Sulla origine delle specie per elezione naturale, ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l'esistenza/Capo XIV/Somiglianze analoghe

Capo XIV

Somiglianze analoghe

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Capo XIV - Classificazione Capo XIV - Natura delle affinità che collegano insieme gli esseri organici


Secondo queste idee, ci è facile spiegare la disposizione importante che passa fra le affinità reali e le rassomiglianze analogiche o di adattamento. Il Lamarck pel primo pose in rilievo codesta distinzione e venne seguito abilmente dal Macleay e da altri. La rassomiglianza nella forma del corpo e nelle estremità anteriori foggiate a guisa di pinne, fra il ducongo, animale che offre qualche affinità coi pachidermi, e la balena, non che fra questi due mammiferi e i pesci è soltanto analogica. Così pure è analogica la somiglianza che esiste fra un topo ed un musaragno (Sorex), i quali appartengono ad ordini diversi; e dicasi altrettanto di un’altra somiglianza, su cui ha insistito il Mivart, fra un topo ed un piccolo marsupiale dell’Australia (Antechinus). A quanto mi sembra, queste ultime somiglianze si possono spiegare coll’adattazione a movimenti in simil modo attivi traverso le folte macchie e i luoghi erbosi, ed a nascondersi davanti ai nemici.

Negli insetti si trovano innumerevoli esempi di questo genere: così il Linneo, sedotto dall’apparenza esterna, ha classificato un omottero tra le tignuole. Qualche cosa di simile noi troviamo presso le nostre varietà coltivate nella forma del corpo sorprendentemente simile del maiale cinese e del maiale comune, e nel caule ingrossato della rapa comune e della rapa svedese. La somiglianza tra il levriere ed il corsiere inglese è difficilmente più bizzarra delle analogie che alcuni autori hanno stabilito tra animali fra loro molto discosti.

Secondo il mio concetto, che i caratteri sono di una importanza reale per la classificazione solo in quanto essi ci fanno conoscere la discendenza, possiamo facilmente intendere, come avvenga che i caratteri analogici o di adattamento siano quasi in niun valore pei sistematici, sebbene siano della massima importanza per la prosperità dell’essere. Perchè gli animali appartenenti a due linee di discendenza delle più distinte possono rapidamente uniformarsi a condizioni simili, ed assumere per conseguenza una forte rassomiglianza esterna; ma queste rassomiglianze non ci riveleranno la loro consanguineità colle proprie linee di discendenza, che anzi tenderanno a celarla. Così sapremo anche risolvere il paradosso apparente che gli stessi caratteri sono analogici, quando si confronta una classe o un ordine con un altro, ma ci danno invece delle vere affinità quando si paragonino fra loro i membri di una classe o di un ordine. Per tal modo la forma del corpo e le estremità foggiate a guisa di natatoie sono soltanto analogiche, quando si confrontino le balene coi pesci, non essendo che opportuni adattamenti in ambe le classi per muoversi a nuoto nell’acqua; ma la forma del corpo e le estremità simili alle pinne servono come caratteri che stabiliscono una vera affinità tra i diversi membri dell’intera famiglia: perchè questi cetacei sono conformi in tanti caratteri, grandi e piccoli, per cui non può dubitarsi che abbiano ereditato la loro forma generale del corpo e la struttura delle estremità da un progenitore comune. Altrettanto si osserva riguardo ai pesci.

Si potrebbero citare numerosi esseri affatto distinti che offrono una somiglianza sorprendente in singole parti od organi che furono adattati ad una medesima funzione. Un buon esempio ci è dato dalla grande somiglianza delle mascelle nel cane e nel lupo della Tasmania (Thylacinus), animali che trovansi molto discosti fra loro nel sistema naturale. Ma questa somiglianza è limitata all’apparenza generale, cioè alla prominenza dei canini ed alla forma tagliente dei molari. In realtà i denti diversificano molto in quei due animali; così il cane porta in ciascun lato della mascella superiore quattro molari spurii e solamente due molari veri, mentre il Thylacinus possiede tre molari spurii e quattro veri. I molari nei due animali differiscono anche nella relativa grandezza e nella struttura. Alla dentiera stabile precede una dentiera caduca assai diversa. Naturalmente, ognuno può negare in ambedue i casi che i denti siano stati adattati alla dilaniazione delle carni colla scelta naturale di variazioni successive; ma se ciò si ammetta per un caso, non si comprende come lo si possa negare per l’altro. Vedo con piacere che un uomo così autorevole come il Flower è arrivato alla medesima conclusione.

