Trattato di archeologia (Gentile)/Arte italica/VIII
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VIII. — Conclusione sulla civiltà e sull’arte
umbro-felsinea, e prisca latina.
Nelle stazioni sopra descritte si deve cercare il legame fra le civiltà preistorica e storica, essendovi analogie talora rilevanti fra le prime e le seconde forme di tombe e di ornamenti. I nuclei italici più antichi sarebbero rappresentati da Umbri, Osci, Latini, Sabelli, Sanniti, Marsi e altri popoli finitimi. — Se alcuni pretendono di far risalire ai Pelasgi la proprietà delle tombe di Villanova, per un trattato elementare, che non può contenere una discussione particolareggiata sull’argomento, è preferibile, finché la questione è adhuc sub iudice, di chiamare questa civiltà ed arte complessiva, precedente a quella propriamente etrusca, civiltà ed arte prisca italica, non escludendo che gli Umbri, ultimi a raccogliere il patrimonio dei predecessori italici, si trovarono a contatto con gli Etruschi, che alla fine li soggiogarono.
Ora le analogie delle scoperte archeologiche al di qua e al di là dell’Appennino sembrano accennare a popoli di un medesimo grado di civiltà, i quali, nelle manifestazioni dei loro usi e nei prodotti delle loro industrie, fatta ragione delle variazioni locali, dimostrano una fondamentale affinità d’origine, cioè risalgono a un popolo italico primitivo, umbro nella regione felsinea e toscana, prisco latino nei dintorni di Roma e di Alba. Le affinità dei loro usi, della loro condizione di vita hanno la medesima ragione delle affinità delle loro lingue, umbra e latina, cioè la comune loro origine.
Appunto per questa comunanza d’origine certe affinità si estendono più largamente, cioè agli strati più antichi della necropoli atestina, e anche a località transalpine, dove furono popolazioni di stirpe indo-eupopea, con quel comun fondo di civiltà che le ricerche etnologiche e linguistiche mostrano proprio di quella stirpe.