Trattato sul governo di Firenze/Proemio

Proemio

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Trattato sul governo di Firenze Trattato primo


Avendo scritto copiosamente, e con grande sapienzia, molti eccellenti uomini d’ingegno e di dottrina prestantissimi, del governo delle città e delli regni, magnifici ed eccelsi Signori, parmi cosa superflua componere altri libri di simile materia, non essendo questo altro che multiplicare li libri, senza utilità. Ma perché le Signorie Vostre mi richiedono, non che io scriva del governo de’ regni e città in generali, ma che particularmente tratti del nuovo governo della città di Firenze, quanto spetta al grado mio, lasciando ogni allegazione e superfluità di parole e con piú brevità che sia possibile, non posso onestamente denegare tal cosa, essendo convenientissima al Stato vostro, e utile a tutto el popolo, e necessaria al presente allo officio mio.

Perché, avendo io predicato molti anni per voluntà di Dio in questa vostra città, e sempre prosequitate quattro materie: cioè, sforzatomi con ogni mio ingegno di provare la fede essere vera; e di dimostrare la simplicità della vita cristiana essere somma sapienzia; e denunziare le cose future, delle quali alcune sono venute e le altre di corto hanno a venire; e, ultimo, di questo nuovo governo della vostra città: e avendo già posto in scritto le tre prime, delle quali però non abbiamo ancora pubblicato il terzo libro, intitulato Della verità profetica, resta che noi scriviamo ancora della quarta materia, acciò che tutto el mundo veda che noi predichiamo scienzia sana e concorde alla ragione naturale e alla dottrina della Chiesa.

E avvenga che mia intenzione fusse e sia di scrivere di questa materia in lingua latina, come sono ancora stati composti da noi li primi tre libri, e dichiarare come e quanto e quando si aspetta a uno religioso a trattare e impacciarsi delli Stati seculari; nientedimeno, chiedendomi le Signorie Vostre che io scriva volgare e brevissimamente per piú commune utilità, essendo pochi quelli che intendono il latino a comparazione delli uomini litterati, non mi rincrescerà prima espedire questo trattatello; e dipoi, quando poterò essere piú libero dalle occupazioni presenti, metteremo mano al latino con quella grazia che ci concederà lo onnipotente Dio.

Prima, adunque, brevemente tratteremo dello ottimo governo della città di Firenze: secondo, del pessimo. Perché, avvenga che prima bisogni escludere el male, e dipoi edificare el bene, nientedimeno, perché el male è privazione del bene, non si poteria intendere il male se prima non si intendessi el bene. E però è necessario, secondo l’ordine della dottrina, trattare prima del governo ottimo, che del pessimo. Terzio, noi dechiareremo qual sia il fundamento da tòrre via el governo pessimo, e da fundare e fare perfetto e conservare el presente buon governo, acciò che diventi ottimo, in essa città di Firenze.