porte a salutare il sole nascente, tutti devono venire qui a cominciare la giornata con Dio, a salutare Dio nella sua casa, e prendere forza per il tratto di strada da percorrere. Se così farete, sparirà la miseria che vi rode, e i mali costumi spariranno, e la tentazione sarà lontana da voi. È tempo di svegliarsi presto la mattina, e di lavarsi e mutarsi di abito ogni giorno, non la domenica solamente. Vi aspetto dunque tutti, cominciando da domani: pregheremo assieme perchè Dio non abbandoni noi e il nostro piccolo paese come non abbandona il più piccolo dei nidi: e per quelli che sono [p. 85 modifica]malati e non possono venire pregheremo perchè guariscano e camminino.

Si volse di botto e il sagrista lo imitò. Per qualche momento nella chiesetta regnò un silenzio così intenso che si sentiva il picchiare del tagliapietra dietro il ciglione. Poi una donna si alzò, e avvicinatasi alla madre del prete le mise una mano sull'omero, chinandosi a dirle sottovoce:

— Bisogna che figlio vostro venga subito a confessare il Re Nicodemo, gravemente malato.

La madre sollevò gli occhi uscendo dalla sua pena. Ricordò che il Re Nicodemo era un vecchio cacciatore stravagante, il quale viveva in una capanna sull’altipiano; e domandò se occorreva che il suo Paulo si recasse lassù per confessarlo.

— No, — mormorò la donna, — i parenti lo hanno portato giù in paese.

La madre allora andò ad avvertire il suo Paulo, nella piccola sagrestia dov’egli finiva di spogliarsi aiutato da Antioco.

— Tu verrai prima a casa, a prendere il caffè? [p. 86 modifica]

Egli evitava di guardarla: non le rispose neppure e parve darsi un gran da fare per affrettarsi e correre dal vecchio malato.

Madre e figlio pensavano alla stessa cosa: alla lettera consegnata ad Agnese; ma nè l’una nè l’altro ne parlavano. Poi egli andò via di corsa, ed ella, ferma come una statua di legno, disse al sagrista affaccendato a riporre i paramenti sacri entro l’armadio nero:

— Era meglio che non gli dicevo niente finchè non veniva a casa a prendere il caffè.

Ma Antioco sporse il viso dallo sportello dell’armadio e disse gravemente:

— Un prete deve abituarsi a tutto.

E riprendendo la sua faccenda dentro l’armadio aggiunse come fra sè:

— Forse egli è arrabbiato con me perchè dice che sono stato distratto; invece non è vero; vi assicuro che non è vero. Solo guardavo i vecchi e mi veniva voglia di ridere: perchè la predica non la capivano certo. Aprivano la bocca, ma [p. 87 modifica]non capivano niente. Scommetto che il vecchio Marco Panizza crede davvero che deve lavarsi la faccia tutti i giorni, lui che si lava solo a Pasqua ed a Natale. E, vedrete, vedrete che d’ora in avanti tutti verranno ogni giorno in chiesa perchè gli disse che con questo sparirà la miseria.

Ella rimaneva ferma, con le mani sotto il grembiale.

— La miseria dell’anima, — disse, per far vedere che lei almeno aveva capito: tuttavia Antioco la guardò come aveva guardato i vecchi: con una gran voglia di ridere. Poiché era certo che nessuno poteva capire queste cose come le capiva lui che già sapeva a memoria i quattro Evangeli e voleva farsi prete: cosa che non gl’impediva di essere malizioso e curioso come gli altri ragazzi.

Appena ebbe rimesso tutto in ordine, andata via la madre del prete, chiuse la sagrestia e attraversò il piccolo orto della chiesa invaso da rosmarini e solitario come un angolo di cimitero; ma invece di [p. 88 modifica]tornare a casa, dalla madre che aveva un’osteria lì nell’angolo della piazza, corse nella parrocchia per sapere qualche cosa del Re Nicodemo; ed anche per un’altra ragione.

— Vostro figlio mi ha sgridato perchè stavo disattento, — ripetè inquieto, mentre la madre del prete si affaccendava a preparare la colazione per il suo Paulo. — Forse non mi vorrà più per sagrista; forse vorrà Ilario Panizza: ma Ilario non sa neppure leggere, mentre io ho imparato così bene a leggere anche il latino. E poi Ilario è così sporco. Che ne dite? Mi manderà via?

— Egli ti vuole attento, null’altro; non si deve ridere, in chiesa, — ella rispose, dura e grave.

