Wikisource:Testi importati da Wikipedia/Vari testi sulla spedizione dei Mille

Dispaccio del Dispaccio del generale Landi a Calatafimi

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Dispaccio del Generale Landi al generale in capo a Palermo, intercettato dalle forze garibaldine.1

Calatafimi, 15 maggio 1860

Eccellenza,
Aiuto, e pronto aiuto. La banda armata che lasciò Salemi questa mattina, ha circondato tutte le colline dal sud al sud-ovest di Calatafimi. La metà della mia colonna avanzata è stata colta in tiro, ed attaccò i ribelli che comparivano a mille da ogni dove. Il fuoco fu ben sostenuto, ma le masse dei siciliani unite con le truppe italiane erano d’immenso numero. I nostri hanno ucciso il gran comandante degli italiani, e preso la loro bandiera che noi conserviamo. Disgraziatamente un pezzo delle nostre artiglierie caduto dal mulo è rimasto nelle mani dei ribelli; questa perdita mi ha trafitto il cuore. La nostra colonna fu obbligata a battere un fuoco di ritirata, e a riprendere il suo passo per Calatafimi dove mi trovo io adesso sulla difesa. Siccome i ribelli, in grandissimo numero, mostrano d’attaccarci, io dunque prego V.E. di mandare istantaneamente un forte rinforzo di fanteria, ed almeno un’altra mezza batteria, essendo le masse enormi, ed ostinatamente impegnate a pugnare. Io temo di essere assaltato nella posizione che occupo; io mi difenderò per quanto è possibile; ma se pronto soccorso non giunge, io mi protesto non sapendo come l’affare possa riuscire. La munizione dell’artiglieria è quasi finita, quella della fanteria considerevolmente diminuita, sicché la nostra posizione è molto critica, ed il bisogno di mezzi di difesa mi mette nella più grande costernazione. Io ho settantadue feriti, non posso darvi esatto conto dei morti scrivendovi immediatamente alla nostra ritirata. Con altro rapporto darò a V.E. un preciso ragguaglio. Finalmente io sottometto all’E.V. che se le circostanze mi costringono, io devo senza dubbio, per non compromettere l’intera colonna, ritirarmi, e se lo posso in alto. Io mi affretto di sottomettere tutto ciò a V.E. perché sappia di essere la mia colonna circondata di nemici, di numero infinito, i quali hanno assalito i mulini e preso le farine preparate per le truppe. V.E. non resti in dubbio sulla perdita del cannone di cui ho discorso. Io sottometto all’E.V. che il pezzo fu posto a schiena di mulo, il quale fu ucciso al momento della nostra ritirata, perciò non fu possibile ricuperarlo. Io conchiudo che da tutta la colonna si combatté con fuoco vivo dalle 10 antimeridiane alle 5 pomeridiane quando io feci la nostra ritirata.

Il Generale comandante
M. Landi

Il decreto per vedove e orfani dei caduti

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Decreto di Garibaldi in Sicilia2

Italia e Vittorio Emmanuele
––––––––––––––
GIUSEPPE GARIBALDI, Comandante in capo le forze Nazionali in Sicilia,
In virtù dei poteri a lui conferiti;
DECRETA :

Art. 1. I figli dei morti in difesa della causa nazionale sono adottati dalla patria. Saranno educati, e nutriti a spese dello Stato; se donne fino agli anni sedici, se uomini fino agli anni diciassette. Giunte le donne agli anni sedici avranno una dote conveniente alla loro origine.
Art. 2. Le vedove de’ morti in difesa della causa nazionale avranno una pensione conveniente al loro stato. La pensione durerà finché si troveranno in vedovanza. La stessa pensione è accordata alle vedove de’ tredici individui che subirono la fucilazione nel giorno 14 aprile 1860. I loro figli vanno compresi nella disposizione dell’antecedente articolo.
Art. 3. Tutti coloro che per causa di ferite riportate, battendosi in difesa della patria e della causa nazionale, resteranno storpi o mutilati e inabili al lavoro, cui prima erano addetti, saranno raccolti in apposito Ospizio, e mantenuti dallo Stato.
Art. 4. Il Segretario di Stato dello Interno è incaricato per l’esecuzione del presente decreto.

Palermo 6 giugno 1860

Il dittatore G. GARIBALDI

Il Segretario di Stato dell’Interno F. Crispi

Stamperia Carini e Meli

I progetti di attentato contro Garibaldi

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LEGATION DE SARDEGNE
All'Ill.mo Signor Marchese d'Aste3
Comandante della R. pirofregata sarda "Governolo
Palermo. 8 giugno 1860.

