Vita di Michelagnolo Buonarroti B/Dedica - Versione critica

Dedica

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P(adre) S A N T O.


O NON ARDIrei, servo indegno, e di si bassa fortuna, com’io sono, comparir davanti a la Santità Vostra, se l’indegnità e bassezza mia non fossero state prima dispensate, e invitate da lei medesima, quando s’umiliò tanto verso di me, che mi fece ammettere a la sua presenza: e con parole conformi a la benegnità e altezza sua, si degnò darmi animo e speranza, sopra al merito, e a la condition mia. Atto veramente Apostolico, per vertù del quale io mi sento esser divenuto da più ch’io non sono, e ho seguito i miei studi, e la disciplina del maestro, e del’Idol mio, secondo che la Santità Vostra mi confortò ch’io facessi, con tanto fervore, ch’io ho fatte fatiche, e spero di far frutti, che se non ora, a qualche tempo meriteranno forse il favore e la gratia di Vostra Santità, e’l nome d’esser servitore e discepolo d’un Michelagnolo Buonarroti, l’uno Principe de la Christianità, l’altro de l’arte del disegno. E per dare a la Beatitudine vostra un saggio di quel che [p. * modifica]la benignità sua propria ha operato in me, come l’ho dedicato l’animo e la devotion mia per sempre, cosi le dedico di mano in mano tutte le fatiche che da me nasceranno. E queste specialmente de la Vita di Michelagnolo, pensando che le debbano esser grate, per esserli grata la vertù e l’eccellenza de l’uomo, che sua Santità medesima mi propose ad imitare. Questo è quanto mi occorre a dir di lui. Ci restano maggior cose, che da lui si son cavate, le quali si publicheranno poi per finezza e per istabilmento de l’arte: e per gloria de la Santità vostra, che l’arte e l’artefice favorisce. In tanto io la supplico che non si sdegni che io nel’offerisca queste povere premitie. Con le quali umilissimamente m’inchino a’ suoi santissimi piedi.


Di Vostra Beatitudine


Indegnissimo servo
Ascanio Condivi.