Giuseppe Gioachino Belli

1839 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Una svista Intestazione 9 settembre 2024 75% Da definire

Sonetti del 1839-1942 La festa sua
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1839-1942

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UNA SVISTA.

     Fu ppropio una disgrazzia: j’assicuro
Che mm’è ssuccesso senza corpa[1] mia.
Eppoi, chiami er padron de l’ostaria,
Che jje pò ddì la verità llui puro.[2]

     Io spasseggiavo fòr de Porta Pia,
E mme n’annavo accost’ accosto ar muro:
Anzi era tardi assai, e mme figuro
Che stassi[3] pe’ ssonà la vemmaria.

     Viscin’ all’oste inciàmpico[4] in un torzo,[5]
L’ariccojjo,[6] eppoi ordino un bucale;[7]
Dico: “Sor oste, se pò bbeve un zorzo?„[8]

     Tratanto cór un atto scasuale,[9]
Tirai ’na torzatona a un cane còrzo,[10]
E azzeccai ne la groppa a un cardinale.[11]

5 febbraio 1839.



Note

  1. Colpa.
  2. Pure.
  3. Stasse.
  4. Inciampo.
  5. [Torso, torsolo.]
  6. Lo raccolgo.
  7. Un boccale. [Un po’ più di due litri.]
  8. Si può bere un sorso?
  9. Casuale.
  10. Còrso.
  11. Fuori la Porta Pia, come luogo ameno e poco frequentato, amano i cardinali di scendere dai loro cocchi e passeggiare. Altrettanto fa il Papa.