Grammatica italiana dell'uso moderno/Parte II/Capitolo VI. Irregolarità nel numero de' nomi.

Parte II - Capitolo VI. Irregolarità nel numero de' nomi.

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CAPITOLO VI

Irregolarità nel numero de’ nomi.


§ 1. Alcuni nomi della terza declinazione, oltre al plurale regolare maschile in i, hanno ancora un plurale femminile in a, il cui significato però suole essere, rispetto all’altro del plurale in i, particolare e ristretto.

Eccone gli esempii più usitati:

anèllo, anèlli, anèlla

bráccio, brácci, bráccia (quelle del corpo)

budèllo, budèlli, budèlla (tutto l’insieme degl’intestini)

calcágno, calcágni, calcágna (tutte e due insieme)

cárro, cárri, cárra (come misura di quantità)

castèllo, castèlli, castèlla (poco usato in prosa)

cérchio, cérchi, cérehia (in senso di mura d’una città)

cervèllo, cervèlli, cervèlla (la materia del cervello)

cíglio, cígli, cíglia (quelle sole degli occhi)

coltèllo, coltèlli, coltèlla (coltelli grossi)

còrno, còrni, còrna (quelle sole del capo)

cuòjo, cuòj, cuòja (l’insieme della pelle d’un corpo animale)

díto, díti, díta (quelle della mano in complesso)

fílo, fíli, fíla (come componenti un tutto)

fondaménto, fondaménti, fondamènta (quelle sole d’un edifizio)

frútto, frútti, frútta (quelle poste in tavola)

fúso, fúsi, fúsa (in qualche frase figurata)

gèsto, gèsti, gèsta (per imprese)

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ginòcchio, ginòcchi, ginòcchia (tutte e due insieme)

gómito, gómiti, gómita (quelle sole del corpo)

grído, grídi, grída (più comune)

gúscio, gúsci, gúscia (d’un frutto in complesso)

lábbro, lábbri, lábbra (tutte e due insieme)

légno, légni, légna (quelle da bruciare)

lenzuòlo, lenzuòli, lenzuòla (un paio)

mèmbro, mèmbri, mèmbra (quelle del corpo in complesso)

mulíno, mulíni, mulína (poco usato)

múro, múri, múra (quelle d’un edifizio in complesso)

òsso, òssi, òssa (quelle del corpo in complesso)

púgno, púgni, púgna (le due mani chiuse)

quadrèllo, quadrèlli, quadrèlla (freccie)

ríso, rísi, rísa (il ridere)

sácco, sácchi, sácca (come misura di quantità)

stájo, stáj, stája (come misura di quantità)

strído, strídi, strída (più comune)

suòlo, suòli, suòla (delle scarpe)

tèmpo, tèmpi, tèmpora (voce lat. in senso ecclesiastico)

tíno, tíni, tína (poco usato)

úrlo, úrli, úrla (solo le voci umane).

Altri plur. in a sono adoperati solo in verso. P. es. le fáta per fáti, le peccáta per i peccáti, le póma per i pómi, le vestígia per i vestígi.


§ 2. Alla quarta declinazione appartiene

interióre, interióri, interióra (le viscere).

Alcuni nomi della terza declinazione hanno soltanto il plurale in a:

míglio míglia
pájo pája
uòvo uòva [p. 96 modifica]
tomájo tomája
centinájo centinája
migliájo migliája.


§ 3. Altri plurali irregolari sono:

Dío Dèi
búe buòi
uòmo uòmini
mílle míla.


§ 4. Alcuni nomi mancano del singolare. P. es.:

le nòzze
gli annáli
le bússe
le calènde
le moíne (le carézze, i vézzi)
le spèzie (aromi)
le esèquie
le sárte (corde)
le rèdini
le réni
le stovíglie
i maccheróni
le tènebre (in verso anche la tènebra)
i pòsteri
le fòrbici
le cesóje
i calzóni o le bráche
i vánni poet. per áli
le mutánde.


§ 5. Alcuni pochi non possono aver plurale. P. es.:

uòpo dimáne
prò (vantaggio) téma (timore).
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Non hanno per lo più bisogno di plurale pròle, progènie, stírpe.


§ 6. Altri nomi hanno nel plurale un significato in parte diverso da quello del singolare. P. es.:

fásto (pompa) fásti (glorie pubbliche)
seccúme (nome astratto) seccúmi (frutta secche)
mòlla (quella che mette in moto una macchina) mòlle (per attizzare il fuoco)
ròstro (becco) Ròstri (tribuna)

e così la più parte dei nomi che indicano materia, che nel plurale passano a significare oggetti fabbricati di quella materia, o varie specie di essa, come l’òro, gli òri; l’úva, le úve; e molti nomi astratti p. es. la bellézza, le bellézze (cose belle), le gentilézze (maniere gentili), l’íra, le íre (gli sfoghi di collera), ecc. Del che si spetta alla Sintassi il parlare più diffusamente.


§ 7. I nomi proprii di persona formano il plur. colle regole date per gli altri nomi, eccettuati i maschili in a ed i femminili in o che al plurale non variano; p. es. gli Elía, i Tobía, le Sáffo, le Èro. I nomi geografici vanno soggetti alla regola generale.

I cognomi di famiglia compresi in una sola parola, se sono finiti in o al singolare, possono fare il plurale in i. P. es. l’Ariòsto, gli Ariòsti; il Tásso, i Tássi. Quelli finiti in altra vocale non sogliono mutare.