Trattato de' governi/Libro settimo/VII

Libro settimo
Capitolo VII:
Delle parti del popolo utili alla guerra, e come tutti gli stati dei pochi se ne debbino servire

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Aristotele - Trattato de' governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro settimo
Capitolo VII:
Delle parti del popolo utili alla guerra, e come tutti gli stati dei pochi se ne debbino servire
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[p. 273 modifica]Ma essendo le parti buone d’un popolo quattro a novero, cioè la contadinesca, la marinaia, la mercantesca, e la vile, e quattro essendo le cose utili al mestiere dell’arme, cioè gli uomini d’arme a cavallo, la fanteria armata, la fanteria disarmata, e la ciurma navale, ovunque interviene che la regione sia atta a nutrire cavagli, quivi si può ordinare attamente uno stato di pochi violento; perchè la conservazione di tale si farà per via di tale potenza. E il potere nutrire i cavagli è da uomini che abbino facultà grosse. E dove sono fanterie armate, quivi si può fare il secondo stato dei pochi potenti, perchè l’armatura è più cosa da ricchi che da poveri. Ma la fanteria leggermente armata, e la ciurma navale è al tutto da stato popolare.

Oggidì adunche dove è assai numero di simil gente, quando e’ vi si viene spesse volte all’arme, e’ vi si fa male. Ma dai capitani esercitati nella guerra si debbe imparare il rimedio a tale cosa, che mescolano infra i cavagli, e la fanteria armata tanti dei leggermente armati, che stieno bene. E in questo verso combattendo i popoli con li grandi riportano vittoria; imperocchè essendo essi leggermente armati e’ vengono a resistere espeditamente alli cavagli, e alli fanti armati.

Il constituire adunche di questi leggermente armati ordinanza, è un constituirla in suo favore; ma tale cosa si dee fare con dividere l’età, essendo questi vecchi e quei giovani. Oltra di questo si debbe fare esercitare [p. 274 modifica]i loro figliuoli giovani negli esercizî dei fanti leggermente armati, e che gli scelti d’essi giovani sieno capi d’essi esercizî, e fare partecipe il popolo del governo, ovvero (siccome io ho detto innanzi) per via del censo, ovvero come s’usa in Tebe, poi che ei s’è astenuto qualche tempo dagli esercizî vili; ovvero come s’usa in Marsiglia, con fare giudizio ogni tanto tempo di chi è degno d’entrare nel governo, e di chi è degno d’uscirne.

Ancora ai magistrati principali, che sono nel governo, si debbe constituire certi carichi; acciocchè il popolo volentieri se ne astenga, e abbia compassione a chi gli ha, come a chi abbia in tali a sopportare grandi spese. Sta bene che chi entra nei magistrati faccia li sacrificî magnificamente, e ordini qualche pasto al popolo; acciocchè esso partecipando di quei conviti, e veggendo la città adornata parte di statue, e parte di edificî, si contenti di riguardare quel governo. E interverrà ancora in questo modo, che li ricchi aranno memoria della liberalità loro. Ma questo non si fa oggidì da chi governa gli stati stretti, anzi tutto il contrario; conciossiachè ei cerchino non meno l’utile che e’ si faccino l’onore: onde si può dire più veramente che tali stati sieno stati popolari piccoli. Qualmente adunche si debbino assettare gli stati popolari, e dei pochi potenti siesene in questo

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modo determinato.