Volantino dei socialisti milanesi del maggio 1898
Questo testo è completo. |
Cittadini ! Lavoratori!
La rivolta serpeggia nel paese. È la rivolta della fame e della disperazione.
Il Governo del Re risponde – al solito – coll'eccidio scellerato dei supplicanti pane e lavoro; collo stato d'assedio instaurato in quattro province, pronto in tutto il resto del regno; con provvedimenti di limosina, figli della verde paura, ironia e insulto ai mali cui pretenderebbe sanare.
I socialisti che da gran tempo – impassibili alle calunnie ed alle violenze – prenunciarono il disastro, ne additarono le cause e i rimedii – vi invitano un'altra volta a riflettere ed a ricordare.
Da ben dieci anni, alla Camera e nel paese, essi denunziano nel dazio di confine sui cereali – regalo annuo di oltre 250 milioni ai latifondisti italiani – la cagione precipua che mantiene nell'accidia l'agricoltura e la fa impotente a sfamare le popolazioni.
Ma la soppressione di quel dazio, limitata a qualche mese – quando già i proprietari smerciarono, a prezzi di protezione, tutto il cereale; quando già la speculazione compie le sue orge; quando la Russia chiude il suo confine all'esportazione granaria, e tutte le nazioni si disputano lo scarso cereale che ancora, fra i pericoli della guerra, potrà varcare l'Oceano – è una burla feroce all'incoscienza popolare.
Il paese manca di lavoro. Il lavoro gli manca sopratutto perchè il militarismo – questa piovra della nazione – a servizio di alleanze cui il popolo è estraneo, di interessi dinastici, di privilegi odiosi ed anticivili – prosciuga tutte le fonti della produzione. I socialisti reclamarono mai sempre l'abolizione delle spese militari.
Ma il Governo del Re – che, in onta al voto solenne dei pubblici Comizii, neppure seppe liquidare la questione africana - aggravò ancora sulle spalle del popolo i bilanci della guerra e della marina; ed ora, per domare le rivolte che le esigenze del militarismo hanno provocate, richiama altri 40 mila uomini sotto le armi – nuova promessa di massacri, nuova fonte di miseria per l'ltalia che ne paga le spese, nuovo fomite di malcontento e di odii inestinguibili fra classe e classe di cittadini.
La crisi economica è fatta più irritante dal dispregio della giustizia, dall'impunità dei grandi misfatti, dall'impero delle camorre nello Stato e nei Comuni. I socialisti domandarono sempre a gran voce – unica difesa efficace a tanti mali – istruzione diffusa e libertà rispettata.
Ma istruzione e libertà furono l'ultima cura del Governo del Re. Esso ha fatta la Polizia – cioè l'arbitrio – padrona dei diritti e del pensiero di ciascuno di noi. E ora medita di frodare ai lavoratori un'altra parte delle loro difese, restringendo con nuove pastoie il diritto di voto.
Così il Governo del Re ha preparate le rivolte. Esso le ha volute e le vuole. Sono opera sua. Le responsabilità del sangue ch'esso versa in questi giorni ripiombano tutte sul suo capo.
Cittadini! Lavoratori!
Folle chi pensa che le rivolte, domate oggi col piombo, perdurando le cause, non risorgeranno un altro giorno più fiere. Spetta a voi – poichè il Governo nè vuole nè sa – antivedere e provvedere a che la disperazione popolare non sia spinta più oltre. A voi spetta di evitare nuove stragi.
Stringetevi compatti attorno alla bandiera socialista, sulla quale è scritto: rivendicazione dei diritti popolari – restaurazione della libertà e della giustizia – abolizione di tutti i privilegi – guerra al militarismo – suffragio universale!
Gravi giorni s'appressano. È tempo che il popolo italiano rifletta, ricordi ed alfine provveda a se stesso.
Il paese salvi il paese!
I SOCIALISTI MILANESI.