Wikisource:Testi importati da Wikipedia/Trentanove precetti della Chiesa anglicana

Testo dei Trentanove articoli di religione della Chiesa anglicana1

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Articoli
concordati dagli arcivescovi
e vescovi di entrambe le province
e l'intero clero nella
convocazione tenutasi a Londra
nell'anno 1562 per evitare
le diversità di opinione e
per stabilire il consenso
al riguardo della vera religione

I. La fede nella santa Trinità

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Vi e un solo Dio vivo e vero, eterno, senza corpo, parti o passioni, di infinita potenza, sapienza e bontà, creatore e conservatore di tutte le cose, visibili e invisibili. Nell'unità di questa divinità vi sono tre Persone, di un'unica sostanza, potenza ed eternità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

II. La Parola o Figlio di Dio incarnato, che divenne vero uomo

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Il Figlio, che e la Parola del Padre, generato dall'eternità dal Padre, Dio vero ed eterno, e consustanziale al Padre, ha assunto la natura umana nel grembo della santa Vergine, prendendo dalla sua sostanza; così due nature, complete e perfette, cioè la divinità e l'umanità. sono inscindibilmente unite in una sola Persona, dando luogo a un solo Cristo, vero Dio e vero uomo, il quale veramente soffri, fu crocifisso, morì e fu sepolto, per riconciliare il Padre con noi e per essere un sacrificio, non solo per il peccato originale ma anche per i peccati attuali degli uomini.

Come si deve credere che Cristo è morto per noi e fu sepolto, così si deve anche credere che egli discese agli inferi.

IV. La risurrezione di Cristo

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Cristo è veramente risorto dai morti e ha ripreso il suo corpo con carne, ossa e tutto ciò che appartiene alla perfezione della natura umana, con il quale ascese al cielo, dove siede per ritornare poi a giudicare tutti gli uomini nell'ultimo giorno.

V. Lo Spirito Santo

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Lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio, e della stessa sostanza, maestà e gloria del Padre e del Figlio, Dio vero ed eterno.

VI. La sufficienza delle sacre Scritture per la salvezza

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La sacra Scrittura contiene tutto ciò che e necessario per la salvezza. Non si deve quindi esigere da nessuno di credere come articolo di fede, né si deve pensare sia richiesto o necessario per la salvezza, tutto ciò che non si legge in esse o che non può essere provato attraverso di esse. Per Sacre Scritture intendiamo quei libri canonici dell'Antico e del Nuovo Testamento sulla cui autorità non vi sono mai stati dubbi nella chiesa.

Nomi e numero dei libri canonici: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Rut, I Samuele, II Samuele, I Re, II Re, I Cronache, II Cronache, I Esdra, II Esdra, Ester, Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste o Predicatore, Cantica o Canti di Salomone, quattro profeti maggiori, dodici profeti minori.

E gli altri libri che - come dice Girolamo - la chiesa legge per ricavarne esempi di vita e istruzioni pratiche, senza tuttavia ritenere che fondino alcuna dottrina; tali sono i seguenti: III Edra, IV Esdra, Tobia, Giuditta, seguito del libro di Ester, Sapienza, Gesù figlio di Sirach, profeta Baruch, Canto dei tre fanciulli, storia di Susanna, Bel e il Drago, preghiera di Manasse, I Maccabei, II Maccabei.

Riceviamo tutti i libri del Nuovo Testamento così come essi sono generalmente ricevuti e li consideriamo canonici.

VII. L'Antico Testamento

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L'Antico Testamento non e in contraddizione con il Nuovo, poiché sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento viene offerta all'umanità la vita eterna da Cristo, che e il solo mediatore fra Dio e l'uomo, essendo al tempo stesso Dio e uomo. Non si devono perciò ascoltare coloro che inventano che gli antichi padri si aspettavano solo promesse passeggere. Benché la legge data da Dio attraverso Mosè, riguardante le cerimonie e i riti, non vincoli i cristiani ne le sue prescrizioni civili debbano essere obbligatoriamente ricevute in un qualsiasi stato, nessun cristiano e ciò nondimeno dispensato dall'obbedienza ai comandamenti che sono detti morali.