Gli esempi straordinari citati in un campo precedente, che cioè pesci molto diversi possiedono organi elettrici, che insetti molto differenti hanno organi luminosi, e che le orchidee e le asclepiadee portano delle masse polliniche con dischi viscidi, appartengono alla stessa categoria delle somiglianze analoghe. Ma questi esempi sono così maravigliosi, che furono citati come difficoltà od obbiezioni alla mia teoria. In tutti questi casi può dimostrarsi che esistono determinate differenze fondamentali nell’accrescimento, o nello sviluppo delle parti, ed in generale anche nella struttura maturata. Lo scopo che deve essere raggiunto è il medesimo, ma i mezzi sono sostanzialmente diversi, sebbene possano apparire uguali all’esame superficiale. Il principio già menzionato sotto il nome di "variazione analoga" ha probabilmente avuto una parte in questi casi, voglio dire che i membri di una medesima classe, benchè siano di lontana parentela, hanno ereditato tanto di comune nella loro costituzione, che sotto l’azione di cause simili tendono a variare in modo simile; e ciò evidentemente favorirà l’acquisto, a mezzo dell’elezione naturale, di parti ed organi, che tra loro si somigliano in modo manifesto, indipendentemente da una diretta eredità da un comune progenitore.

Siccome i membri di classi distinte sono stati spesso adattati, per mezzo di piccole modificazioni successive, a vivere sotto circostanze quasi consimili, - ad abitare, per esempio, la terra, l’aria e l’acqua, così potremo forse spiegare come avvenga che talvolta si osserva un parallelismo numerico fra i sottogruppi di classi distinte. Un naturalista, colpito da un tale parallelismo in una classe qualsiasi, alzando o abbassando arbitrariamente il valore dei gruppi in altre classi (e tutta la nostra esperienza dimostra che questa valutazione è stata fin qui arbitraria), può facilmente estendere il parallelismo sopra una vasta scala; ed in tal modo si sono formate probabilmente le classificazioni settenarie, quinarie, quaternarie e ternarie.

Vi ha un’altra ed interessante classe di casi, ne’ quali una grande somiglianza esterna non dipende da adattamento a simili abitudini di vita, ma fu acquistata allo scopo di protezione. Alludo al modo maraviglioso, col quale certe farfalle imitano altre specie molto diverse, come pel primo ci fece conoscere il Bates. Questo distinto osservatore ha trovato che in alcuni distretti dell’America meridionale, dove, ad esempio, una Ithomia abbonda in magnifici stormi, un’altra farfalla del genere Leptalis si rinviene mescolata nello stormo, e talmente somiglia ad una Ithomia in ogni gradazione e dettaglio di colore, che il Bates, sebbene avesse l’occhio esercitato colla pratica di undici anni e facesse sempre grande attenzione, fu nondimeno continuamente ingannato. Se le forme imitanti ed imitate siano prese e tra loro confrontate, si vede che diversificano assai nella struttura essenziale, ed appartengono non solo ad altri generi, ma spesso perfino ad altre famiglie. Se questo mimismo fosse occorso solamente una o due volte, si avrebbe potuto considerarlo come una singolare coincidenza e passarvi sopra. Ma se ci allontaniamo da un distretto, in cui una Leptalis imita una Ithomia, si troverà un’altra forma imitata da una imitante, comprese negli stessi due generi, ed ugualmente simili tra di loro. In complesso si citano non meno di dieci generi, i quali comprendono delle specie che imitano farfalle. La forma imitata e la imitante abitano sempre la medesima regione; non conosciamo alcuna forma imitante che abiti a distanza dalla imitata. Le forme imitanti sono quasi senza eccezione insetti rari; le imitate vivono quasi sempre a grandi stormi. Nello stesso distretto, in cui una Leptalis imita una Ithomia, trovansi talvolta altri lepidotteri che imitano la stessa Ithomia; così che nella stessa località si possono trovare specie di tre generi di farfalle, e perfino di una tignuola, le quali tutte somigliano in modo straordinario ad una specie di un quarto genere. Merita qui di essere particolarmente notato, che tanto molte delle forme imitanti di Leptalis, come molte delle forme imitate possono essere riconosciute col mezzo delle serie graduate come semplici varietà di una medesima specie, mentre altre sono senza dubbio specie distinte. Ma perchè, potrà domandarsi, certe forme sono considerate come imitate, ed altre come imitanti? Il Bates risponde a questa domanda in modo soddisfacente, dicendo che la forma imitata conserva l’abito generale del gruppo cui appartiene; mentre la imitante ha cambiato il suo abito e non somiglia più ai suoi prossimi parenti.

