Giuseppe Gioachino Belli

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Nun mormorà (1832) Li du' Sbillonesi
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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UNA NOVA NOVA

́

     Trapassanno cór buzzico1 dell’ojjo
Pe’ annà da la Petacchia a Ttor-de-specchi,2
Te vedo una combriccola de vecchi
Lì a le Tre-ppile,3 appiede ar Campidojjo.

     Staveno attenti a ssentì llègge un fojjo,
Co ccert’occhi ppiù ggrossi de vertecchi.4
E in faccia a ttutti, mascilenti e ssecchi,
Je se scropiva5 er zegno der cordojjo.

     Uno trall’antri a l’improviso strilla,
Dannose in zu la fronte una manata:
“Ah ppovera Duchessa de Bberilla!6

     A ccosa t’è sservito, sciorcinata,7
De sapé sscivolà8 com’un’inguilla?
Sti nimmichi de Ddio t’hanno fr.....„.9

Roma, 20 novembre 1832

  1. Vaso di latta con sottilissimo e lungo rostro, da riporvi olio per uso giornaliero.
  2. Due contrade di Roma, laterali al Campidoglio.
  3. Piccolo spazio che prende nome da una colonna su cui sorgono le tre pignatte [pile: pentole], stemma di un Pignatelli, papa.
  4. Vedi la nota 2 del Sonetto... intit.o Monzignor Tesoriere, ove si dà la spiegazione di questo vocabolo.
  5. Scopriva.
  6. Di Berry.
  7. Disgraziata (ciorcinata con la prima c strisciante).
  8. Sdrucciolar via.
  9. Te l’han fatta: t’hanno oppressa, presa ecc. [Maria Carolina, figlia di Ferdinando I di Napoli, e vedova del Duca di Berry, sbarcata nella notte del 29 aprile 1832 sulle coste di Marsiglia, col proposito di far insorgere la Francia meridionale contro Luigi Filippo, e poter così metter sul trono il proprio figlio Enrico V (Conte di Chambord); fallitole questo tentativo, riusci a trafugarsi nella Vandea, dove sperava che si rinnovassero in suo favore le sanguinose scene del secolo passato. Ma anche qui i pochi borbonici che presero le armi furono facilmente disfatti, e la Duchessa scivolò di nuovo come un’anguilla dalle mani de’ suoi nemici, fuggendo di asilo in asilo, e nascondendosi perfino ne’ boschi’ e ne’ fossi, finché, travestita da contadina, si rifugiò a Nantes in una casa di amici. Lì stava da cinque mesi, né il governo sarebbe riuscito a scovarla, se un ebreo fatto cristiano, di cui la stessa Duchessa e il papa e i caporioni del legittimismo s’erano più volte serviti per importanti missioni segreto, non la tradiva per il prezzo chi dice di centomila, chi di cinquecentomila lire, che gli furono date dal signor Thiers. Invasa però la casa dalla polizia e dai gendarmi, la Duchessa con alcuni amici si nascose in un oscuro bugigattolo, appositamente preparato dietro il frontone mobile d’un camino: e già la polizia credeva riuscite vane le sue ricerche, quando i gendarmi, per far qualcosa, avendo acceso il fuoco in quel camino, la Duchessa e i suoi che da sedici ore si trovavano li dentro, furono costretti, per non morir soffocati, ad uscir fuori e ad arrendersi. Ciò seguiva il 6 novembre 1832. Come poi nel febbraio successivo, la tragedia o almeno il melodramma di cui la Duchessa era stata l’eroina terminasse nella più grottesca commedia, per la inaspettata sua gravidanza, è noto; e, del resto, non ha relazione col sonetto del Belli. Meno note, e in relazione col sonetto, perchè di certo entrarono tra i motivi da cui fu ispirato, sono le oneste e liete accoglienze, che poco tempo prima di questi avvenimenti aveva fatto in Roma alla Duchessa Gregorio XVI.]