Delle biblioteche popolari e dell'istruzione nelle campagne

Antonio Bruni (insegnante)

1865 Indice:Delle biblioteche popolari e dell'istruzione nelle campagne.djvu Delle biblioteche popolari e dell'istruzione nelle campagne Intestazione 22 giugno 2017 100% Da definire


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DELLE BIBLIOTECHE POPOLARI

E

DELL’ISTRUZIONE NELLE CAMPAGNE


PAROLE

DETTE DAL DOTT. ANTONIO BRUNI

PRESEDIENDO LA GENERALE ADUNANZA

DELLA

SOCIETÀ PER LA LETTURA CIRCOLANTE IN PRATO

IL V NOVEMBRE MDCCCLXV

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Signori

Due anni sono compiuti da che conveniste qui in generale adunanza ed a voi riuniti potei dare relazione dei rapidi progressi fatti da questa nostra istituzione e del favore dalla medesima incontrato presso i più eletti ingegni della Penisola. Piacquemi allora parlarvi in genere dell’importanza dell’istruzione popolare, e in specie della necessità d’istruire la donna, necessità che io chiamerò mai sempre urgentissima fino a tanto che le donne Italiane non diranno come le spose di Leonida «Noi sole comandiamo ai nostri mariti, perchè noi sole formiamo uomini»1.

Raccomandai la fondazione di Biblioteche Popolari e la diffusione di buoni ed utili libri, facendo vedere come tali istituzioni diano per resultati pratici lo scuoprimento del genio anco sotto il rozzo saio dell’artigiano; e in prova di ciò vi ricordai non pochi nomi di oscuri operai fattisi poscia immortali, ai quali avrei potuto aggiungere una falange di molti altri2 non meno chiari e celebrati ingegni usciti dalle più infime classi, fino a ricordarvi quegli che con tanto universale dolore poco fa perdè non solo l’America, ma il mondo tutto, Abramo Lincoln.

Quest’oggi che è il termine destinato alla durata del mio ufficio di Presidenza, prima di rimettere nelle vostre mani il mandato affidatomi, voleva dire estesamente dell’influenza della donna nella Società, e dell’importanza della di lei educazione morale e civile, prendendo a base del mio ragionare le note parole3 con [p. 2 modifica]cui il celebre Sheridan accompagnava alla regina d'Inghilterra il suo piano d’educazione nazionale pel sesso gentile, e il seguente detto dell’Autor dell’Emilio «Ricordate che gli uomini saranno sempre quello che piacerà alle donne, se dunque volete che essi addiventino grandi e virtuosi, insegnate alle donne che sia grandezza e virtù». Ma dappoichè ho veduto essere stato così profondamente trattato un tale argomento dai migliori publicisti Italiani e Francesi4 e in specie con tanta dottrina e con tanto acume filosofico dal Morelli, dal Martin, dal Sauvestre, ho creduto che avrei peccato di temerità; ed è per questo che io mi limiterò piuttosto a dirvi sommariamente dell’importanza capitale delle Biblioteche Circolanti non meno che del modo di organizzarle, argomento che con sommo piacere ho veduto essere stato posto a questi giorni in discussione al congresso internazionale di Berna5; e per ultimo, vi verrò accennando qual parte di popolo reclami ancora seriamente i vantaggi della popolare istruzione.

Dacchè si è manifestato concorde il desiderio in ogni parte del nostro paese, di veder procurata l’educazione del popolo, se noi guardiamo ai resultati ottenuti, bisogna pur confessare che molto si è detto e scritto e poco si è fatto: dove Municipi, dove Società Popolari, dove privati cittadini, e Associazioni ancora di Mutuo Soccorso, hanno in generale mezzanamente provveduto all’elementare istruzione specialmente della veniente generazione, aprendo asili, scuole primarie, domenicali, serali; ma in ben poche città si è provvisto all’istruzione veramente educativa e alla speciale cultura della generazione cresciuta, lo che era non meno necessario a farsi; poichè nelle scuole elementari se si apprende la lettura, la calligrafia, o qualche formola d’aritmetica con ciò non si somministra la vera e propria istruzione, ma sibbene i rudimenti o i mezzi didattici necessarj a conseguirla, essendo pur troppo vero che l’incivilimento d’un popolo non consiste nelle formole materiali, ma nei giudizj; non nella capacità d’imitare, ma nella possibilità di creare traendo dal noto l’ignoto: in una [p. 3 modifica]parola le scuole elementari non raggiungono il loro precipuo scopo se a queste non fanno seguito come saviamente rifletteva il Simon «istituti capaci di offrir modo all’artigiano di formarsi un corredo d’utili e tecniche cognizioni»; e di questi istituti altamente andava significando l’importanza il Guizot fino dal 1831, allorquando nella tribuna parlamentare Francese proferiva le seguenti parole «Abbisognano o Signori ad una completa educazione nazionale, istituzioni di tal natura in cui le diverse classi della Società possan trovare un alimento intellettuale che sia confacente alla loro vita ed ai loro destino».

