CCXVI. Di un matto che dormì coll’arcivescovo di Colonia e disse ch’egli era un quadrupede

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
CCXVI. Di un matto che dormì coll’arcivescovo di Colonia e disse ch’egli era un quadrupede
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CCXVI

Di un matto che dormì coll’arcivescovo di Colonia

e disse ch’egli era un quadrupede.


L’Arcivescovo di Colonia, che è morto, amava molto un matto ch’egli faceva spesso dormir seco in letto. Una volta che in quel letto era anche una donna, il matto, che stava nella parte inferiore, sentì che i piedi erano più del solito; e ne toccò uno e chiese di chi fosse; e l’arcivescovo rispose che era suo; poi ne toccò un altro, e un terzo e un quarto infine, e tutti disse l’Arcivescovo che erano suoi. Allora si alzò in furia e andò alla finestra ad urlare con quanto fiato aveva: “Venite tutti ad ammirare un prodigio strano e nuovo. Il nostro Arcivescovo è diventato quadrupede.” Così svelò la turpitudine del padrone; chè è più matto di un matto chi di questi si diletta.