Ora si tratta di sapere a quale causa si possa ascrivere che certe farfalle e tignuole assumono sì spesso l’abito di altre forme affatto distinte; per quale motivo la natura, a confusione del naturalista, si abbassi a manovre da scena! Il Bates ha dato senza dubbio la vera spiegazione. Le forme imitate, che vivono sempre assai numerose, devono in generale sfuggire in alto grado alla distruzione, altrimenti non potrebbero apparire in tali stormi; le numerose prove ora raccolte ci dicono che gli uccelli ed altri animali insettivori hanno per esse ripugnanza. Al contrario le forme imitanti, che abitano il medesimo distretto, sono relativamente rare, ed appartengono a gruppi rari. Esse devono quindi ordinariamente essere esposte ad una certa distruzione, perchè altrimenti, giudicando dal numero delle uova che depongono tutte le farfalle, dopo tre o quattro generazioni si troverebbero a stormi nell’intera regione. Se quindi un membro di un gruppo perseguitato e raro assumesse tale abito da somigliare ad una specie ben protetta, a segno da ingannare continuamente l’occhio esperto di un entomologo, esso ingannerebbe al certo spesso anche gli uccelli da preda e gli insetti, e sfuggirebbe quindi a completa distruzione. Si può quasi dire che il Bates ha veramente spiato il processo, col quale la forma imitante diventa nei caratteri esterni così simile alla imitata, poichè ha osservato che alcune tra le forme di Leptalis, le quali imitano parecchie altre farfalle, variano assai. In un distretto hannovi parecchie varietà, delle quali una sola somiglia in un certo grado alla comune Ithomia dello stesso distretto. In un altro distretto vivono due o tre varietà, di cui una è molto più frequente dell’altra e somiglia assai ad un’altra forma di Ithomia. Da questi fatti il Bates conclude che la Leptalis ha dapprima variato, e che una varietà, la quale accidentalmente somigliava fino ad un certo grado ad una farfalla dello stesso distretto, in seguito a tale somiglianza con una specie fiorente e poco perseguitata, aveva maggiore probabilità di sfuggire alla distruzione prodotta dagli uccelli da preda e dagli insetti, e fu quindi più spesso conservata; "i gradi meno perfetti di somiglianza saranno stati eliminati nel corso delle generazioni, e solo gli altri saranno stati preservati per la propagazione della specie". Noi abbiamo quindi nel fatto presente un bell’esempio di elezione naturale.

Anche il Wallace ed il Trimen hanno descritto parecchi casi ugualmente stringenti di imitazione nei lepidotteri dell’Arcipelago Malese, ed in alcuni altri insetti. Il Wallace ha scoperto un esempio di imitazione anche negli uccelli; ma nei mammiferi maggiori nulla fu trovato di questo genere. La maggiore frequenza della imitazione degli insetti, di fronte ad altri animali, è probabilmente dipendente dalla loro minore statura; gli insetti non possono difendersi da sè, eccettuate le specie che sono armate di pungiglione, ed io non ho mai udito che un tale insetto imiti un’altra forma, sì bene che sia imitato. Gli insetti non possono sfuggire agli animali maggiori col volo, e quindi, come il maggior numero delle creature deboli, devono ricorrere all’artifizio ed alla simulazione.

Si deve notare che il processo di imitazione probabilmente non ha mai cominciato in forme tra loro molto dissimili nel colore. Ma se incomincia in specie tra loro già simili, la massima somiglianza, se è utile, può facilmente essere raggiunta coi mezzi su descritti; e se la forma imitata subisse in seguito per qualsiasi causa delle lente modificazioni, la forma imitante dovrebbe percorrere la medesima via e cambiarsi ampiamente, cosicchè in fine avrà un aspetto o colore affatto diverso da quello degli altri membri della famiglia cui appartiene. Qui, però, si presenta qualche difficoltà, giacchè è necessario supporre che in alcuni casi gli antichi membri, appartenenti a parecchi gruppi distinti, prima di divergere tra loro nella estensione presente, somigliassero accidentalmente ad un membro di un altro gruppo, protetto in grado sufficiente, per ottenere una leggiera protezione. E questo fu il punto di partenza per giungere più tardi alla perfetta somiglianza.