VIII. I credi

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Devono essere fedelmente ricevuti e creduti il Credo niceno e quello che viene comunemente chiamato il Credo degli apostoli, dato che possono essere provati con certissime prove della sacra Scrittura.

IX. II peccato originale o peccato con cui si nasce

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Il peccato originale non consiste nel seguire Adamo (come affermano senza fondamento i pelagiani), ma è la colpa e la corruzione della natura di ogni uomo generato per via naturale dalla progenie di Adamo, mediante la quale l'uomo è molto lontano dalla giustizia originale ed e per sua natura incline al male, cosicché la carne ha sempre desideri contrari allo Spirito; e perciò in ogni essere umano nato in questo mondo esso merita la collera divina e la dannazione. E questa contaminazione della natura resta anche in coloro che sono rigenerati, per cui la bramosia della carne, detta in greco phroneia sarkos (che alcuni interpretano come conoscenza, altri come sensualità, altri come affezione, altri ancora come desiderio della carne) non e sottomessa alla legge di Dio. E benché non vi sia condanna per coloro che credono e sono battezzati, tuttavia l'apostolo confessa che la concupiscenza e la bramosia hanno di per se la natura del peccato.

X. II libero arbitrio

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La Condizione dell’Uomo dopo la caduta di Adamo è tale, che egli non può con la sua propria forza naturale convertirsi alla fede, ne con le buone opere prepararsi alla invocazione di Dio: perciò noi non abbiamo alcuna forza di fare buone opere grate ed accettevoli a Dio, senza la grazia di Dio per Gesù Cristo; la quale ci previene, affinché abbiamo una buona volontà, ed opera con noi, quando abbiamo buona volontà.

XI. La giustificazione dell'uomo

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Siamo ritenuti giusti davanti a Dio solo per i meriti del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo per fede e non a motivo delle nostre opere o dei nostri meriti. Il fatto di essere giustificati unicamente per fede e perciò una dottrina molto salutare e ricca di consolazione, come si dice più diffusamente nell'omelia sulla giustificazione.

XII. Le opere buone

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Benché le opere buone, che sono frutto della fede e seguono la giustificazione, non possano cancellare i nostri peccati e sopportare la severità del giudizio di Dio, sono nondimeno gradite e accette a Dio in Cristo e scaturiscono necessariamente da una fede vera e viva, per cui attraverso di esse si può conoscere la fede viva con la stessa certezza con cui si può conoscere un albero dai suoi frutti.

XIII. Le opere prima della giustificazione

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Le opere compiute prima della grazia di Cristo e dell'ispirazione del suo Spirito non sono gradite a Dio, poiché non scaturiscono dalla fede in Gesù Cristo; né fanno sì che gli uomini possano ricevere la grazia o - come dicono gli autori scolastici - meritino la grazia de congruo; al contrario, non essendo compiute come Dio ha voluto e ordinato che fossero compiute, non abbiamo alcun dubbio che sono, di loro natura, peccato.

XIV. Le opere supererogatorie

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Non si possono insegnare senza arroganza ed empietà le opere volontarie che vengono compiute al di là, al di fuori e al di sopra dei comandamenti di Dio e che essi chiamano opere super-erogatorie; infatti, attraverso di esse gli uomini affermano non solo di rendere a Dio tutto ciò che sono tenuti a fare, ma di fare per lui più di quello che sono tenuti a fare, mentre Cristo dice chiaramente: ”Quando avete fatto tutto ciò che vi e stato comandato, dite: Siamo servi inutili”.

XV. Solo Cristo è senza peccato

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Riguardo alla verità della nostra natura, Cristo si e reso in tutto simile a noi eccetto il peccato, dal quale e stato chiaramente immune sia nella sua carne che nel suo spirito. Egli e venuto per essere l'agnello senza macchia, per togliere, mediante il sacrificio di sé stesso fatto una volta per tutte, i peccati del mondo e in lui - come dice s. Giovanni - non vi fu peccato. Ma noi tutti, benché battezzati e rinati in Cristo, pecchiamo in molte cose e se diciamo di non aver peccato, inganniamo noi stessi e la verità non a in noi.

