Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro secondo/19

Libro secondo - Capitolo 19

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La Signoria, dopo chiamati inutilmente i cittadini alla difesa, incominciandosi la distruzione della città, esce d’ufficio. Riforma dello Stato con una nuova Signoria di Priori Neri. Elezione di nuovo Potestà (6 - 9 novembre 1301).

Ritenuti così i capi di Parte bianca, la gente sbigottita si cominciò a dolere. I priori comandorono che la campana grossa fusse sonata, la quale era su il loro palazo: benché niente giovò, perché la gente, sbigottita, non trasse. Di casa i Cerchi non uscì uomo a cavallo né a piè, armato. Solo messer Goccia e messer Bindo Adimari, e loro fratelli e figliuoli, vennono al palagio; e non venendo altra gente, ritornorono alle loro case, rimanendo la piaza abandonata.

La sera apparì in cielo un segno maraviglioso; il qual fu una croce vermiglia, sopra il palagio de’ priori. Fu la sua lista ampia più che palmi uno e mezo; e l’una linea era di lungheza braccia XX in apparenza, quella attraverso un poco minore; la qual durò per tanto spazio, quanto penasse un cavallo a correre due aringhi. Onde la gente che la vide, e io che chiaramente la vidi, potemo comprendere che Iddio era fortemente contro alla nostra città crucciato.

Gli uomini che temeano i loro adversari, si nascondeano per le case de’ loro amici; l’uno nimico offendea l’altro: le case si cominciavano ad ardere: le ruberie si faceano; e fuggivansi gli arnesi alle case degli impotenti: i Neri potenti domandavano danari a’ Bianchi: maritavansi fanciulle a forza: uccideansi uomini. E quando una casa ardea forte, messer Carlo domandava: "Che fuoco è quello?". Erali risposto che era una capanna, quando era un ricco palazzo. E questo malfare durò giorni sei; ché così era ordinato. Il contado ardea da ogni parte.

I priori per piatà della città, vedendo multiplicare il malfare, chiamorono merzè a molti popolani potenti, pregandoli per Dio avessono pietà della loro città; i quali niente ne vollono fare. E però lasciorono il priorato.

Entrorono i nuovi priori a dì VIII di novembre 1301: e furono Baldo Ridolfi, Duccio di Gherardino Magalotti, Neri di messer Iacopo Ardinghelli, Ammannato di Rota Beccannugi, messer Andrea da Cerreto, Ricco di ser Compagno degli Albizi, Tedice Manovelli gonfaloniere di giustizia; pessimi popolani, e potenti nella loro parte. Li quali feciono leggi, che i priori vecchi in niuno luogo si potessono raunare, a pena della testa. E compiuti i sei dì utili stabiliti a rubare, elessono per podestà messer Cante Gabrielli d’Agobbio; il quale riparò a molti mali e a molte accuse fatte, e molte ne consentì.