Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo V
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Traduzione dal francese di Giuseppe Montani (1824)
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CAPITOLO V.
Dopo la mia seggiola a bracciuoli andando verso il settentrione si scopre il mio letto, che è posto in fondo alla mia camera, e forma la più gradevole prospettiva. — I primi raggi del sole che spunta, vengono a scherzare fra le mie cortine. Io li veggo, ne’ bei giorni di estate, avanzarsi lungo il muro bianco di latte, a misura che il gran pianeta s’inalza. Gli olmi, che sono dinanzi alla mia finestra, li dividono di mille maniere, e gli agitano sul mio letto rosso e bianco, da cui riflettendosi spargono intorno una tinta la più graziosa. — Odo il garrir confuso delle rondinelle, che hanno appeso il lor nido al tetto della casa, e degli altri augelli, che abitano gli olmi, onde mille ridenti idee occupano il mio spirito, nè credo che altri al mondo goda più tranquillo, o più delizioso mattino.
Confesso ch’io prolungo sempre, quanto mi è possibile, il piacere di meditare a mio agio nel dolce tepore del mio letto. — Avvi altro luogo che svegli più graziose immagini, più tenere idee? — Lettor modesto non ti adombrare. — Non potrò parlar dunque della felicità di uno sposo che stringe, per la prima volta, fra le sue braccia una donna virtuosa ed adorata; — piacere ineffabile che il mio iniquo destino mi condanna a non gustare giammai! — Ah! in un letto una madre, ebbra di gioja per la nascita di un figlio, non dimentica forse tutti i suoi dolori? — Ivi i piaceri fantastici, frutti dell’immaginazione e della speranza, vengono a lusingarci. — Ivi noi scordiamo per una metà della vita le cure dell’altra. — Ma qual folla di pensieri aggradevoli e tristi si mescola, si accumula nel mio cervello! Un letto ci vede nascere e ci vede morire, è il teatro variabile, in cui il genere umano rappresenta a vicenda drammi commoventi, farse risibili, e tragedie spaventevoli — è una culla guernita di fiori; — è il trono dell’amore; — è un sepolcro.