Trattato d'Amore (Cavalcanti, 1941)/XXXIV

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XXXIII XXXV
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XXXIV

     Sed io vivo pensoso ed ho dolore,
neun giá si ne de’ maravigliare,
però ch’i’ posso ben la scusa fare
4a chi esser ne vuol riprenditore:
ché stato i’ son servente, e son, d’Amore
senza me dipartir né sceverare,
ed or mi veggio, senza colpa, dare
8villan commiato a mi’ gran disinore.

     Ché falsator potrebbe dire alcuno
ch’i’ fosse istato, lasso doloroso!
11al mio Amor, ch’i’ sempre aggio servito.
Sicché mia buona fe’ m’have schernito,
né mi’ diritto dimostrar non oso;
14ma pur ch’i’ fallo m’è fatto comuno.