I Mille/Capitolo LXI

Capitolo LXI. La Morente

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CAPITOLO LXI.

LA MORENTE.

E se, dicea,
A le fur care le mie chiome, e il viso,
E le dolci vigilie, e non consente
Premio miglior la volontà dei fati,
La morta amica almen guarda dal cielo,
Onde d'Elettra tua resti la fama.
Così orando morìa.
(Foscolo).


I circostanti si facevano illusione sulla vita di Marzia, e tutti contavano sulla giovinezza e sul coraggio di lei. — Meno la giacente. — Essa, sentiva vicina la mano della morte, e non s’illudeva. Lo sforzo fatto per abbracciare la genitrice morente aveva, senza dubbio, precipitata la crisi, e la ferita, penetrante vicino alla clavicola, manifestava nell’interno un’emorragia lenta, ma che pur troppo, doveva finire, in termine più o men lungo di ore, per troncare l’esistenza della valorosa eroina dei Mille.

Lina, ed il fratello P... non abbandonarono un solo istante il capezzale della morente, e, tanto l’una, quanto l’altro avrebbero dato la vita, per salvare quella dell’amata donzella. [p. 380 modifica]

«Lina» disse Marzia, «la porterai in memoria mia, questa collana, dono di mia madre!» ed una lagrima solcò la guancia della sofferente, che per un pezzo, non potè articolare altra parola. «La porterai dovunque, non è vero? e sempre, anche sui campi di battaglia, ove ti toccherà ancora di pugnare per questa Italia infelice, ed ove, certo, ti ricorderai della tua compagna di Calatafimi, — di colei che tanto andava superba di averti più che sorella! Sì, sui campi di battaglia, ove certamente, io starò vicino a te, coll’anima, ma ove, il clangore delle trombe guerriere non spingerà più nella mischia queste membra ridonate alla polve!»

Lina, piangeva dirottamente, senza poter rispondere a lei che amava tanto!

«E tu, mio fidanzato, mio sposo! me li concederai questi titoli per me sì preziosi, e lo puoi: perchè la morte spazza fin le sozzure! Se no, ti avrei confessato esser io contaminata, e di te indegna! Io ... l’ancella d’un prete! ... Io ... la prostituta! »

E qui essa innalzossi sul letto, cogli occhi fuori dell’orbita, e con un’energia come se fosse nella salute più florida, e con tale accento di cordoglio e di disperazione da spaventare, esclamò:

«Sì! la prostituta di mio padre! ...»

Un rumore tremendo si udì nella stanza vicina, come d’una lotta accanita tra gente, e grida, e colpi, e stramazzate per terra.

Muzio, indispettito che tanto baccano avesse [p. 381 modifica] luogo vicino ad una morente, passò in quella stanza, e contemplò il miserando spettacolo del gesuita, che si stracciava le vesti, e batteva il capo contro le pareti, per cui, strappate le fasciature del viso, trovavasi tutto insanguinato. Egli era diventato pazzo furibondo, e con fatica fu legato, per essere condotto al manicomio.

Tutti piangevano, intorno al letto di Marzia, e dato sfogo all’odio possente suscitato dai procedimenti dell’abbominevole chercuto, tutti lamentavano la società italiana, cotanto ancora travagliata dalla istituzione bugiarda del prete; e lamentavano tanto tesoro di bellezza, di valore e d’intelligenza, contaminato e precipitato in un letamaio, per la indecente lussuria di quella setta immonda.

Marzia sentiva vicinissima la morte, ma dotata di un supremo coraggio, e di quell’eroismo filosofico capace di affrontarla come una conosciuta, come una transizione naturale della materia, essa, in seguito dell’orgasmo necessario ad una manifestazione vera e solenne verso gli amati dal suo cuore, riprese alcuni momenti di calma, che le permisero di articolare ancora le seguenti parole: « Lina» essa diceva alla cara compagna: «Lina! quante volte nei bivacchi della superba nostra carriera, io sognava, od ardiva sognare alla vita beata, che avrei vissuto presso di te e del fratello tuo, là, nelle belle vallate dei nevati baluardi d’Italia. Ma era sogno, poiché, svegliata, io avevo la coscienza di non meritarla tale felicità! [p. 382 modifica] d’essere indegna della preziosa amicizia tua, e dell’amore d’un tanto prode! Un presentimento, che si avvera oggi, però, mi faceva tranquilla ch’io non sarei giunta ad infestare la santità della vostra dimora, e prostituire il letto maritale di questo mio valoroso, a cui chiedo, coll’anima, perdono, d’essermi lusingata della ventura di farmi sua. — Lina! stimolata dal tuo coraggio, io t’ho seguita da vicino, e fedele, su venti campi di battaglia; il tuo esempio, certo, mi solleticava, ma ora ti dirò ciò che non sapevi. — Sappi, adunque, che non solo la causa santa del nostro paese mi stimolava al pericolo, ma anche il desiderio di finire una vita abbonita e contaminata. Se mi sono esposta, non v’è dunque merito, e vado superba di morire della morte dei prodi! Non sdegnate, o miei carissimi, di bearmi con un ultimo bacio d’affetto!»

Marzia accennò colle labbra un bacio verso Lina, — e avuto il contraccambio da questa, imitata da P..., e dai cari presenti — non articolò più parola, e passò tranquilla all’infinito!

L’esequie delle due carissime donne — madre e figlia — ebbero luogo senza pompa. Ognuno degli avanzi dei trecento volle accompagnarle all’ultima dimora — con Chiassi e tutta l’ufficialità sua. Un incidente inaspettato, però, quasi tradusse in tragedia la pia cerimonia.

Mentre il convoglio passava sotto le finestre del manicomio, uno de’ suoi abitatori precipitossi da una delle più alte, nella strada, e per fortuna [p. 383 modifica] cadde, senza offendere i passanti, fracassandosi il cranio sopra il selciato.

Tanto potè il rimorso sul gesuita: ciocchè prova, che la perversa istituzione, il di cui studio è quello di voler annientare l’uomo sotto la duplicità della menzogna e della depravazione, rivestendolo della cocolla e della sottana, è una maledizione per la umanità, che può da essa esser traviata, ma che risorgerà infrangendone il putrido catafalco.