XVI. II peccato dopo il battesimo

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Non ogni peccato mortale commesso deliberatamente dopo il battesimo e peccato contro lo Spirito Santo è imperdonabile. Non si deve quindi negare la concessione del perdono a coloro che cadono in peccato dopo il battesimo. Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, possiamo allontanarci dalla grazia ricevuta e cadere nel peccato e con la grazia di Dio possiamo risollevarci ed emendare la nostra vita. Devono essere quindi condannati coloro che dicono di non poter più peccare per tutto il tempo della loro vita terrena o che negano il perdono a coloro che si pentono realmente.

XVII. La predestinazione e l'elezione

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La predestinazione alla vita è il proposito eterno di Dio, per il quale (prima che fossero poste le fondamenta del mondo) egli ha fermamente decretato, nel suo a noi segreto consiglio, di liberare dalla maledizione e dalla dannazione coloro che egli aveva scelto in Cristo di fra gli uomini, e di condurli, attraverso Cristo, alla salvezza eterna come vasi ad onore. Per cui, coloro che sono provvisti di un tale eccellente beneficio di Dio sono chiamati, secondo il disegno di Dio, dal suo Spirito che opera a tempo opportuno: mediante la grazia essi ubbidiscono alla chiamata; sono liberamente giustificati; sono resi figli di Dio mediante adozione; sono fatti a immagine del suo Figlio unigenito Gesù Cristo; camminano religiosamente nelle opere buone e, alla fine, per la misericordia di Dio, raggiungono la felicità eterna.

Come la devota considerazione della predestinazione e della nostra elezione in Cristo è piena di dolce, piacevole e indicibile consolazione per le persone pie e tale da far sentire loro l'azione dello Spirito di Cristo, che mortifica le opere della carne e le loro membra terrene ed eleva la loro mente verso le realtà superiori e celesti, consolidando al tempo stesso e confermando grandemente la loro fede nel godimento dell'eterna salvezza in Cristo e accendendo fervidamente il loro amore per Dio, così per le persone curiose e carnali, che mancano dello Spirito di Cristo, l'avere continuamente davanti agli occhi la realtà della predestinazione divina è una pericolosa rovina, con cui il diavolo le spinge o alla disperazione o alla sregolatezza di una vita scellerata, non meno pericolosa della disperazione. Inoltre, dobbiamo ricevere le promesse di Dio secondo che esse ci sono presentate nella sacra Scrittura e, nel nostro agire, dobbiamo seguire quella volontà di Dio che ci viene espressamente indicata nella Parola di Dio.

XVIII. II conseguimento della salvezza eterna solo nel nome di Cristo

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Devono essere detestati anche quanti osano affermare che ogni uomo sarà salvato dalla legge o sètta che egli professa, per cui deve mettere ogni cura a ordinare la sua vita secondo quella legge e il lume naturale. La sacra Scrittura, infatti, ci presenta solo il nome di Gesù Cristo come nome attraverso il quale gli uomini devono essere salvati.

XIX. La chiesa

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La chiesa visibile di Cristo è un'assemblea di fedeli, nella quale la pura parola di Dio è predicata e i sacramenti sono debitamente amministrati secondo l'ordinanza di Cristo, in tutte quelle cose che sono necessariamente richieste dagli stessi. Come le chiese di Gerusalemme, di Alessandria e di Antiochia hanno sbagliato così anche la chiesa di Roma ha sbagliato, non solo nel modo di vivere e nelle cerimonie ma anche in materia di fede.

XX. L'autorità della chiesa

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La chiesa ha il potere di decretare riti o cerimonie e ha autorità nelle controversie di fede; tuttavia, non e lecito alla chiesa comandare qualunque cosa che sia contraria alla Parola scritta di Dio, ne può spiegare un passo scritturale in modo che esso sia in contraddizione con un altro. Per cui, benché la chiesa sia testimone e custode della sacra Scrittura, ciò nondimeno, come non deve decretare nulla contro la stessa, così non deve prescrivere nulla, oltre la stessa, che debba essere creduto come necessario per la salvezza.

