Versi di Luigi Plet/Programma dell'Annunziatore

Programma dell'Annunziatore

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vec:Venezia ne l'istà de l'ano 1845

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Luigi Plet - Versi (1857)
Programma dell'Annunziatore
Nell'annuale ricorrenza della solennità in onore del Crocifisso di Poveglia Venezia ne l'istà de l'ano 1845
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PROGRAMMA

DELL’ANNUNZIATORE

Giornaletto

CHE L’AUTORE PUBBLICAVA IN VENEZIA

NEL 1850.



Un annunzio importantissimo
     D’una grande novità
     Al lettore cortesissimo,
     4Anzi a tutta la città!

Ma non basta — dev’estendersi
     Anche fuori la notizia,
     E dovunque ella vuol rendersi
     8Accettevole, propizia.

A buon dritto! non è futile
     Il progetto; è umanitario!
     Tiene in sè quel dolce ed utile
     12Proverbial, sì necessario.

Or, su via! chi se lo immagina?
     Niun l’imbrocca, ci scommetto!
     Dunque legga questa pagina,
     16E rifletta a quanto è detto.

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Cose mobili ed immobili;
     Campi, case, appartamenti
     Che si vendono o s’affittano,
     20A far paghi i ricorrenti.

Tutt’i posti che rimangono
     Non di rado qui vacanti,
     O civili od ecclesiastici,
     24Per dar norma agli aspiranti.

Quai maestri abbiam di lettere,
     Quai di lingue, di disegno;
     Quai di ballo, scherma, musica,
     28Per qualunque sia l’ingegno.

Color ch’hanno maggior credito
     Fra i pittori ritrattisti;
     Quei che d’esser i più celebri
     32Portan vanto fra gli artisti.

Le più fresche e più pregevoli
     Qualità, che il mercatante
     Serba in questo od in quel fondaco,
     36Delle varie merci e tante.

Cenni d’aste volontarie;
     Nuovi appalti; Lotterie;
     Ed Avvisi altri, che leggonsi
     40Or su i muri, per le vie.

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Il Listin; gli Effetti pubblici;
     Qual per nascere divario
     Sia del nostro cammin ferreo
     44Tratto tratto nell’Orario.

Quai più acconci ed economici
     Vantar possa il nostro porto,
     Sì per merci che per uomini,
     48Mezzi varii di trasporto.

In qual sia ramo d’industria
     Quai trovato abbian le menti
     Collo studio infaticabile
     52Qua e colà miglioramenti.

Costumanze di Venezia,
     Feste ed altre patrie cose
     Ricavate dalle cronache,
     56Da notarsi, curïose.

Esattissime effemeridi;
     Relazioni di spettacoli;
     E virtuosi disponibili,
     60Pronti sempre a far miracoli.

Vien provato per più valido
     E omogeneo altro specifico?
     Son proposte nuove pillole?
     64Io qui tosto lo significo.

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Chi per caso avesse a perdere
     Una spilla, qualche cane,
     S’ogg’io qui lo fo partecipo
     68Li ricupera dimane.

Ma, direte voi, che diavolo
     Ti sei fitto? quale assunto?
     Redattor ti vuoi d’un Foglio?
     72Redattor d’un Foglio — appunto.

Proseguiamo: Quegli articoli
     Ch’esser debbon più lodati,
     Come in vero profittevoli,
     76Da altri Fogli riportati.

Menzion debite onorifiche
     Di color che il mondo acclama;
     E tributi necrologici
     80Ad estinti di gran fama.

Un articolo archeologico
     Al mio Foglio vien proposto?
     Quando trattisi di patria,
     84Perchè no?! — troverà posto.

E se fosse bïografico
     Atto a spander maggior luce?
     Purchè illustri un nome veneto.
     88Non volete?! — s’introduce.

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Poi sentenze filosofiche,
     Gran tesoro di sapienza!
     E memorie iconologiche
     92Dei pittori in assistenza.

Alle volte si rivendica
     Qualche italica scoperta,
     Perchè in ciò v’hanno degli esteri
     96Che ci fanno stare all’erta,

Benchè spesso la lor boria
     Sprezzatrice or giunga a tale
     Da chiamar il nostro classico
     100Stival, semplice stivale.

Finalmente amene lettere —
     Ecco aperto un giardinetto
     Pien di fiori, tutti indigeni,
     104Che sapran recar diletto.

In toscano ed in vernacolo
     Prose rare, ignote rime,
     Assai spesso sollazzevoli,
     108Qualche volta in stil sublime!

Sarà un pozzo inessiccabile;
     Ogni dì pozzo ripieno;
     Non darà tutto lo scibile,
     112Ma, oso dirlo, poco meno.

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Potrà fin dai primi Numeri
     L’associato aver caparra
     Ch’ei non è Giornal che meriti
     116Delle acciughe esser zimarra. —

Or dichiaro: in una disputa
     Letteraria entrar m’arrischio;
     Ma in questioni di politica?!
     120Sarei matto! non m’immischio.

Vi par tempo di discendere
     Dall’intrinseco al formato?
     Ecco tosto: il più a proposito
     124Quel di ottavo ho giudicato.

Buona carta... bei caratteri...
     Correzion... che più dironne?
     Ah sì, capperi! le pagine
     128Saran quattro, e a due colonne.

Per sistema inalterabile
     Dei periodici ritorni,
     Se n’eccettui le domeniche,
     132Verrà fuori ogni due giorni.

Discorriam del prezzo? è minimo:
     Il suo peso non si sente;
     L’ho ristretto in una svanzica
     136Sola al mese, ch’è un nïente,

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Affinchè non abbia tìtolo
     Cajo mai di andar da un altro
     Per avere il Foglio a prestito,
     140E talora in modo scaltro,

Come avvien spesso — Si sradichi
     Sì funesto e brutto vizio!
     Eeh! Sempronio lo vuol leggere?
     144Vi si associi come Tizio.

Però tutti vorran prenderlo;
     Lo sostengo; non ne dubito —
     Esso è un Foglio indispensabile;
     148Dovrà ognuno accorrer subito.

I Caffè, i ritrovi in genere
     Ne potriano restar senza,
     E ad un tempo non commettere
     152Una massima imprudenza?

Risoluto ho già: la semplice
     Città nostra non riguardo;
     Io mi estendo a tutto il Veneto
     156Per entrare nel Lombardo.

Come caso assai probabile,
     Od almen non molto strano,
     Por degg’io ch’abbia a ricevermi
     160Con buon viso anche Milano.

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Procurar a un Foglio simile
     Vo’ il passaggio del Ticino —
     Oh! mostrar lo posso, io reputo,
     164Francamente anche a Torino.

E di andar con esso a Napoli
     Non sarei forse padrone?
     Girar tutta la penisola?
     168Dite un po’: chi mi si oppone?

Molte copie faccio calcolo
     Di spacciarne anche a Trieste —
     S’io sapessi là raccogliere
     172Varie firme, stupireste?

Del Periodico il ricapito
     Sicurissimo, maestro,
     L’officina è d’Alvisopoli
     176In parrocchia San Silvestro.

Ne ritrovi un sussidiario
     Presso ognuno de’ librai
     Tanto essendo tu a Venezia
     180Quanto fuori, se ci vai.

Gran dottrina e poche chiacchiere:
     Dal mio Foglio assai s’impara;
     Ciascun guardi, e si capaciti
     184Ch’io non sono un Dulcamara.