E queste sono appunto le Biblioteche Popolari delle quali si comincia adesso nella nostra Italia6 a comprendere seriamente l'importanza sebbene a confine colla Svizzera di cui il piccolissimo cantone di Ginevra con 66 mila abitanti possiede circa 32 biblioteche Circolanti pel popolo e sebbene non abbiano mancato da venti anni a questa parte di alzar la voce fra noi i migliori pubblicisti e i più rinomati cultori delle pedagogiche discipline, pei quali tutti basterà ricordare solamente il nome del venerando Conte Michelini7.

E non è ad altri che allo stesso popolo che spetta lo erigere cosiffatte istituzioni mediante il sacrosanto diritto e la prodigiosa potenza della libera associazione, indipendentemente da ogni ingerenza governativa, senza bisogno di dar luogo ad aumento di tasse o d’imposte, o di far ordinamenti speciali i quali ne rendano obbligatoria l’esistenza come vollesi fare nella Gran-Brettagna colla Legge del 1855: un popolo che respira le aure di libertà deve operare da se quando si tratta di provvedere ai proprj bisogni, nè dee pender dal cenno dei governanti come aspettando la iniziativa, imperciocchè quanto è necessario che all’attività individuale che si trova impotente al conseguimento dei naturali suoi fini, sovvenga l’attività collettiva, altrettanto è pernicioso l’intervento dell’Autorità che presiede al corpo Politico la quale potrebbe incepparne il libero sviluppo.

Vedete un esempio nel popolo di Manchester e di Campfield colà fino dal 1840, sottoscrizioni d’Operaj crearono il cosiddetto Palazzo della Scensa popolare; molti filantropi favorirono l’utile impresa, sicchè in breve furon messi a disposizione delli artigiani lettori ben 12 mila volumi che portati nelle famiglie spesso [p. 4 modifica]dilettarono le lunghe veglie del verno e fecero penetrare non scarsi raggi di cultura nelle rozze menti della classe lavoratrice.

Al presente il Palazzo della scienza conta 60 mila opere, consistenti in libri educativi e scentifici, commedie, drammi, romanzi e poesie: Ma la storia, come quella che ne mostra i grandi esempi e le grandi virtù, ed è più atta a cementare e corroborare le tradizioni nazionali nelle menti del popolo, ne forma l’elemento principalissimo e trovasi rappresentato da circa 8 mila volumi.

Tutte le scoperte e specialmente le moderne invenzioni che furono patentate, e sono in N.° di 33 mila, trovansi ivi raccolte colle relative spiegazioni all’oggetto di sviluppare più facilmente nella classe artigiana il genio per la meccanica. Questa collezione ebbe in un anno 37 mila richieste; il qual fatto solo basterà a dimostrare la non ordinaria utilità di questo ramo di studi. Aggiungasi a tuttociò un buon numero di giornali industriali positivi e pratici che si occupano in specie dei più interessanti miglioramenti delle industrie e così delle più utili destinazioni dei fondi produttivi, del lavoro e del capitale: non meno che giornali politici i quali danno semplice notizia dei fatti riguardanti i rapporti fra il potere dirigente e i cittadini, e discutono con dignità e moderazione non tanto gli interessi internazionali quanto anche tuttociò che attiene al miglioramento della pubblica Amministrazione.

Per ultimo, circa 6 mila delle migliori opere di Politica e di Commercio vi trattano le questioni correnti del giorno, cui accennano i giornali, le quali possono esservi studiate nelle loro origini e nelle loro ramificazioni in modo da guidare la intelligenza pubblica ad una giusta opinione sopra ogni genere di affari, ed a rendere illuminato ogni singolo cittadino, tanto da non rimaner vittima della malizia e delle passioni altrui nè cieco strumento delle ambizioni o delle mène dei partiti.

