Trattato completo di agricoltura/Volume II/Piante tintorie/3
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del guado.
§ 839. Il guado o pastello (isatis tinctoria) era coltivato in Italia per ritrarre il color turchino, finche dall’America ci arrivò l’indaco: ora forse non è coltivato che nella campagna di Rieti. Questa pianta ama un terreno profondo, piuttosto sciolto che tenace, e soffre assai nei terreni umidi. Anche la qualità del concime influisce sulla materia colorante, nello stesso modo che vediamo ne’ giardini colorarsi in bleu le ortensie cui vengano dati i residui delle fucine ove si lavora il ferro.
Due sono le varietà di guado, l’una a semi gialli, detta qualità selvaggia, che ha foglie pelose; l’altra a semi violetti, con foglie più larghe e più liscie; questa seconda varietà è la più apprezzata, essendo quella che dà una maggior copia di materia colorante.
La semina ordinariamente si fa nel mese di marzo, ma nei paesi caldi si può seminare anche in autunno. Disposto il terreno in ajuole, si ammollisce il seme tenendolo 24 ore nell’acqua; si semina rado, non a gettata, ma lasciando cadere i semi, i quali poi si ricoprono con un rastrello o con un piccolo erpice. La quantità di semente necessaria per un ettaro è di litri 150 di grano, ancora coperti dal proprio guscio. Quando la pianta ha tre o quattro foglie riceve una prima zappatura, avvertendo di diradarla in modo che fra pianta e pianta siavi uno spazio almeno di 0m,10. La sarchiatura deve poi essere replicata ogni qual volta veggasi il terreno ingombro d’altre erbe.
Se il guado fu seminato in autunno, il primo raccolto di foglie si fa in aprile, e se invece fu seminato in primavera si può fare in giugno. L’indizio per passare al raccolto sta nell’aspetto delle foglie, le quali, quando sono mature, mostrano d’avvizzire, senza che ciò possa attribuirsi a siccità, sono polpute, liscie, lucenti, e ricoperte da un’efflorescenza grigio-turchiniccia. Il raccolto si fa cogliendo le foglie a mano o meglio ancora recidendole con un ferro tagliente, ben inteso che s’abbia a cogliere per le prime quelle che sono inferiori, procurando di fare questa operazione in tempo ben secco. Le piante che sono destinate a portar semente non devono spogliarsi che parcamente; i semi maturano la seconda primavera, ed un ettaro può fornirne da 500 chilogrammi circa.
Fatto il primo raccolto di foglie si zappa il campo, e dopo quaranta giorni può farsi un secondo raccolto, e così un terzo, un quarto e persino un quinto di seguito, se la temperatura si mantiene calda. Gli ultimi raccolti sono di qualità inferiore.
Un ettaro di terreno può fornire da 15,000 a 20,000 chilogrammi di foglie fresche le quali essiccando, diminuiscono di tre quarti del loro peso. Queste foglie contengono 0,0018 del loro peso verde in indaco, cioè da 30 a 40 chilogrammi per ettaro.