Una visita al Maestro Francesco Paolo Frontini
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Non volevo lasciare l'Italia senza aver prima visitato la Sicilia, l'incantevole Isola del sole.
E in verità, quantunque fossi prevenuta dalle più iperboliche e nostalgiche descrizioni fattemi da diversi siciliani che avevo avuto occasione di conoscere in America, la mia attesa non rimase delusa; anzi dovrei dire che la realtà fu superiore ad ogni mia aspettativa.
Giunsi a Catania nei primi del dicembre scorso, e fu per me una continua sensazione di stupore, di gioia e di commozione.
Tiepide giornate primaverili, ricche di fiori, stordite di sole e tuffate in un profondo cielo azzurro, mi fecero benedire il momento della mia decisione.
Fu in questo mio ultimo soggiorno in Italia ch'ebbi l'occasione, tanto a lungo desiderata, di conoscere personalmente il maestro Francesco Paolo Frontini.
Molto io sapevo di lui che oramai conoscevo intimamente a traverso le squisite dolcezze della sua musica.
Ma conoscere personalmente un artista è sempre una maggiore gioia perchè si spera di trarne qualche lieve sfumatura che possa pure servire per una maggiore comprensione della sua arte. E veramente avevo preparato un corredo di domande da rivolgergli, riguardo a certi suoi pezzi che maggiormente anno commosso l'animo mio.
Ed ò usato la parola commosso, proprio con intenzione.
Tutto ciò che è puro e sincero commuove: e come chi sa guardare nella natura trae da essa sublimi tenerezze e commozioni tali da procurare alla sua anima quasi il brivido della felicità, così chi, penetrando l'opera d'un artista, può con diretta facilità pervenire alla precisa comprensione dell'arte sua, cioè ricavarne dei sublimi rapimenti, è sicuro di trovarsi al cospetto d'una grande e genuina anima creatrice.
Non nascondo che avevo fantasticato un pò per conto mio su la vita intima del maestro Frontini, facendomene quindi un'idea un pò esagerata, per cui non potei dissimulare a me stessa una certa sorpresa, quando dovetti girare un bel pò a destra e a sinistra prima di trovare l'abitazione del maestro Frontini.
Avendone chiesto ad una guardia municipale, questa mi guardò con un'aria così trasognata e sorpresa che mi lasciò, in vero, un pò sconcertata.
Ad ogni modo devo alla mia testardagine se, a traverso le vaghe indicazioni d'un mercante di musica, potei al fine trovare l'abitazione del maestro in una via secondaria della città.
Fui però fortunata trovandolo in casa, e addirittura estasiata della maniera semplice e infinitamente squisita con cui egli mi accolse.
Non potei nascondere la gioia e l'intima soddisfazione di trovarmi nel suo studio.
Le quattro pareti della stanza, meno i tratti occupati dal piano e da tre scaffali ricchi di numerosi spartiti musicali, apparivano letteralmente ricoperte di quadri: olii, acquarelli, lavori a penna, pastelli, fra i quali si notavano pregevoli fatture di artisti, e tentativi di dilettanti; tutto disposto con un senso così profondamente armonico e indovinato, da dare a l'assieme una tacita forza stranamente suggestiva.
E poi, da per tutto, sul piano, sul tavolo, sui guéridons, una infinità di oggettini, di ricordi, di bibelots, di quisquilie; e ogni cosa scelta con cura, ogni cosa occupante un posto preciso, indovinato. E su tutto si sentiva intensamente un tale senso di affettuosità e di attaccamento, che non potei fare a meno di pensare ad alcune parole del Karasowski su Chopin: «— le sue stanze dovevano essere adorne di mobili eleganti, di bei tappeti, di consolli preziose e di étagère ricoperti d'infiniti ricordi a cui egli era fortemente attaccato e che amava gelosamente fino all'esagerazione —».
Il maestro non parve sorpreso che un'americana avesse tanto desiderio di conoscerlo.
Non lo fu nemmeno quando gli dimostrai che la sua musica è popolarissima e fortemente gustata in Europa e in America, e il suo nome noto a chiunque si occupi di musica anche da semplice buongustaio.
E intanto potei intravedere, a traverso la piacevole e cordialissima conversazione, la semplicità di vita di questo grande modesto che fin da giovane à respinto sdegnosamente, ogni occasione di rumorosa reclame.
La sua gloria è frutto d'un lento e costante lavoro; è il risultato d'una fede tenace: e ciò è possibile sol quando nell'animo dell'artista s'alimenti, sincero e sicuro, il sacro fuoco dell'Arte.
Egli visse molti anni nell'oscurità dopo i primi successi ottenuti con la sua opera Malìa.
Epure mai smise di lavorare.
Il suo valore veniva misconosciuto; ciò non gli impedì di proseguire per la sua via che egli necessariamente doveva percorrere perchè il bisogno di espressione non poteva morire in lui.