Lo stesso dovrebb’esser fra noi. — Oggi che la caratteristica dell’epoca in cui siamo, è il raffinamento dei prodotti e il miglioramento dei mezzi di produzione, non dovrebbesi mancare di far palese al popolo i nuovi trovati, le nuove scoperte, le nuove economie di tempo e di forze, le quali messe alla portata del medesimo, formerebbero il campo su cui dovrebbe principalmente esercitarsi l’attività dell’operaio.

L’Economia poi sì pubblica che domestica come quella che tocca i più difficili problemi e le più vitali questioni sulla ricchezza e prosperità delle nazioni e proclama il lavoro, la previdenza ed il risparmio, è studio importantissimo pella moderna società eminentemente industriale in cui sembra che gli uomini stanchi di dominarsi a vicenda, rivolgano la loro attività a dominar la natura; onde non a torto scriveva il gran De Gerando8 che un buon manuale di [p. 5 modifica]essa, sarebbe uno dei più preziosi doni che far si potesse alla classe laboriosa. Infatti l’importanza di propagare le verità economiche è stata riconosciuta e proclamata dai più grandi uomini del secolo, dal Say, dal Cabden, da Robert Peel9, dal Rossi e dal terzo Napoleone, il quale ultimo fino dal 1857 nell’aprire la sessione legislativa con belle parole confessava il bisogno di diffondere dappertutto le savie dottrine della sociale Economia10.

Egualmente fecondi di capitale utilità, sono i libri che trattano d’igiene, dacchè la salute se è per tutti bene prezioso, preziosissimo è per l’operaio specialmente padre di numerosa prole essendochè questa decide non solo del di lui benessere individuale ma di quello anco dell’intiera famiglia che vive del pane guadagnato dalle sole sue braccia e bagnato dal sudore della sola sua fronte: e tanto più cotesti libri riescono profittevoli, quanto più si occupano dell’igiene speciale e relativa alle varie professioni, nello esercitare le quali l’artigiano trovasi spesso ad incontrare non poche malattie. Quelle fabbriche infatti che mettono in opera metalli o particole metalliche, quelle in cui il lavorante trovasi a contatto con materie putrefatte o esposto a un fuoco troppo ardente o costretto a respirare in un ambiente pieno di polvere o di gaz nocivi, senza escludere quelle professioni che richiedono l’immobilità, la postura in piedi, l’esposizione abituale all’umidità, compromettono gravemente la salute della classe laboriosa.

Nè voglio dimenticare la parte non piccola che tengono le letture dei viaggi nel perfezionamento della popolare educazione; essi che mentre offrono utili insegnamenti geografici e storici, tanto bene ne dipingono poi i vari costumi dei popoli e ne coloriscono in grandi quadri le tendenze e l’indoli varie delli abitanti delle diverse Provincie. Attalchè coi nostri più grandi viaggiatori, Polo, Colombo, Caboto e Bolzoni, il lettore ha aperta un ampia via sotto climi e fra popoli diversi e un vasto campo alle considerazioni sulla civiltà e sull’industria, mano a mano passando dal pezzo di cuojo ancor sanguinoso che cinge le reni del pastore, ai più fini tessuti dell’eleganza italiana.

Per ultimo dirò come il Romanzo occupi non ultima sede in una Biblioteca Popolare. Dappoichè se è ben vero che l’istruzione deve essere utile e non effimera, che deve educare il cuore e non pascerlo di cose vane, essendo l’intelligenza e il cuore che inalzano l’uomo alla sua vera dignità, egli è pur vero che bisogna istruir dilettando secondo il trito precetto d’Orazio e che il romanzo è la via più sicura per infondere nelle menti e nelli animi quasi [p. 6 modifica]a loro insaputa idee e sentimenti nuovi e per aprire alle giovani generazioni un novello avvenire11. Oggi si crede da qualcuno che il Romanzo faccia parte della letteratura leggera ed inutile; ma esso invece è destinato insieme colla Commedia a formare parte importantissima della letteratura dei tempi che verranno; e circa la sua utilità può benissimo applicarsi quello che Plutarco disse della poesia «che cioè quando i precetti della filosofia sono coperti delli ornamenti poetici, essi trovano adito più libero nell’animo dei giovani, che quando si presentano nudi e in tutta la loro austerità.» Intendo dire del Romanzo che non si distacca dalla ragione, del romanzo che non rifiuta la buonafede, che non insulta al pudore e che più specialmente si occupa di storia e di morale; questa bisogna ricordarsi che è farmaco amaro e che conviene saperla addolcire come un siroppo profumato che gradevolmente inganna il palato.