XXI. L'autorità dei concili generali

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I concili generali non possono essere riuniti senza l'ordine e la volontà dei principi. E quando sono riuniti (essendo un'assemblea di uomini che non sono tutti governati dallo spirito e dalla parola di Dio) possono sbagliare, e a volte hanno sbagliato, persino in cose che riguardano Dio. Di conseguenza, le cose da essi comandate come necessarie per la salvezza non hanno ne forza ne autorità, se non si può mostrare che sono state tratte dalla sacra Scrittura,

XXII. II purgatorio

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La dottrina romana riguardante il purgatorio, i perdoni, il culto e l'adorazione, come pure le immagini e le reliquie, e anche l'invocazione dei santi, è cosa stolta, inutilmente inventata, che non trova alcun fondamento e giustificazione nella Scrittura, ma che è piuttosto contraria alla parola di Dio.

XXIII. II ministero nella comunità cristiana

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Non e consentito a nessuno di assumere l'ufficio della predicazione pubblica o dell'amministrazione dei sacramenti nella comunità cristiana senza essere stato debitamente chiamato e inviato a compiere un tale ufficio. Dovremmo considerare legittimamente chiamati e inviati coloro che sono scelti e chiamati a questo ufficio da persone che hanno l'autorità pubblica, conferita loro nella comunità cristiana, di chiamare e inviare ministri nella vigna del Signore.

XXIV. La lingua usata in chiesa deve essere comprensibile

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Ripugna palesemente alla Parola di Dio e all'uso della chiesa primitiva il pregare in pubblico nella chiesa o amministrare i sacramenti in una lingua non compresa dal popolo.

XXV. I sacramenti

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I sacramenti ordinati da Cristo non sono solo distintivi o i simboli della professione dei cristiani, ma sono piuttosto testimonianze certe e sicure e segni efficaci della grazia e della buona volontà di Dio nei nostri confronti, mediante i quali egli opera invisibilmente in noi e non solo ci stimola ma anche ci rafforza e conferma la nostra fede in lui.

Due sono i sacramenti ordinati da Cristo nostro Signore nel Vangelo: il battesimo e la cena del Signore.

Quei cinque che vengono comunemente chiamati sacramenti, cioè la confermazione, la penitenza, l'ordine, il matrimonio e l'estrema unzione non devono essere annoverati fra i sacramenti del Vangelo, poiché in parte sono derivati da una corrotta imitazione degli apostoli e in parte sono stati di vita permessi nelle Scritture. Essi non hanno tuttavia la stessa natura sacramentale del battesimo e della cena del Signore, non possedendo alcun segno o cerimonia visibile comandati da Dio.

I sacramenti non sono stati comandati da Cristo per essere guardati o per essere portati in giro, ma perché ne facessimo il debito uso. E solo se vengono degnamente ricevuti, essi hanno un benefico effetto o operazione; ma coloro che li ricevono indegnamente si procurano la loro condanna, come dice s. Paolo.

XXVI. L'indegnità dei ministri non pregiudica l'efficacia dei sacramenti

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Benché nella chiesa visibile i cattivi siano sempre mescolati con i buoni e benché a volte i cattivi abbiano grande autorità nell'amministrazione della Parola e dei sacramenti, ciò nondimeno, poiché essi non lo fanno nel loro proprio nome ma nel nome di Cristo, e amministrano con il suo mandato e la sua autorità, noi possiamo servirci del loro ministero, sia nell'ascolto della Parola di Dio che nella ricezione dei sacramenti. Né l'efficacia dell'ordinanza di Cristo viene soppressa dalla loro malvagità, né la grazia dei doni di Dio viene da essa diminuita in coloro che con fede e giustamente ricevono i sacramenti loro amministrati. Essi sono efficaci a causa dell'istituzione e della promessa di Cristo, sebbene siano amministrati da uomini malvagi.

Tuttavia, la disciplina della chiesa richiede che si scoprano i cattivi ministri e che vengano accusati da quanti sono a conoscenza delle loro mancanze e, infine, nel caso in cui siano trovati colpevoli, che vengano deposti con giusto giudizio.