— Egli era molto arrabbiato. Forse stanotte non ha dormito, per il vento. Avete sentito che vento?

La donna non rispose. Andò nella stanzetta da pranzo e mise sulla mensa tanto pane e tanti biscotti da bastare per i dodici apòstoli: forse il suo Paulo non [p. 89 modifica]avrebbe toccato nulla, ma il muoversi, il preparare per lui come se dovesse rientrare allegro e affamato come un pastore dal monte, acquietavano un po’ la sua pena e forse anche la sua coscienza.

Questa però ogni tanto si agitava con più angoscia: le stesse osservazioni del ragazzo «egli forse stanotte non ha dormito e perciò è così in collera», aumentavano la sua inquietudine.

E andava e veniva, e i suoi passi pesanti risonavano nelle stanzette silenziose; sentiva d’istinto che apparentemente tutto era finito, ma in verità tutto cominciava allora. Aveva inteso bene le parole di lui dall’altare: che bisognava svegliarsi presto, lavarsi e camminare. Camminare, camminare. Ed ella andava e veniva, su e giù, su e giù, dandosi l’illusione di camminare davvero. Rimise in ordine la camera di lui; ma lo specchio e gli odori, pure attraverso la convinzione che tutto oramai era finito, continuavano a irritarla e inquietarla.

La figura del suo Paulo, pallida e [p. 90 modifica]rigida come quella di un cadavere, le appariva dentro lo specchio maledetto, e appesa al muro con la sottana, e stesa senza respiro sul letto.

E qualche cosa le pesava sul cuore, come se anche dentro di lei un suo viscere si fosse paralizzato e le impedisse di respirare bene.

Mentre mutava la federa del guanciale, levandone quella che il suo Paulo aveva bagnata d’un sudore d’angoscia, pensò, per la prima volta in vita sua:

— Ma perchè i preti non possono sposarsi?

E pensò che Agnese era ricca, che aveva una casa grande, e orti e poderi.

Subito le parve di peccare orrendamente, facendo questi pensieri: e andò a riporre la federa, tornò indietro, ripassò nella sua camera.

Camminare, camminare. Camminava dall’alba e non era che al principio della via. Del resto si va, si va, e si ritorna sempre allo stesso punto. Tornò giù e sedette davanti al camino, accanto ad [p. 91 modifica]Antioco che, lui almeno, non si moveva, deciso di aspettare anche tutta la giornata pur di rivedere il suo superiore e far la pace con lui.

Immobile, con le gambe accavalcate e le mani intrecciate intorno alle ginocchia, disse, non senza un lieve accento di rimprovero:

— Dovevate portargli il caffè in chiesa, come quando s’indugia a confessare le donne. Così avrà anche fame!

— E chi sapeva che lo chiamavano d’urgenza Pare che il vecchio sia moribondo.

— Ma non deve esser vero. Sono i nipoti che desiderano la sua morte perchè egli possiede dei denari. Io lo conosco, il vecchio: l’ho veduto una volta che sono andato con mio padre sull'altipiano. Stava seduto al sole, tra le pietre, fra un cane e un’aquila addomesticata, e tante bestie morte. Dio non comanda così.

— Che cosa comanda, dunque?

— Dio comanda di vivere fra gli uomini, di lavorare la terra di non nascondere i denari, ma darli ai poveri, [p. 92 modifica]Parlava come un omino, il piccolo sagrista; e la madre del prete s’intenerì.

Dopo tutto, se Antioco parlava così bene e assennato, era per gl’insegnamenti del suo Paulo. Era il suo Paulo che insegnava a tutti la bontà, la saviezza, la prudenza: e quando voleva riusciva a convincere persino i vecchi, che hanno le loro idee già fatte, e i fanciulli spensierati.

Sospirò, piegandosi a riavvicinare la caffettiera alla brace.

— Tu parli come un piccolo santo, Antioco mio: vedremo se da grande farai così; se darai i tuoi denari ai poveri.

— Sì, io darò tutto ai poveri. Io avrò molti denari, perchè mia madre ne guadagna parecchi, con la sua osteria, e mio padre è guardaboschi e guadagna anche lui. Tutto quello che avrò lo darò ai poveri: Dio vuole così e poi provvede lui a noi. E la Bibbia dice: i corvi non seminano e non mietono, eppure Dio li nutrisce; e il giglio delle valli è vestito più bene del Re. [p. 93 modifica]

— Sì, Antioco; ma quando si è soli. E quando si hanno dei figli?