In generale deesi aver cura che il libro sia onesto, che il fine a cui tende lo scrittore sia il miglioramento dell’Umanità e che ad esso non manchi il pregio della lingua, la quale dev’essere dagli Italiani custodita come cosa veramente sacra; giacchè essendo essa come il nodo che stringe e mantiene unito un popolo, è per così dire il baluardo della nazionalità, di maniera che lo scadimento e lo invilimento di quella, segna la decadenza di questa: onde non a torto scriveva Plutarco, essere meno vergogna a un popolo perdere la libertà che la lingua natale.

Questa è la stregua che mai non falla nella scelta dei libri che debbono circolare per le mani del popolo: e chi si accinge a quest’opera dee tener bene a mente che vi hanno pel cuore dell’uomo tre grandi Unità: Un Dio, una Famiglia, una Patria; questi tre grandi concetti, queste tre grandi aspirazioni denno essere opportunamente coltivati acciò l’ordinamento politico possa costituirsi colla stabilità che gli compete sulle fondamenta dell’ordine morale; quest’ordine morale è indispensabile alla conquista della civiltà, la quale è moralità sincera e profonda, nel modo medesimo che questa ultima è l’aspetto pratico o la forma operativa della religione; e perciò le sono in se stesse sacre ed inviolabili, e chi tentasse corromperle è un profano cui nòn stanno a cuore le sorti d’Italia.

Così soltanto la Biblioteca Popolare si fa scuola di virtù cittadine e spande beneficenza di morale perfezionamento; così si prepara una educazione veramente nazionale capace di raffermare tutte le menti nel vero amor di patria, amore che dee formare in ogni cittadino una seconda religione insieme col principio di giustizia e di libertà! Vedremo così aperta in nome del progresso una luminosa palestra ad ogni felice ingegno, ad ogni indefessa applicazione, ad ogni ambizione onesta, trasfuso in ogni cittadino lo zelo del publico servigio, lo stimolo dell’emulazione, la febbre dell’attività, [p. 7 modifica]e sostituito all’immobilità delli ordini antichi un perpetuo rinnovamento del sociale consorzio.

Passando ora a dire qual sia quella parte di popolo che tuttora reclama l’alimento intellettuale, è pur d’uopo confessare corno rimanga a far molto in prò delli abitanti delle nostre campagne, dei quali è pur vergogna il dirlo, ma la massima parte ignora affatto l’alfabeto: il nostro contadino saprà dirvi quanto guadagno ritrae dai suoi campi e nulla più, e intanto le più belle invenzioni e i più utili miglioramenti dell’arte agraria ci vengono d’oltr’Alpe, e i popoli che per antonomasia si disser barbari e vennero a ingentilirsi ai nostri focolari, ci fanno oggi da maestri.

Tutto ciò è grave danno, per chi non voglia disconoscere la importanza somma della ricchezza agricola, come quella da cui dipende essenzialmente la industriale e la manifatturiera12; tanto più per la Italia che dalla provida natura è destinata a ritrarre da essa la principale risorsa nazionale.

Niuno può oramai controvertere del primato della agricoltura sopra le altre industrie: nissuno più dubita che ogni prosperità che non sia fondata su di essa è precaria, che ogni ricchezza che non venga dal suolo, è incerta; che le sole nazioni agricole possono vivere sicure e indipendenti; che i villaggi sono il primo elemento di dovizia nazionale ed essendo la base delle produzioni greggie sono altrettanti raggi che decidono intieramente della esistenza dei grandi centri manifatturieri. A chi ne dubitasse ricorderei la bella sentenza di Federigo della Prussia, il quale ripeteva sovente «se io avessi un uomo che invece di una, mi producesse due spighe, io lo preferirei a tutti i genii politici.»

L’Italia ha veduto qual parte le sia toccata specialmente in fatto di agricoltura e di pastorizia nelle 4 grandi Esposizioni che in meno di tre lustri si sono avvicendate. Sebbene abbia percorsa una linea sempre crescente di progresso, pure ella si trova assai al di sotto di quelle nazioni che non godono dei vantaggi di cui a lei sola fu prodiga la natura; senza parlare in specie, e lamentare fra le altre cose lo scarso allevamento dei merinos di fronte ai grandi e bei pascoli di cui va ricco il nostro paese13, basterà il notare come nella media e bassa Italia la porzione dello incolto agguagli quasi quella del terreno coltivato; infatti su 30 milioni d’ettari, 16 milioni non vennero assoggettati a cultura14.

