Giuseppe Gioachino Belli

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Sonetti del 1839-1942 La festa sua
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1839-1942

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UNA SVISTA

     Fu ppropio una disgrazzia: j’assicuro
Che mm’è ssuccesso senza corpa1 mia.
Eppoi, chiami er padron de l’ostaria
Che jje pò ddì la verità llui puro.2

     Io spasseggiavo for de Porta Pia,
E mme n’annavo accost’accosto ar muro:
Anzi era tardi assai, e mme figuro
Che stassi3 pe’ ssonà la vemmaria.

     Viscin’all’oste inciampico4 in un torzo,
L’ariccojjo,5 eppoi ordino un bucale;6
Dico: “Sor oste, se pò bbeve un zorzo?.„7

     Tratanto cór un atto scasuale8
Tirai ’na torzatona a un cane còrzo9
E azzeccai ne la groppa a un cardinale.10

5 febbraio 1839



Note

  1. Colpa.
  2. Pure.
  3. Stasse.
  4. Inciampo.
  5. Lo raccolgo.
  6. Un boccale.
  7. Si può bere un sorso?
  8. Casuale.
  9. Còrso.
  10. Fuori la Porta Pia, come luogo ameno e poco frequentato, amano i cardinali di scendere dai loro cocchi e passeggiare. Altrettanto fa il Papa.