— Lo stesso. Eppoi io non avrò figli. I preti non devono averne.

Ella si volse a guardarlo: lo vedeva di profilo, sullo sfondo della porta aperta del cortile; un profilo scuro, puro, fermo, come di bronzo: le lunghe ciglia gli coprivano gli occhi dalle grandi pupille. Non seppe perchè ella ebbe voglia di piangere.

— Tu sei certo che ti farai prete?

— Se Dio vuole, sì.

— I preti non possono prendere moglie. E se tu vorrai prenderla?

— Io non voglio prenderla, perchè Dio non vuole.

— Dio? È il papa che non vuole, — disse la madre, un poco stizzita.

— Il papa è il rappresentante di Dio sulla terra.

— Ma negli antichi tempi, come anche adesso i preti protestanti, i sacerdoti avevano moglie e famiglia.

— È altra cosa, — disse il ragazzo accalorandosi. — Noi non dobbiamo averla. [p. 94 modifica]

— I preti antichi.... — insisteva la donna.

Ma il sagrista era colto.

— I preti antichi, va bene; ma poi loro stessi fecero una riunione e deliberarono di no: e quelli che non l’avevano, i più giovani, furono quelli che dissero più di no. Così dev’essere.

— I più giovani! — disse come fra sè la madre. — Ma perchè non sanno. Poi si possono pentire. Possono anche traviarsi, — aggiunse sottovoce. — Possono discutere come l’antico parroco.

Un brivido l’assalì. Si guardò rapidamente intorno, come per assicurarsi che il fantasma non c’era; e subito si pentì di averlo evocato. No, ella non voleva neppure ricordarlo, e tanto meno a proposito di quella cosa. Non era tutto finito?

D’altronde il viso d’Antioco esprimeva un profondo disprezzo.

— Quello non era un prete. Era il fratello del diavolo, venuto in terra. Dio ce ne liberi. Non bisogna neppure ricordarlo. [p. 95 modifica]

E si fece il segno della croce: poi disse, di nuovo sereno:

— Macchè pentirsi! — Egli, forse, vostro figlio, pensa di pentirsi?

Ella soffriva, nel sentirlo parlare così. Avrebbe voluto dirgli qualche cosa della sua pena, metterlo in guardia per l’avvenire; e nello stesso tempo provava quasi gioia per le parole di lui: sembrava che la coscienza dell’innocente parlasse alla sua per approvarla e incoraggiarla.

— Lui, il mio Paulo, dice che va bene così? — domandò sottovoce.

— Se non lo dice lui, chi volete che lo dica? Lo dice, sì: non lo dice anche a voi? Bella cosa un prete con la moglie e il figlio in braccio! Lui che deve andare a celebrare la messa, e deve prendere il figlio in braccio perchè piange! Roba da ridere. Figlio vostro con un bambino in braccio e l’altro che gli tira la sottana!

La madre sorrise; eppure una visione rapida di bei bambini sparsi per la casa la turbò. Antioco rideva, con gli occhi e [p. 96 modifica]i denti scintillanti nel viso bruno: ma c’era qualche cosa di crudele nel suo riso.

— La moglie del prete sarebbe buffa, poi! Andando a spasso con lui parrebbero, di dietro, due donne assieme. E andrebbe a confessarsi con lui, in un paese dove non c’è altro prete?

— E la madre, allora? Con chi vado a confessarmi, io?

— La madre è altra cosa. Eppoi, chi ci sarebbe da dare a vostro figlio, per moglie? La nipote del Re Nicodemo?

Ricominciò a ridere perchè la nipote del Re Nicodemo era la ragazza più disgraziata del paese, zoppa e idiota: ma si rifece serio quando la madre, spinta a parlare da una volontà che non era la sua, disse piano:

— Oh, per questo ce ne sarebbe una: Agnese.

E Antioco mormorò con gelosia:

— È brutta: non mi piace, e non piace neppure a lui....

Allora la donna cominciò a lodare Agnese, ma parlava piano, come paurosa [p. 97 modifica]che qualcuno, oltre il ragazzo, la sentisse; mentre Antioco, con le mani sempre intrecciate intorno al ginocchio, scuoteva la testa accennando di no, di no. Il labbro inferiore, lucente come una ciliegia, si sporgeva con disprezzo.

— No, no; non mi piace, volete sentirla? È brutta, è superba, è vecchia. Eppoi....

Un passo risonava nel corridoio: ammutolirono entrambi, in attesa.