Ill.mo sig. Comandante, profitto della partenza del vapore inglese, per trasmetterle la qui annessa lettera diretta al Duca della Verdura, cui prego di farla recapitare il più prontamente possibile. Col mezzo dell'avv. Galvani già menzionato nella mia precedente, mi pervennero nuovi ragguagli intorno al caporale Valentini; è uomo di circa 30 anni, alto e magro della persona, pallido in viso, con occhi celesti. Da sorgenti diverse, e non indegne di fede, mi risulta inoltre essere stato inviato allo stesso fine un tale Giosafatte Tallarino 4,5, già celeberrimo bandito calabrese. Egli imbarcavasi il 6 corr., alle ore 23 sul legno mercantile alla volta di Palermo. Dicesi accompagnato da 10 o 11 individui per secondarlo. La prego adunque, signor comandante, di volere con ogni maggior diligenza, trasmettere questi nuovi particolari a ciò sia provveduto prontamente e come si conviene. Colgo questa opportunità per offrire i miei anticipati ringraziamenti e rinnovarle le proteste della mia distintissima considerazione.
Il Ministro
Villamarina


Lettera dell’ammiraglio Persano a Garibaldi.

GABINETTO PARTICOLARE
DEL CONTR' AMMIRAGLIO
COMANDANTE LA SQUADRA
Palermo. 15 giugno 1860.

Caro Generale, ho bisogno di sapere, se Medici è partito oggi o se partirà domani, onde mandargli incontro. Medici mi scrive oggi. Il comandante dell’"Ichnusa” , mi assicura, che hanno scritto a voi che partirà domani; avendo cambiata idea schiaritemi su cotal punto. Il Valentini, mandato per assassinarvi, è ritornato ieri sera a nuoto a bordo della fregala napoletana "Partenope”, vestito a modo dei vostri. Egli rapportò che venne da voi, che vi baciò la mano, che si disse disertore di altro corpo che non di marina, e che trovandosi che altri disertori del corpo, che nominò, erano pronti a provare, che egli non vi apparteneva, temendo di essere conosciuto, si diede a gambe per salvarsi. Ciò che preme ora è il Medici; sapere se ha lasciato Cagliari oggi, o se la lascerà domani.
Con affetto vostro
C. DI PERSANO


Costituzione borbonica

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Atto sovrano.6

Desiderando di dare ai nostri amatissimi sudditi un attestato della nostra sovrana benevolenza, ci siamo determinati di concedere gli ordini costituzionali e rappresentativi nel regno in armonia coi principii italiani e nazionali, in modo da garantire la sicurezza e prosperità in avvenire, e da stringere sempre più i legami che ci uniscono ai popoli che la Provvidenza ci ha chiamati a governare.
A quest’oggetto siamo venuti nelle seguenti determinazioni:
1.° Accordiamo una generale amnistia, per tutti i reati politici fino a questo giorno.
2.° Abbiamo incaricato il commendatore D. Antonio Spinelli della formazione di un nuovo ministero, il quale compilerà nel più breve tempo possibile gli articoli dello Statuto sulla base delle istituzioni rappresentative italiane e nazionali.
3.° Sarà stabilito con Sua Maestà il re di Sardegna un accordo per gli interessi comuni delle due corone in Italia.
4.° La nostra bandiera sarà d’ora innanzi fregiata dei colori nazionali italiani in tre fasce verticali, conservando sempre nel mezzo le armi della nostra dinastia.
5.° In quanto alla Sicilia, accorderemo analoghe istituzioni rappresentative che possano soddisfare i bisogni dell’Isola, ed uno dei principi della nostra real casa ne sarà il nostro viceré.
Portici, 25 giugno 1860.

Francesco.

Decreto di Garibaldi, 2 giugno 1860

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Decreto di Garibaldi7
G. Garibaldi, in nome di S. M. Vittorio Emanuele, Dittatore in Sicilia.
DECRETA:

Art. 1. Sopra le terre dei demani comunali da dividersi, giusta la legge, fra i cittadini del proprio comune, avrà una quota certa senza sorteggio chiunque si sarà battuto per la patria. In caso di morte del milite, questo diritto apparterrà al suo erede.
Art. 2. La quota di cui è parola nell'articolo precedente, sarà uguale a quella che verrà stabilita per tutti i capi di famiglia poveri non possidenti, e le cui quote saranno sorteggiate. Tuttavia, se le terre di un Comune siano tanto estese da sorpassare i bisogni della popolazione, i militi o i loro eredi otterranno una quota doppia a quella degli altri condividendi.
Art. 3. Qualora i Comuni non abbiano demanio proprio, vi sarà supplito con le terre appartenenti al demanio dello Stato o della Corona.
Art. 4. ll segretario di Stato sarà incaricato della esecuzione del presente decreto.

Palermo, 2 giugno 1860.

Il Dittatore Firm. G. GARIBALDI.

Il segretario di Stato Firm. FRANCESCO CRISPI.