L’eloquenza di questi fatti ci dispensa da ogni commento e ne conferma vie più nel concetto che occorra assolutamente [p. 8 modifica]propagare nelle nostre campagne in prima la conoscenza dell’alfabeto, e poscia quella cultura che a tutti è indispensabile e quelle cognizioni agronomiche necessarie a rialzare le condizioni economico-agrarie del nuovo regno.

Non è più tempo di discutere se convenga o nò istruire il popolo dei nostri villaggi: il diritto di natura, le necessità sociali vi si oppongono: e lo stesso uomo della gleba è travolto suo malgrado da questo irresistibile bisogno che si intreccia sempre più colli interessi individuali, colli interessi di famiglia, colli interessi del suo stesso paese. Non è difficile l’aver sentito o sentire il contadino sentenziare gli antenati, venire a tenzone di raziocinj, e più specialmente su certe materie che in addietro risvegliavano fra persone sue pari un sentimento di stupore; questo, non altro vuol dire, che i tempi nuovi hanno fatto impressione sulle popolazioni, che esse si sono svegliate dal torpore e dal sonno, e che vanno in traccia dei lumi: arrestarle è impossibile, lasciarle senza sussidio non sarebbe opera di carità sociale, abbandonarle in preda alle loro passioni ed ai loro appetiti, sarebbe un volerne la rovina: dunque la missione dei tempi nostri è di diradare le tenebre, di diffondere la istruzione elementare, quindi impedire che il popolo corra irrefrenato a fonti attossicate, e apprestandogli buoni libri impedirgli la lettura di quelli con cui si vorrebbe rinfocolarne le passioni, esagerarne i diritti senza parlar di doveri, spiegar teorie sovversive d’ogni publico ordine e distruttive di quanto sa di religione e di morale.

Questa è appunto l’opera delle Biblioteche Circolanti, delle Società per l’emancipazione intellettuale, come è sorta da qualche tempo nel Belgio, e delle Società per l'istruzione nelle Campagne quale si è costituita recentemente a Milano ed a cui mi pregio appartenere, società che io credo porterà benefici frutti all’Italia ove non sia trascurata dalli zelanti amici della popolare istruzione e sia coadiuvata in specie dai Comuni Italiani.

Non si facciano velo all’intelletto, coloro che mostrano il viso arcigno a tutto quello che sa di nuovo e che promette utilità al nostro popolo, noi non vogliamo spandere in mezzo ad esso una istruzione che lo inviti ad abbandonare il proprio stato e ad aspirare ad una condizione cui non possa mai giungere; il nostro principio è anzi di fargli amare questo stato medesimo, col metterlo in grado di trarre miglior partito dalle sue fatiche mediante il concorso della forza fisica e della facoltà intellettuale. Noi vogliamo che ei sappia guardarsi dai pregiudizi e dalle soperchierie dell’altrui volontà, giacchè è sulla massa delli idioti e del popolo campagnuolo che hanno sempre fondato i loro tranelli le sètte dei retrogradi e dei socialisti. Noi vogliamo che sappia rendersi superiore all’egoismo particolare ove trattisi di avvocare interessi generali, preferendo non per violenza ma per istinto, la patria alla famiglia, la [p. 9 modifica]famiglia all’individuo e l’individuo alla passione od al capriccio. Vogliamo insomma che l’uomo chiamato da natura a portare la fronte sublime viva da essere ragionevole e non da bruto, onde non abbia a maledire la Società in cui è nato, e conosca quanto importi alla sua stessa felicità e al proprio benessere lo adempimento di tutti i doveri sociali.

La scenza, al dire del Gioberti, è democratica, ed io dirò anco, non vi ha cosa più nazionale di essa, che da tanti anni in quà ha lavorato indeffessamente a rifar la Nazione; or dunque diffondiamola, giacchè è per lei soltanto, che si può andare elaborando il regno di quella santa eguaglianza che pone la nobiltà dell’onesto operaio accanto a quella dell’opulento patrizio.

