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Tzunami
Sulla spiaggia stavano persone ignare.
Dicevano che il mare era bello.
Appena iniziata si avvia alla fine la loro vacanza.
Lontano, un terremoto con epicentro in mare generava la distruzione.
Questo dice il telegiornale.
Questo seguito da una serie di numeri.
Io penso diversamente; io ribalto la situazione.
Mi rivolgo a te, onda devastante.
Tu che semini panico.
Tu che lasci una scia di morte.
Nessuno pensa a te. Troppo impegnati a fuggire.
Cosa provavi durante il viaggio della tua fine?
Appena nata e già in fin di vita.
Cosa provavi mentre ti abbattevi distruggendo?
Hai creato danni all’essere umano che a te resta indifferente.
Mentre lo facevi riecheggiava il tuo urlo di dolore.
Alla lista di vittime ti aggiungi anche tu.
Morta infranta su di noi.
Chiedo scusa a tutta la gente che era lì, ma la loro vita aveva un senso.
Non voglio attribuirle altra importanza.
Con questo tema arricchisco la tua misera e breve vita.
Nulla hai fatto se non morire.
Nulla hai fatto se non far piangere.
Ma nessuno piange per te.
Dicono che la discriminazione è finita. Non ci credo.
Non on fiera di essere un umano. Odio quando viene occultatya la realtà.
Tu, così diversa da me.
Tu, non considerata perché diversa.
Tu che soffri la mancanza di rispetto.
Forse è meglio che sei morta. La tua anima così non è schiacciata dai telegiornali che ti nominano come male.
Il vero male sono loro. Pensano solo ai loro simili.
Tutti si sarebbero potuti salvare.
Tutti meno te. La tua fine era già segnata. Nient’altro avresti potuto fare.
Non saresti potuta fuggire.
Non ti saresti mai salvata.
Tu, mia misteriosa amica
Mon so di te più che numeri e lettere.
Vorrei però conoscere la tua anima.