XXVII. II battesimo

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Il battesimo è non solo un segno di professione e un marchio di differenza, mediante il quale i cristiani si distinguono da coloro che non sono cristiani, ma e anche un segno di rigenerazione o di nuova nascita, mediante il quale, come attraverso uno strumento, vengono debitamente innestati nella chiesa coloro che ricevono il battesimo, vengono visibilmente sottoscritte e suggellate le promesse del perdono del peccato e della nostra adozione a figli di Dio nello Spirito Santo, viene confermata la fede e accresciuta la grazia attraverso la preghiera a Dio.

In ogni modo va conservato nella chiesa il battesimo dei bambini, poiché concorda pienamente con l'istituzione di Cristo.

XXVIII. La cena del Signore

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La cena del Signore è non solo un segno dell'amore che i cristiani dovrebbero avere scambievolmente fra di loro, ma anche e soprattutto il sacramento della nostra redenzione mediante la morte di Cristo. Quando riceviamo giustamente, degnamente e con fede questo sacramento, il pane che spezziamo è partecipazione al corpo di Cristo e allo stesso modo il calice della benedizione è partecipazione al sangue di Cristo.

La transustanziazione (o cambiamento della sostanza del pane e del vino) nella cena del Signore non può essere provata mediante la sacra Scrittura; essa è piuttosto contraria alle chiare parole della Scrittura, scardina la natura del sacramento e ha dato luogo a molte superstizioni.

Il corpo di Cristo è dato, preso e mangiato nella cena solo in un modo celeste e spirituale. È il mezzo attraverso il quale si riceve e mangia, nella cena, il corpo di Cristo e la fede.

Il sacramento della cena del Signore non è stato conservato, portato in giro, alzato o adorato, in base a un comandamento di Cristo.

XXIX. I malvagi non mangiano il corpo di Cristo nell'uso della cena del Signore

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I malvagi e coloro che sono privi di una fede viva, benché mastichino carnalmente e visibilmente (come dice s. Agostino) il sacramento del corpo e del sangue di Cristo, non comunicano in alcun modo con Cristo; essi mangiano e bevono, invece, il segno o sacramento di una realtà così grande per la loro condanna.

XXX. Le due specie

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Il calice del Signore non deve essere negato ai laici, per cui, per ordinanza e comandamento di Cristo, si devono amministrare a tutti i cristiani entrambe le parti del sacramento del Signore.

XXXI. L'unica oblazione di Cristo terminata sulla croce

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L'offerta che Cristo ha fatto di sé una volta per tutte e la perfetta redenzione, propiziazione e soddisfazione per tutti i peccati del mondo intero, sia originali che attuali, e non esiste alcun'altra soddisfazione per il peccato al di fuori di essa. I sacrifici delle messe, riguardo ai quali si diceva abitualmente che il sacerdote offriva Cristo per i vivi e per i morti, per ottenere la remissione della pena o della colpa, erano quindi favole blasfeme e pericolosi inganni.

XXXII. II matrimonio dei preti

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I Vescovi, i Preti, ed i Diaconi non sono comandati dalla Legge di Dio, né di far voto dello stato del celibato, né di astenersi dal matrimonio: perciò è lecito a loro, come a tutti gli altri Cristiani, di unirsi In matrimonio a loro propria discrezione, secondo che giudicheranno che possa meglio servire alla santità di vita.

XXXIII. Come debbano essere evitate le persone scomunicate

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La persona che mediante una pubblica denuncia ecclesiastica è stata giustamente separata dall'unità della chiesa e scomunicata, deve essere considerata da tutta la moltitudine dei fedeli come pagana e pubblicana fin quando non si sia pubblicamente riconciliata attraverso la penitenza e non sia stata ricevuta nella chiesa da un giudice che ha autorità di farlo.