E da vero spirito superiore non ha mai tenuto alla celebrazione della sua persona, ne è mai stato agitato da alcuna irrequieta smania di giungere.
Cosi la sua figura d'uomo e d'artista è rimasta dignitosamente a l'altezza della sua arte, ora ufficialmente celebrata.
Egli vive da tempo appartato nel proprio mondo musicale — senza ombra di disdegno o d'ira contro alcuno.
Malgrado ciò il suo valore non poteva non trionfare ed oggi il suo nome riesce caro a un infinito numero di persone che davanti l'opera sua, fatta di purità, e perciò di bellezza, gode.
E durante le" mie lunghe peregrinazioni per il mondo, da Boston a San Paulo del Brasile, da Parigi a Milano, da Berlino a Roma e da Londra ad Atene, ò avute numerose e continue occasioni di sentire della musica frontiniana, sempre notando negli uditori una grande gioia per il godimento ricavatone dagli ascoltatori.
A spiegare il gran successo della musica frontiniana, bisogna ricordare che in essa spira costante, tenace e purissimo un alito d 'italianità inesauribile, sempre fresco, sempre più rinvigorito, forse perché trova una sua fonte in quel calore schiettamente siciliano che, d'altra parte, non respinge mai appassionate dolcezze ricche di sentimento e atteggiamenti di purezza classica.
La limpidezza con cui l'ispirazione dell'autore trova completa ed efficace via di espressione, deriva dalla forma facile e gentile, e dall'andamento armonico sempre indovinatissimo, per cui la sua musica, mentre appare a tutta prima di facile comprensione, è capace di dare in ripetute e successive audizioni degli effetti sempre più ampii e sempre più nuovi, più forti, più insistenti, più completi.
Io non potrò mai significare perfettamente lo strano potere suggestivo che esercita sull'animo mio una composizione che fa parte della terza serie delle composizioni per piano edite dal Carisch di Milano: «Il racconto della nonna».
E m'ero proposta di chiedere a l'autore che cosa mai l'avesse ispirato, quale strano o vago ricordo d'infanzia avesse contribuito a dare alla sua composizione un si vivo colorito descrittivo, una tale ricchezza di sfumature romantiche, forti di potenza avvincente.
Ma poco potei carpire alla modestia infinita del maestro ello cercò sempre, con grande abilità, di deviare il discorso ogni qual volta io lo dirigevo su quel sentiero.
Ed è strano anche, come il maestro Frontini possa scrivere tanto, mentre occupa tutto il suo tempo in numerose lezioni che, certamente, dovrebbero stancarlo ed accasciarlo fino alla nausea, Evidentemente la sua anima sa ben trovare dei momenti tutti per se, per ritrovarsi libera e signora su l'Io creatore che a lei ubbidisce soavemente.
Quanto à scritto il maestro Frontini credo che nessun altro maestro finora sia stato capace di raggiungere.
Ma il senso della quantità non ci stupisce tanto, quanto pensando alla qualità della sua musica che conserva sempre, qualunque sia la natura del pezzo, un'impronta talmente personale, da farla riconoscere anche ad un mediocre intenditore di musica.
Se io dovessi parlare d'ogni suo singolo pezzo, dovrei scrivere chi sa quanto!
Mi contento di accennare, de l'ultima serie di pezzi — la decima — recentemente pubblicata da Carisch, dove, maggiormente si affermano:
«Ansia» che dall'agitazione del ritmo, dalla facilità di struttura, e dalla irreprensibilità dello svolgimento, assurge, anche per la tessitura semicromata del pezzo, ad un colorito rappresentativo tale, da formare un pezzo di squisito e suggestivo potere.
«Rimpianto» dove la vena d'italianità e la limpidezza melodica richiamano ai sensi la musica italiana settecentesca di cui, a volte, il Frontini pare veramente uno spirito continuatore.
E «Visione» dove la struttura del basso, che sostiene tutta la composizione, trova un effetto veramente irresistibile nell'andatura calma, appassionata e di efficace significazione, scorrente in tutto il pezzo.
Ed è necessario ch'io mi fermi, citando ancora alcune composizioni a cui non posso pensare senza un forte brivido di dolcezza e un senso di gratitudine verso lo squisito autore: «Menuet»; «Chanson sicilienne»; «Ai caduti per la patria»; «Inquietitudine»; «Chitarrata siciliana».
Certamente le mie modeste parole, non aggiungeranno proprio nulla alla fama del valoroso musicista: esse semplicemente serviranno a testimoniargli profonda stima e devota ammirazione da parte di una fra le infinite persone che seguono la sua produzione con vigile ed entusiastico interesse.
Boston, fine gennaio 1920 AMALIA VIOLA SEDLEY