Decreto di Garibaldi per la conquista di Roma

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Decreto di Garibaldi8

ITALIA E VITTORIO EMANUELE
Il Dittatore delle Due Sicilie ai Militi volontari.

Quando l'idea della patria in Italia era la dote di pochi, si cospirava. Ora si combatte e si vince. I patriotti sono abbastanza numerosi da formare degli eserciti e dare ai nemici battaglia. Ma la vittoria nostra non fu intera. L'Italia non è ancora libera tutta, e noi siamo ben lungi dalle Alpi, meta nostra gloriosa. Il più prezioso frutto di questi primi successi è di potere armarci e procedere. Io vi trovai pronti a seguirmi, e ora vi chiamo tutti a me, affrettatevi alla generale rassegna di quell'esercito che deve essere la Nazione armata per far libera e una l'Italia, piaccia o no ai prepotenti della terra.
Raccoglietevi nelle piazze delle vostre città ordinandovi con quel popolare istinto di guerra che basta a farvi assalire uniti il nemico.
I capi dei corpi così formati avvertiranno anticipatamente del loro arrivo in Napoli il Direttore del Ministero della guerra, perché appronti l'occorrente. Per quei corpi che più convenientemente potrebbero venir qui per via di mare, saranno date le opportune disposizioni.
Italiani, il momento è supremo. Già fratelli nostri combattono lo straniero nel cuore d'Italia. Andiamo ad incontrarli in Roma per marciare di là insieme sulle Venete terre. Tutto ciò che è dover nostro e dritto, potremo fare, se forti. Armi dunque e armati. Generoso cuore, ferro e libertà.

Napoli, 10 settembre 1860.

Il Dittatore, firmato G. Garibaldi.

La lettera di Garibaldi alla società "Vapori Nazionali"

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Genova 14 Maggio 1860
Supplemento al Numero 44
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SBARCO
SPEDIZIONE NOTIZIA IMPORTANTISSIMA

Il G. Garibaldi colla sua prode legione, ha operato nella notte scorsa da 12 al 13 maggio, lo sbarco presso Marsala in Sicilia; vi fu resistenza dai regii allo sbarco, ma la resistenza fu vinta. Le particolarità più tardi.

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Abbiamo comunicazione della lettera del Generale Garibaldi al Direttore dei Vapori Nazionali dei quali si impadroniva per ….. salvar la Sicilia.
Dica pur “la Patrie”10 che è un Pirata ! Ce ne fossero di questi Pirati della libertà.

Genova 5 maggio 1860

Signori Direttori dei Vapori Nazionali,
Dovendo imprendere un’operazione in favore d’italiani militanti per la causa patria – e di cui il governo non può occuparsi per false diplomatiche considerazioni – ho dovuto impadronirmi di due vapori dell’Amministrazione da V.S. diretta, e farlo all’insaputa del governo stesso e di tutti.
Io attuai un atto di violenza; ma comunque vadano le cose, io spero che il mio procedimento sarà giustificato dalla causa santa servita, e che il paese intiero vorrà riconoscere, come debito suo da soddisfare, i danni da me arrecati all’amministrazione.
Quandocchè non si verificassero le mie previsioni sull’interessamento della Nazione per indennizzarli – io impegno tutto quanto esiste di denaro e materiale appartenente alla sottoscrizione per il milione di fucili, acciocché con questo si paghi qualunque danno, avaria e perdita a V.S. cagionata.
Con tutta considerazione.

G. GARIBALDI
  1. I Mille di Marsala: scene rivoluzionarie di Giacomo Oddo – Giuseppe Scorza di Nicola Editore – Milano – 1863 – pagg. 256-257 [1]
  2. Dizionario del Risorgimento Nazionale – Vol. IV – Vallardi – 1930 – pag. 191
  3. nella lettera originale l’indirizzo è posto al termine della lettera
  4. indicato anche come: Talarico
  5. La missione non ebbe successo perché Tallarino o Talarico fu conquistato dalla personalità del condottiero - L'episodio è raccontato anche da Garibaldi nelle sue memorie, si veda anche Alfonso Scirocco, Garibaldi, Laterza, Roma-Bari, 2001, ed. spec. RCS Libri, 2005, pag. 229.
  6. I Mille di Marsala: scene rivoluzionarie di Giacomo Oddo – Giuseppe Scorza di Nicola Editore – Milano – 1863 – pagg. 646-647 [2]
  7. La Spedizione dei Mille. Storia documentata della liberazione della Bassa Italia - Osvaldo Perini - Edita per cura di F. Candiani – Milano - 1861 - Pagg. 319-310-321 [3]
  8. La Spedizione dei Mille. Storia documentata della liberazione della Bassa Italia - Osvaldo Perini - Edita per cura di F. Candiani – Milano - 1861 - Pagg. 558-559 [4]
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  10. La Patrie – giornale francese conservatore del secondo impero