XXXIV. Le tradizioni della chiesa

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Non è affatto necessario che le tradizioni e le cerimonie siano le stesse in ogni luogo o siano del tutto simili; esse sono state, infatti, diverse in ogni tempo e possono essere cambiate a seconda della diversità dei paesi, delle epoche e dei costumi degli uomini, in modo che nulla venga ordinato contro la parola di Dio. Chiunque infrange pubblicamente, volontariamente e di proposito, mediante il suo giudizio privato, le tradizioni e le cerimonie della chiesa che non sono contrarie alla parola di Dio e che sono state ordinate e approvate dalla comune autorità deve essere pubblicamente rimproverato (perché altri non siano tentati di fare lo stesso) come chi manca contro l'ordinamento comune della chiesa, offende l'autorità del magistrato e ferisce la coscienza dei fratelli deboli.

Ogni chiesa particolare o nazionale ha autorità di prescrivere, cambiare e abolire cerimonie o riti della chiesa ordinati dalla sola autorità umana, in modo che ogni cosa sia fatta per la comune edificazione.

XXXV. Le Omelie

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Il secondo libro delle omelie, i cui titoli abbiamo ripreso in questo articolo, contiene una dottrina pia, salutare e necessaria per il nostro tempo, così come faceva il precedente libro delle omelie pubblicato al tempo di Edoardo VI. Riteniamo quindi che debbano essere diligentemente e distintamente lette nelle chiese dai ministri, in modo da poter essere comprese dal popolo.

Nomi delle omelie

1. Sul corretto uso della chiesa

2. Contro il pericolo dell'idolatria

3. Sulla riparazione e sulla pulizia delle chiese

4. Sulle opere buone: anzitutto del digiuno

5. Contro la ghiottoneria e l'ubriachezza

6. Contro l'eccesso di paramenti e addobbi

7. Sulla preghiera

8. Sul luogo e sul tempo della preghiera

9. Sulla celebrazione delle preghiere pubbliche e dei sacramenti in una lingua conosciuta

10. Sulla riverente stima della parola di Dio

11. Sulle elemosine

12. Sulla natività di Cristo

13. Sulla passione di Cristo

14. Sulla risurrezione di Cristo

15. Sulla degna ricezione del sacramento del corpo e del sangue di Cristo

16. Sui doni dello Spirito Santo

17. Per i giorni delle rogazioni

18. Sullo stato del matrimonio

19. Sulla penitenza

20. Contro la pigrizia

21. Contro la ribellione

XXXVI. La consacrazione dei vescovi e dei ministri

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Il libro della consacrazione dei vescovi e dell'ordinazione dei preti e dei diaconi, quale è stato promulgato dal sinodo generale di questa chiesa nel 1792 contiene tutto ciò che e necessario per tali consacrazioni e ordinazioni. Esso non contiene alcuna cosa che sia per sé superstiziosa o empia. Decretiamo quindi essere giustamente, debitamente e legittimamente consacrato e ordinato chiunque e consacrato o ordinato secondo la detta forma.

XXXVII. L'autorità dei magistrati civili

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L'autorità del magistrato civile si estende a tutti gli uomini, sia al clero che ai laici, in tutte le cose temporali, ma egli non ha alcuna autorità nelle cose puramente spirituali. E riteniamo sia dovere di tutti gli uomini che professano il Vangelo rendere una rispettosa obbedienza all'autorità civile, regolarmente e legittimamente costituita.

XXXVIII. La non comunione dei beni dei cristiani

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Le ricchezze e i beni dei cristiani non sono comuni per quanto riguarda il diritto, il titolo e il possesso degli stessi, come pretendono falsamente certi anabattisti. Ciò nondimeno ogni uomo, secondo le sue possibilità, deve fare generose elemosine ai poveri, prendendo da ciò che possiede.

XXXIX. II giuramento del cristiano

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Come confessiamo che il giurare vano e precipitoso a vietato ai cristiani da nostro Signore Gesù Cristo e da Giacomo suo apostolo, così riteniamo che la religione cristiana non proibisce [il giuramento], ma che un uomo può giurare quando il magistrato lo richiede, in una causa di fede e di carità. Ma, secondo l'insegnamento del profeta, lo si faccia con giustizia, discernimento e verità.

Bibliografia

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  1. Questa versione italiana è sostanzialmente tratta da quella pubblicata da Romeo Fabbri presso la EDB nel 1996. Vedi Bibliografia