Il sapere fu nei primi tempi patrimonio di pochi, nell'Evo di mezzo patrimonio del Clero, nell’Evo moderno ha da esser patrimonio di tutti: i cittadini desiderosi del publico bene, debbono propagarlo e formare un ordine publico che stia a guardia della civiltà e del progresso, come il magistrato sta a custodia della legge, come il soldato sta a guardia dell’indipendenza del proprio paese.

Gl’Italiani ebbero una grand’opera da compiere nello affrancarsi dallo straniero servaggio e nello abbattere la prepotenza liberticida dei loro tirannelli, nè loro minore opera rimane, per completare quella emancipazione e per ordinarsi internamente. Ma ricordino, questa sentenza del Macchiavelli colla quale piacemi dai fine a queste mie parole «che le grandi imprese degli Stati non si possono eseguire senza l’aiuto dei popoli e delle moltitudini; questi popoli, perchè operino cose grandi vogliono esser non solo armati, ma ampiamente provveduti di libere istituzioni e di abbondante suppellettile intellettuale.»

FINE

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Altre pubblicazioni dell'Autore



Parole dette presiedendo l’adunanza generale della Società di Lettura Circolante in Prato. 1863.


Della Beneficenza di Domenico Giuntalodi.


Tracce per lo studio della Storia d’Italia del Medio Evo, con tavole sinottiche d’invenzioni e scoperte.





Prato, tip. Contrucci e CC. 1865.

  1. Vedi in Plutarco.
  2. Lord Tenterden giurisperito e gran cancelliere fu prima barbiere; Shakspeare fu prima portinajo di scuola e amanuense; Faraday fu prima un rilegator di libri; Linneo fu calzolajo, Johnson muratore, Flaxman venditor di figurine di gesso, Eldun carbonajo, Porter spazzacamino, monsignor Flechier fabbricante di candele; l'istesso dicasi di Cook, Hunter, G. Carey, Edwards, Lancaster, Newcomen, Baffin, Herschel, Adams, Newton, Pope, Milton, Macaulay, Savary, Brown: fra gli italiani potrebbersene citare assai da Giotto, Landò, Mantegna, Caracci, Tintoretto, Andrea del Sarto fino a Zingarelli, Canova, Rossini, Revelli, Capello Moncalvo, Rubini, ec.
  3. «Le donne ci governano; cerchiamo di renderle perfette; quanto più lumi esse avranno, tanto più saremo noi illuminati. Dalla cultura di spirito delle donne, dipende la saviezza delli uomini. Per mezzo delle donne, la natura scrive nel cuore dell’uomo».
  4. Vedansi i discorsi pronunziati in quest’anno dal deputato Carnot all’assemblea francese; e di Rodolfo Virchow nell’aula del chiostro Grigio a Berlino; i lavori del Sig. Lorenzutti, G. Garnier, Clarisse Bader, Giuseppina Stacchi, e Maria Mozzoni di Milano, e l’opera del consigl. Bonneville de Marsangy, il quale ha fatto studj speciali sulla moralità della donna, comparativamente a quella dell'uomo, per tenerne conto specialmente agli effetti criminali.
  5. Parlarono favorevolmente Giulio Simon, Carlo Balz, Marais, Marquerin, Hennebert, Leroy, Pressencè, Lanza, Bertrand, Rousselle, sebbene questi ultimi discordassero sui mezzi. Vedasi in proposito un mio articolo inserto nella Rivista Italiana.
  6. Infatti non poche città, allato alle società Operaje specialmente, hanno fondato Popolari Biblioteche, come Vercelli, Cremona, Catanzaro, Caltanisetta, Milano, Livorno, Bologna, Palermo ce., e quindi Viadana per le cure che vi pose il Prof. Parazzi, e Intra per le cure del Prof. Pietro Scaglia.
  7. Anco in Russia esistono non poche Biblioteche Circolanti Popolari, come fece avvertire il Signor Muralt nell’adunanza del 29 Agosto decorso al congresso internazionale di Berna.
  8. Trattato della Publica Beneficenza.
  9. Sedici anni or sono Peel si rallegrava che in Inghilterra l’Econonomia Publica si apprendesse in ben più di 4 mila scuole, e ne traeva per ciò confortevole augurio di notevole prosperità e di sicuri progressi.
  10. Discours d’ouverture de la Session legislative de 1857.
  11. Fab. Nannarelli.
  12. Filangeri. Scienza della legislazione.
  13. Relazione del Barone di Donnafugata sull'Esposizione di Dublino.
  14. V. Rossi. Delle condizioni economiche dell’Italia ec.